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Martina: “Necessario costruire equilibri più avanzati tra produttori, trasformatori e distributori”

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Maurizio Martina è stato ministro delle Politiche agricole alimentari forestali dal 2014 al 2018. Nel 2014, in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue, ha presieduto l’Agrifish dell’Unione europea. L’anno successivo, sempre nel corso del suo mandato da ministro, l’Italia ha ospitato a Milano l’edizione di Expo dedicata al cibo. Di recente è stato nominato Special Advisor e Vicedirettore generale della Fao.

La pandemia ha reso ancora più evidenti le criticità della filiera agroalimentare in diversi Paesi; in Italia, ad esempio, sono emerse le annose difficoltà di approvvigionamento di materie prime. Di cosa ha bisogno il settore primario italiano per evitare ulteriori crisi?

Diciamo prima di tutto che il nostro settore primario ha retto bene lo sconvolgimento determinato dalla pandemia con la novità drammatica del lockdown. Potevano esserci conseguenze peggiori ma imprenditori e lavoratori hanno davvero fatto il massimo in una condizione molto difficile. Sbaglieremmo tuttavia a non vedere i lati fragili e le difficoltà che questa esperienza ha fatto emergere: mi riferisco al deficit di manodopera che alcune filiere stagionali hanno rischiato nei mesi scorsi ma anche a una doverosa riflessione che emerge sulla lunghezza di alcune delle catene del valore nel settore e sulla necessità di costruire degli equilibri più avanzati nel rapporto tra produttori, trasformatori e distributori.

Nel suo ultimo libro ‘Cibo sovrano’ si è occupato di guerre commerciali con, al centro, anche i prodotti agroalimentari. Cosa hanno insegnato le tensioni tra le grandi potenze economiche mondiali degli ultimi anni?

Hanno insegnato che i conflitti commerciali non producono mai conseguenze positive e in realtà tutti escono più indeboliti da queste tensioni. Tanto più dopo la pandemia abbiamo bisogno di riprendere con forza una stagione di cooperazione multilaterale per avere regole più forti e più giuste anche nel commercio internazionale. Dazi, barriere, restrizioni portano solo a grandi difficoltà e generalmente, a conti fatti, indeboliscono la posizione anche di chi li utilizza. Anche per questo bisogna lavorare perché l’Organizzazione mondiale del commercio possa ora affrontare una vera stagione di riforma e avanzamento.

Quali saranno i dossier principali dei quali si occuperà in seno alla Fao in qualità di Special Advisor e Vicedirettore generale?

Mi occuperò in particolare del G20 che quest’anno viene presieduto per la prima volta dall’Italia, del progetto della Food Coalition che mira a costruire partenariati tra Paesi e realtà pubbliche e private sui grandi obiettivi di resilienza dei sistemi agricoli e alimentari dopo il Covid. E poi, sempre quest’anno, dovremo affrontare due appuntamenti cruciali: il pre-summit globale sul cibo che si terrà a Roma a luglio e il Food System Summit Onu dell’autunno.

La svolta green e la sostenibilità sono al centro della nuova politica agricola europea, tra Pac post-2020 e Farm to Fork. In che modo l’Unione europea e l’Italia possono realizzare un modello sostenibile che non comprometta equità, tutela del reddito e dell’occupazione del settore agroalimentare?

Bisogna fare viaggiare insieme sostenibilità e competitività, non c’è altra via. Questi due fronti non possono essere vissuti come se fossero degli opposti e per rompere questa conflittualità serve che le politiche pubbliche europee e nazionali si indirizzino realisticamente e concretamente a sostegno di questo binomio, premiando e aiutando chi investe nella sostenibilità come leva di competitività e disincentivando invece ciò che prende la direzione opposta. Il percorso deve essere misurato sulle condizioni reali delle nostre agricolture con la determinazione di chi sa che il settore è cruciale per la transizione ecologica dello sviluppo. Perché senza l’agricoltura non ce la faremo a determinare la svolta ecologica.

Dall’agricoltura di precisione al genome editing, la ricerca ha indicato alcuni degli strumenti con cui affrontare le sfide che l’agricoltura mondiale ha di fronte. In che modo l’innovazione può essere integrata nelle attività produttive agro-alimentari-zootecniche?

Io penso che la grande sfida di oggi sia la tecnologia e l’innovazione al servizio della sostenibilità integrale. In altre parole: usare tutte le leve possibili per produrre meglio, sprecando e inquinando meno. Non è facile, ma è possibile. In questo diventa essenziale mettere a disposizione di tutti la svolta tecnologica e digitale; sarebbe profondamente ingiusto se il potenziale di questo cambiamento fosse usato solo da poche grandi imprese e non invece messo a disposizione di tutti. Sappiamo inoltre che il settore zootecnico è chiamato a un ruolo da protagonista e si gioca, anche su questo, una parte cruciale della propria forza e della propria credibilità di fronte ai cittadini. Sono convinto che esistano spazi di lavoro interessanti e per fortuna già tante realtà hanno colto il senso di questo cambiamento con l’ambizione giusta.

Vito Miraglia

Foto: Pixabay