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Export agroalimentare, il settore tiene ma il Covid penalizza carne, formaggi e vino

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Il buon cibo italiano non può mancare sulle tavole di tutto il mondo neanche durante la pandemia. Ma tra i prodotti più colpiti dalla contrazione dei consumi ci sono proprio carne, latte e formaggi. A rilevarlo è il report di Ismea sugli scambi all’estero. Nonostante la crisi causata dal Covid, l’export di cibi e bevande made in Italy ha oltrepassato nel 2020 la soglia di 46 miliardi di euro. L’incremento delle spedizioni è di appena dell’1,7% in più sul 2019, lontano dal +7% del 2019, ma in controtendenza rispetto alla performance fortemente negativa dell’export nazionale complessivo (-9,7% sul 2019).

Secondo i dati di Ismea, l’agroalimentare ha raggiunto un peso di quasi l’11% sulle esportazioni complessive italiane e vede, dopo anni di deficit, un surplus di 3 miliardi di euro della bilancia commerciale, per effetto del calo di oltre il 5% delle importazioni.

A trainare il nostro export sono state la pasta di semola (+20%), le conserve di pomodoro (+9,7%), alcuni frutti come: mele (+13%), uva da tavola (+13%) e kiwi (+2,4%), e l’olio di oliva (+6,4% ). Al contrario, il 2020 ha evidenziato performance negative per le esportazioni di prodotti di origine animale e carni (-2,8%), di vini (-2,3%), con una flessione più marcata per gli spumanti (-7%) rispetto ai vini fermi in bottiglia (-1,0%). Anche i formaggi hanno accusato una battuta d’arresto degli acquisti oltre frontiera, frutto delle tendenze contrapposte tra i formaggi stagionati (-7,6%), e i formaggi freschi (+3%).

Questi risultati appaiono coerenti con i cambiamenti delle abitudini di consumo causati dalla emergenza sanitaria mondiale che ha determinato una maggiore domanda di prodotti per il consumo in casa e la contrazione degli acquisti da parte della ristorazione. Per i formaggi ha pesato inoltre la presenza di imposizioni tariffarie aggiuntive verso gli Usa su alcuni prodotti di punta, che sono state sospese una settimana fa.

Quanto alle destinazioni, il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari italiani rimane la Ue che, con 29,3 miliardi di euro nel 2020 (+1,4% sul 2019), assorbe circa il 64% delle esportazioni nazionali. Nel dettaglio, nel 2020 le esportazioni verso la maggior parte dei Paesi Ue hanno registrato tassi di crescita positivi, con particolare riferimento a Germania (+7,2%), Belgio (+3,8%), Polonia (+5,4%); in calo, invece, risultano le esportazioni verso la Spagna (-7,6%).

Più dinamiche sono state le esportazioni dirette verso i Paesi extra-UE che, nel 2020, sono cresciute del 4,4% su base annua attestandosi a circa 16,8 miliardi di euro; gli incrementi più consistenti si sono osservati per Ucraina (+32,4%) e Cina (+16,3%). È da evidenziare anche la crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani verso gli Usa (+5,4%), che rappresenta il terzo mercato di sbocco in assoluto di prodotti agroalimentari italiani e il primo tra i Paesi terzi.


Foto: ©contrastwerkstatt_Fotolia