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Consumi alimentari nel 2020: carne, uova e salumi nel carrello degli italiani

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Il Covid-19 gonfia il carrello della spesa degli italiani. Se nel marzo 2020, in concomitanza con il primo lockdown, si sono registrati picchi di vendita pari a +20%, l’incremento complessivo per quello che verrà ricordato come l’anno della pandemia, si attesta a un +7,4%. A rivelarlo è il report sui consumi redatto da Ismea. Si tratta della tendenza di crescita più alta dell’ultimo decennio e riguarda tutti i comparti, con incrementi sopra la media per carne, salumi latte e derivati e uova fresche, per i prodotti ortofrutticoli e per tutte le bevande alcoliche, compreso il vino, nonché per gli oli; sotto la media i derivati dei cereali, i prodotti ittici e le bevande analcoliche.

Il comparto dei prodotti proteici di origine animale, nel 2020 riparte con slancio, dopo un 2019 caratterizzato da una debolezza di fondo. Tutte le tipologie di carni e soprattutto i prodotti derivati mostrano importanti incrementi di presenza nei carrelli della spesa. Il segmento più dinamico resta quello delle uova, che chiude l’anno con un +14,5%. Per le carni si può parlare di una discreta resilienza, grazie alla conversione dei consumi ‘fuori casa’ in consumi ‘in casa’. Nel corso dell’anno gli incrementi si sono infatti concentrati nei periodi di maggiori restrizioni per i canali della ristorazione, mentre gli acquisti sono tornati su livelli simili all’anno precedente nel trimestre estivo, quando i canali Horeca hanno ripreso regolarmente a funzionare.

Al +9,8% di spesa complessivo hanno contribuito soprattutto le carni suine. Malgrado una situazione critica sul fronte produttivo con il blocco delle esportazioni Ue verso la Cina per PSA, la minor richiesta di tagli per trasformazione industriale per chiusura Horeca, e l’aumento dei costi per l’alimentazione, hanno avuto un buon riscontro sul fronte della domanda domestica. Per le carni suine l’aumento della spesa è stato superiore del 14,6% rispetto al 2019.

Le carni bovine, che in termini di spesa rappresentano il settore più rilevante fra le carni, registrano un incremento della spesa del 8,2%. Anche per le carni avicole fresche, la spesa è in aumento del 9,6% grazie alla crescita dei volumi (+7,8%) associata a un lieve incremento dei prezzi. Su tutto il fronte delle carni, c’è da notare che la dinamica maggiore della spesa rispetto alle quantità non è totalmente attribuibile a un incremento tout-court dei prezzi, piuttosto hanno verosimilmente influito in maniera importante fattori quali la riduzione delle offerte speciali ma, soprattutto, lo spostamento degli acquisti dalla grande distribuzione alla distribuzione tradizionale (macellerie nello specifico) che, ovviamente, hanno un prezzo di vendita generalmente più elevato.

I salumi, che già nel 2019 avevano dato segnali di ripresa (+1,4%), hanno proseguito con un buon incremento delle vendite anche nel 2020 (+8,3%). A fare da trainino i pre-affettati e porzionati disponibili nei frigo a libero servizio, che rappresentano ormai il 58% dei volumi acquistati dalle famiglie, le cui vendite sono aumentate del 15,9%. Gli affettati preconfezionati già nel periodo pre-Covid segnavano una crescita importante. La pandemia ha, anche in questo caso, solo accelerato una tendenza già in atto. Il segmento pre-affettati ha una crescita oramai a doppia cifra in tutti i mesi a partire da marzo. Da evidenziare invece come sia solo +0,6% la crescita della spesa per i salumi al banco. Tra i salumi il più acquistato in termini di volume e quello con dinamica positiva più elevata resta il prosciutto cotto, la spesa per il quale nel 2020 ha segnato un +9,8% contro il +4,9% del crudo e il +9,2% del salame.

Anche per il comparto dei lattiero caseari le vendite del 2020 sono risultate in netto incremento rispetto a quelle del 2019 (+8,3%). Trend positivi per tutte le referenze, seppur con diverse intensità, hanno interessato sia i formaggi (+9,7%), che il latte (+3,9%). Per quanto riguarda il latte è ancora una volta l’UHT a trainare le vendite (+9,3%), mentre continua a flettere l’interesse per il fresco (-3,8% dopo il -2,5% dello scorso anno). Tra i formaggi, invece, sono stati i freschi a trainare gli acquisti (+13,1%), rappresentati in gran parte da mozzarelle, particolarmente apprezzate in questa fase in cui più tempo si è potuto destinare alle preparazioni culinarie. Superiori all’8% anche gli incrementi per i duri, i molli e gli industriali. In crescita ma senza particolare slancio i consumi di yogurt (+4,4% la spesa).

Dall’analisi dei dati relativi all’intero anno 2020, risulta chiaro come siano i prodotti confezionati ad aver tratto il vantaggio maggiore dalle nuove abitudini di acquisto acquisite in pandemia COVID-19.

Foto: Pixabay