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Carne suina, cresce la domanda dai paesi in via di sviluppo. Italia secondo esportatore mondiale di prodotti trasformati

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Cresce il consumo di carne suina. A dar vigore al settore c’è l’aumento della domanda da parte dei paesi in via di sviluppo. Si stima che il 28% dell’incremento dei consumi mondiali di carne al 2030 sarà costituito da carne suina, quota inferiore solo a quella rappresentata dalla carne avicola. Nei paesi sviluppati è previsto, invece, un declino del consumo pro-capite di carne suina a favore della carne avicola. In particolare, per quanto riguarda l’Unione Europea, per il 2030 si prevede una riduzione del consumo pro-capite di carne suina di 1,6 kg rispetto ai livelli del 2019.

Non mancano però alcune fonti di incertezza per il settore. La prima riguarda gli effetti della diffusione della Peste Suina Africana (PSA) sia in Asia che in Europa. Dopo il crollo della produzione registrato nel 2019, la capacità produttiva cinese potrebbe progressivamente ripartire, già a partire dal 2021, e ciò potrebbe portare all’abbassamento della domanda mondiale di importazioni e, conseguentemente, a un allentamento della pressione sui prezzi della carne suina. D’altro canto, la diffusione in diversi paesi del centro Europa della PSA, che ora ha raggiunto anche la Germania, sta generando nuove perturbazioni sul mercato europeo e mondiale: il blocco delle esportazioni di carni dalla Germania verso la Cina, ad esempio, sta generando un appesantimento del mercato europeo. Un ulteriore elemento di incertezza riguarda gli effetti della seconda ondata della pandemia di Covid-19, che nell’ultimo trimestre del 2020 ha reso necessaria la reintroduzione a livello globale di misure restrittive che hanno portato alla chiusura totale o parziale di molte attività produttive e di distribuzione, incluso il canale Horeca, anche durante il periodo delle festività natalizie.

Il mercato suinicolo dell’UE
Nel panorama comunitario Germania e Spagna sono i principali paesi produttori, rappresentando il 44% dell’offerta totale, seguiti dalla Francia. L’Italia è al settimo posto, con una quota inferiore al 5% del totale. L’Unione Europea ha un ruolo di primaria importanza nel mercato mondiale dei prodotti suinicoli, detenendo la leadership delle esportazioni con oltre 4,7 milioni di tonnellate inviate verso i paesi terzi. Dopo il forte incremento delle esportazioni dell’UE registrato nel 2019 (+20%) e nel primo semestre del 2020 (+15%, in particolare raddoppiando verso la Cina e aumentando in Vietnam), nel secondo semestre si prevede un rallentamento, soprattutto per la comparsa della PSA in Germania che ha determinato un blocco delle importazioni di carne suina tedesca da parte di alcuni paesi asiatici (Cina, Corea del Sud e Giappone).

La proiezione per il 2020 viene rivista al ribasso fino al 2% su base annua e, con il progressivo recupero della produzione cinese e la conseguente riduzione della domanda di importazioni, è previsto un calo delle esportazioni del 10% anche nel 2021. Danimarca, Spagna e Paesi Bassi potrebbero contribuire a colmare in parte questi ‘vuoti’ di offerta verso la Cina e i mercati asiatici. Nel corso del 2020 il mercato suinicolo dell’UE è stato in parte condizionato dalla diffusione delle norme anti-Covid in tutti i Paesi dell’Unione, ma sebbene la produzione sia diminuita dell’1,2% su base annua (dati riferiti al periodo gennaio-luglio) a causa del calo delle macellazioni in Germania, Francia, Italia e Paesi Bassi (controbilanciato dall’aumento in Spagna e Danimarca), i prezzi favorevoli, la ripresa della domanda dei consumatori e gli investimenti recenti hanno contribuito all’aumento della produzione a partire da giugno. Tuttavia, nei prossimi mesi sarà determinante, oltre all’evoluzione della pandemia Covid-19 nei diversi paesi, la gestione e l’evoluzione del PSA in Germania.

Nel quarto trimestre del 2020 si prevede un aumento della produzione da parte di Spagna, Danimarca e Irlanda, che hanno aumentato il numero di capi allevati, incluso i riproduttori nel 2019, per cui la produzione di carne suina dovrebbe diminuire dello 0,5% nel 2020 e dell’1% nel 2021.Secondo le previsioni della Commissione UE, anche il consumo pro capite dovrebbe diminuire nel 2020 (-1%), attestandosi al livello di 32,8 kg.

Il mercato suinicolo in Italia
Nello scenario internazionale l’Italia si caratterizza per una riconosciuta specializzazione produttiva di preparazioni a base di carni suine e per una forte dipendenza dall’estero in relazione all’approvvigionamento di suini vivi e carni fresche. Nel segmento delle carni suine trasformate, l’Italia è il secondo esportatore mondiale grazie al forte traino delle produzioni di prosciutti e salumi tipici, principali prodotti della categoria ‘preparazioni e conserve suine’ che rappresenta l’85% del valore totale delle esportazioni del settore. L’elevata dipendenza dell’Italia dagli approvvigionamenti esteri di animali vivi e carni fresche costituisce un fattore condizionante per la competitività del comparto. Le imprese di produzione e di trasformazione, infatti, sono costrette a confrontarsi con le dinamiche che interessano i principali mercati fornitori subendone, talvolta, performance e strategie di commercializzazione. Analizzando l’andamento della bilancia commerciale dell’ultimo quinquennio, il settore continua ad essere contrassegnato da una forte dipendenza dall’estero, soprattutto in relazione all’approvvigionamento di carni fresche, refrigerate e congelate (86% del valore totale delle importazioni nell’interno settore).

Nel panorama dei principali player mondiali si evidenziano alcune tendenze

La Cina è il primo produttore e consumatore mondiale di carne suina (rispettivamente 42,6 e 44,8 milioni di tonnellate nel 2019) e il primo importatore di carni suine fresche e trasformate, soprattutto da UE e USA. Dopo il crollo della produzione a causa della diffusione della PSA (-21% nel 2019) è in corso la ricostruzione della capacità produttiva, attraverso la realizzazione di moderni allevamenti di grandi dimensioni, in grado di garantire una maggiore biosicurezza.

Gli USA sono il secondo paese esportatore mondiale con 2,9 milioni di tonnellate nel 2019. I flussi commerciali sono orientati prevalentemente verso Cina, Messico, Giappone, Canada, Corea del Sude Vietnam (con cui è stato fatto un recente accordo commerciale) e sui mercati asiatici è particolarmente forte la competizione con i prodotti UE. La produzione è prevista in lieve crescita a fronte di una solida domanda interna e di esportazioni elevate.

Il Canada è il terzo esportatore mondiale con 1,6 milioni di tonnellate nel 2019. Circa il 70% della produzione viene esportata, grazie ad una filiera efficiente, che rende il settore fortemente competitivo sul piano internazionale. Giappone, USA e Cina sono i principali mercati di destinazione. Il Brasile è il quarto paese produttore ed esportatore mondiale (rispettivamente 4 e 0,5 milioni di tonnellate nel 2019). La produzione interna risulta in aumento per rispondere alla forte domanda estera (soprattutto della Cina). In particolare, nel 2020 è previsto un aumento delle esportazioni del 40%.

La Russia, grazie ai forti investimenti degli ultimi anni nell’ammodernamento e nella realizzazione di grandi unità produttive, ha raggiunto l’autosufficienza e le importazioni sono calate. Fino al 2013 rappresentava il primo mercato di sbocco per le produzioni comunitarie. Ora il mercato interno è saturo, la domanda è stabile e non si prevedono sbocchi commerciali significativi per le esportazioni, a causa della forte concorrenza sui mercati internazionali. Inoltre, restano in vigore limitazioni alle importazioni di tipo sanitario nei confronti dell’UE e di tipo economico verso USA e Canada.

Foto: Pixabay