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Influenza aviaria, cosa c’è da sapere. Domande e risposte dell’OIE

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L’influenza aviaria è una delle malattie che più preoccupano gli allevatori avicoli a causa della sua capacità, in determinate occasioni, di trasmettersi all’uomo. Proprio per garantire una corretta conoscenza di questo agente patogeno, l’Organizzazione mondiale per la salute degli animali (OIE) ha elencato le domande più frequenti in tema di aviaria, con annesse risposte.

Domande e risposte riguardo l’influenza aviaria

Cos’è l’influenza aviaria?
L’influenza aviaria (AI) è una malattia virale che colpisce gli uccelli, comprese diverse specie di pollame domestico, nonché uccelli da compagnia e selvatici. Sebbene i virus AI siano altamente specie-specifici, in determinate occasioni hanno attraversato la barriera delle specie e sono stati isolati da specie di mammiferi, compresi gli esseri umani. I numerosi ceppi di virus AI possono generalmente essere classificati in due categorie in base alla gravità della malattia nel pollame:

– Bassa patogenicità AI (LPAI) che tipicamente causa pochi o nessun segno clinico negli uccelli;
– Alta patogenicità AI (HPAI) che può causare gravi segni clinici e possibili alti tassi di mortalità negli uccelli.

Qual è la situazione attuale dell’influenza aviaria?
Dall’agosto 2020 c’è stato un aumento sostanziale del numero di epidemie di IA causate da vari sottotipi, in particolare l’H5N8, segnalati da molti Paesi in Europa, Asia e recentemente in Africa, che riflettono un periodo di maggiori rischi. Questa epizoozia del 2020/21 è caratterizzata dal coinvolgimento e dalla mortalità significativi degli uccelli selvatici. Poiché il rischio di introduzione di virus attraverso gli uccelli selvatici migratori rimane elevato, i paesi dovrebbero rimanere vigili e attuare misure di sorveglianza e monitoraggio efficaci per la diagnosi e la risposta precoci. Informazioni aggiornate sulla situazione attuale dell’IA sono disponibili sul sito OIE

Quali sono le cause dell’attuale ondata di casi di influenza aviaria e sono peggiori rispetto agli anni precedenti?
La caratterizzazione molecolare dei sottotipi di virus dell’IA attualmente in circolazione mostrano una variabilità genetica rispetto agli anni precedenti. Ciò potrebbe essere spiegato da più riassortimenti con virus a bassa patogenicità che circolano negli uccelli selvatici. L’evoluzione dei virus e questi eventi recenti devono essere attentamente monitorati e ulteriormente studiati al fine di valutare i rischi.

È molto probabile che gli uccelli selvatici migratori, seguiti da pratiche agricole locali, abbiano contribuito alla diffusione e all’introduzione del virus in nuovi Paesi e aziende agricole. Una situazione simile di epizoozie H5N8 associate alla migrazione di uccelli selvatici si è verificata nel 2016/17. Il virus H5N8 è stato anche riassortito con altri virus da uccelli selvatici per formare nuovi sottotipi, segnalati anche dai Paesi.

Quali fattori possono facilitare la diffusione dell’influenza aviaria?
La dinamica della diffusione dei virus influenzali è estremamente complessa e difficile da prevedere. Diversi fattori possono influenzarlo, come il modello di migrazione degli uccelli selvatici, il commercio non regolamentato, i sistemi di allevamento, la biosicurezza e lo stato di immunità.

Durante l’inverno dell’emisfero settentrionale, i movimenti degli uccelli selvatici possono aumentare e temperature più basse possono facilitare la sopravvivenza ambientale dei virus AI, aumentando l’esposizione di infezioni nel pollame. Inoltre, l’incontro tra uccelli selvatici di diverse origini geografiche durante la migrazione può aumentare il rischio di diffusione del virus e di riassortimento genetico con conseguente cambiamento delle proprietà virali.

A livello locale, poiché i virus dell’IA possono sopravvivere per lunghi periodi nell’ambiente, possono essere facilmente trasmessi da un allevamento all’altro mediante il movimento di animali infetti, nonché stivali, veicoli e attrezzature contaminati se non vengono attuate le misure di biosicurezza adeguate.

La pandemia COVID-19 ha ostacolato l’attuazione delle misure preventive per l’influenza aviaria?
Sostenere le attività veterinarie durante la pandemia COVID-19 è essenziale per evitare gli impatti dannosi delle malattie degli animali, che potrebbero aggravare le attuali crisi sanitarie e socioeconomiche. Nonostante il contesto difficile, le autorità veterinarie nei paesi colpiti hanno risposto per contenere i focolai di AI nel pollame con misure di soppressione, sorveglianza rafforzata e raccomandazioni ai proprietari di pollame per aumentare la biosicurezza.

Qual è l’impatto dell’influenza aviaria?
L’influenza aviaria rappresenta una grave minaccia per la salute e il benessere degli animali e può portare a conseguenze devastanti. La malattia colpisce gravemente i mezzi di sussistenza dei piccoli e grandi produttori di pollame e di molti altri attori coinvolti nella catena di approvvigionamento. Gli agricoltori potrebbero sperimentare un alto livello di mortalità nei loro greggi e quindi anche la perdita di posti di lavoro può essere significativa.

Inoltre, per contenere le epidemie e controllare la malattia, le popolazioni di uccelli da contatto e sospette spesso devono essere abbattute, minacciando la sicurezza alimentare in tutto il mondo. La presenza di HPAI limita anche il commercio internazionale di volatili vivi e carne di pollame, incidendo pesantemente sulle economie nazionali.

Qual è il rischio dell’influenza aviaria per la salute umana?
L’epidemiologia dei virus dell’IA è complessa: possono cambiare ed evolversi per mutazione e riassortimento, con l’emergere di nuovi sottotipi che causano impatti significativi sulla salute e sulla produzione degli animali. Alcuni sottotipi, non tutti, possono essere zoonotici e quindi rappresentare una minaccia per la salute umana.

La trasmissione di virus AI all’uomo si verifica quando vi è uno stretto contatto con uccelli infetti o ambienti fortemente contaminati. Nel febbraio 2021, casi umani di sottotipo AI H5N8 sono stati segnalati dalle autorità russe all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). La rete di esperti dell’OIE / FAO sull’influenza animale (OFFLU) ha analizzato le informazioni preliminari dell’evento e ha affermato che, ad oggi, non ci sono prove che suggeriscano che si siano verificate gravi infezioni umane o trasmissione da uomo a uomo di questo virus. Questa situazione probabilmente rappresenta un evento di spillover isolato del virus poiché l’evidenza genetica suggerisce che questi virus sono stati derivati ​​da polli senza adattamento all’uomo.

Quali sono le raccomandazioni sulla sicurezza alimentare?

Non ci sono prove che suggeriscano che il consumo di carne di pollame o uova possa trasmettere il virus AI all’uomo. Tuttavia, come misura precauzionale generale, gli animali che sono stati abbattuti a seguito dell’attuazione di misure di controllo in risposta a un focolaio di IA, compreso il sottotipo H5N8, non devono entrare nella catena alimentare umana e animale.

Quali sono gli elementi chiave per prevenire l’ulteriore diffusione dell’influenza aviaria?
Il controllo dell’influenza aviaria sugli animali è essenziale per ridurre il rischio e, di conseguenza, l’impatto della malattia. In questo contesto, è cruciale la sorveglianza continua del virus dell’influenza aviaria nei volatili selvatici e nel pollame, combinata con la tempestiva generazione e diffusione dei dati. Questo sistema di allerta precoce consente alla comunità internazionale di seguire l’evoluzione del virus e di rilevare prontamente i cambiamenti nelle proprietà del virus, come introduzioni, riassortimenti o mutazioni genetiche, rilevanti per la salute animale e pubblica.

Quando vengono rilevati casi negli animali, le misure di controllo dovrebbero essere attuate a livello dell’allevamento infetto e entro un breve raggio intorno ai locali infetti, nel tentativo di contenere ed eradicare rapidamente la malattia.

Quali misure di prevenzione sono raccomandate a livello di azienda agricola?
È essenziale per gli allevatori di pollame mantenere pratiche di biosicurezza per prevenire l’introduzione del virus. Alcune di queste misure includono:

– Impedire il contatto tra pollame e uccelli selvatici
– Ridurre al minimo i movimenti intorno ai recinti
– Mantenere uno stretto controllo sull’accesso al pollame da parte di veicoli, persone e attrezzature
– Pulire e disinfettare gli alloggi e le attrezzature per animali
– Evitare l’introduzione di uccelli con stato di malattia sconosciuto
– Segnalare qualsiasi caso sospetto (vivo o morto) alle autorità veterinarie
– Garantire lo smaltimento appropriato di letame, lettiera e animali morti
– Vaccinare gli animali, se risulti appropriato

Cosa sta facendo l’OIE per contrastare l’influenza aviaria?
In qualità di principale organizzazione mondiale per la salute animale, l’OIE collabora con la sua rete OFFLU di esperti sulle influenze animali, nonché con i suoi partner, in particolare l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), per valutare i rischi di virus AI e fornire la guida e le raccomandazioni necessarie.

Per supportare i Paesi nella lotta contro questa malattia, l’OIE ha sviluppato standard internazionali sull’IA, che forniscono il quadro per l’attuazione di misure di sorveglianza e controllo efficaci. Questi standard seguono un processo reattivo, scientifico e trasparente e sono pubblicati nel Codice sanitario per gli animali terrestri dell’OIE, dopo essere stati adottati dai nostri Paesi membri.

Inoltre, il sistema mondiale di informazione sulla salute animale dell’OIE (OIE-WAHIS) fornisce una finestra sulla situazione della malattia in tutto il mondo. Attraverso la sua piattaforma online e un’applicazione, il sistema diffonde informazioni sui focolai di IA e invia avvisi sugli eventi in tempo reale. Ciò consente alla comunità internazionale di seguire l’evoluzione del virus e, quindi, di attuare risposte adeguate e tempestive.

Foto: fonte Pixabay