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“Orgogliosi di fare mangimi”: Alberto Allodi riconfermato presidente di Assalzoo

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Lavoro. Sacrificio. Esperienza. Sono capitoli della storia della mangimistica italiana, raccolti in una unica formula: quel “Siamo orgogliosi di fare mangimi” sottolineato con forza dal presidente di Assalzoo Alberto Allodi, riconfermato alla guida dell’associazione in occasione dell’Assemblea Generale tenutasi a Bologna il 26 giugno durante la quale sono stati anche eletti vicepresidenti Gino Giuntini e Mario Mignini. Orgogliosi perché nonostante il periodo sia “uno dei più difficili che si ricordino dal dopoguerra” e nonostante l’onda lunga della crisi “l’industria mangimistica ha saputo dimostrare in questi anni una capacità di reazione che forse anche molti di noi non immaginavano”, dice Allodi alla platea di associati, giornalisti, istituzioni e rappresentanti della ricerca intervenuti all’incontro pubblico. Orgogliosi perché “con sacrificio e recuperando efficienza siamo riusciti a continuare positivamente la nostra attività produttiva”, continua il presidente. Orgogliosi perché “siamo riusciti a tutelare il posto di lavoro dei nostri dipendenti”. Orgogliosi perché con lavoro, sacrificio ed esperienza si sono assicurati gli approvvigionamenti nazionali e “abbiamo perfino cercato qualche sbocco – cosa abbastanza difficile per il nostro settore – sui mercati internazionali”. Obiettivi che dimostrano “professionalità e capacità imprenditoriale”, dice il presidente rieletto con un obiettivo strategico e cruciale: guidare Assalzoo durante un momento di grande rilievo internazionale per l’agroalimentare italiano, l’Expo 2015.

“Restiamo stabilmente nel G7 dei produttori europei”

L’Assemblea pubblica di Assalzoo è anche il momento per tratteggiare lo stato di salute del settore. I numeri elaborati dall’associazione fotografano volumi e valori. Nel 2013 la produzione italiana di mangimi destinati all’allevamento zootecnico si è attestata al di sopra dei 14 milioni di tonnellate (14.042.000 mln tonn) nonostante la lieve flessione dello 0,6% rispetto all’anno precedente (14.123.000 mln di tonnellate nel 2012). Si tratta di una “tenuta” sostanziale della produzione industriale con una flessione fisiologica dopo la produzione record del 2011, quando erano stati superati i 14,5 milioni di tonnellate. Nel 2013 il mercato degli alimenti zootecnici in Italia ha prodotto un valore di 7,35 miliardi di euro (nel 2012 era 7,71 miliardi di euro), con una riduzione del fatturato complessivo dovuta al calo produttivo e alla riduzione dei prezzi di alcune delle principali materie prime agricole, in particolare cereali e derivati. “L’Italia continua a far parte stabilmente del ‘G7 dei produttori europei di mangimi’, mantenendo il 5° posto in Europa – afferma Alberto Allodi– e questo nonostante il perdurare dell’onda lunga della crisi economica e nonostante il nostro Paese sconti più di altri una dipendenza cronica dall’approvvigionamento di materie prime dall’estero”.

L’impegno di Assalzoo sulla sostenibilità

Il Sistema-Mangimi è un anello fondamentale posto tra le filiere agroalimentare e zootecnica, ma sconta i gap della resistenza politica all’innovazione biotecnologica: ricerca, ogm, investimenti restano fermi al palo ormai da anni. In questo orizzonte, l’impegno dell’Associazione va anche nel senso della sostenibilità, come riaffermato durante l’Assemblea che ha visto la partecipazione di Bruno Stefanon del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Udine con una relazione su “Sostenibilità ambientale degli allevamenti zootecnici: l’impronta ecologica”, Lola Herrera, rappresentante dell’USSEC, il Consiglio statunitense per l’esportazione della soia che ha parlato di “Sostenibilità, costruire il futuro” e Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che ha parlato di “La sostenibilità della filiera mangimistca: il punto di vista dell’agricoltore”.

Obiettivo: crescita sostenibile per sfamare il mondo

Il comparto zootecnico si trova davanti alcune sfide importanti, spiega Stefanon, quali “produrre di più, garantire la salute umana, contenere l’uso del suolo, ridurre l’impatto dell’ambiente”. In questo contesto si impone il tema della “impronta ecologica” (ecological foot print). Le novità regolamentari a livello europeo hanno aperto un dibattito serrato sulle metodologie da adoperare per misurare il “ciclo di vita” del prodotto nei diversi settori. L’esperto mette in guardia da semplificazioni e riduzioni: “La definizione dei fattori di emissione per le categorie di impatto è fondamentale – dice Stefanon – perché l’interpretazione e l’unità di riferimento possono portare a risultati opposti”. Per questo lo studio e l’applicazione di regole certe permette un miglioramento della produzione, della qualità, dei costi. Per Herrera la sostenibilità è un tema che si intreccia strettamente con l’aumento della popolazione mondiale: 8 miliardi entro il 2020 e 10 miliardi entro il 2050. Incrementi che toccheranno proprio le aree del Pianeta con minori mezzi.

“Acqua, biodiversità, cambiamenti climatici e dispersione di CO2”, ricorda Herrera, sono i 4 fattori critici con cui confrontarsi. Obiettivo è “soddisfare le necessità alimentari del 2050 senza eliminare la biodiversità sulla Terra”, afferma la ricercatrice. La soia rappresenta la materia prima chiamata in questi anni e nel prossimo futuro a fronteggiare la forbice tra la domanda e l’offerta. Una forbice che si allarga e che fa “ballare” i prezzi del bene. La sfida, dice Herrera, si vince anche “aumentando la produzione efficientemente”. Il dibattito sulla sostenibilità è una risorsa per la società, ma anche per l’industria, aggiunge Herrera. Le risposte devono venire da tutta la filiera “La sfida per il futuro è quella di alimentare tutti a costi sostenibili, aumentando la produzione ed evitando inutili sprechi”, commenta il presidente di Assalzoo Allodi. “Il tema dell’innovazione deve essere riconsiderato all’interno di un complessivo rapporto di filiera agroalimentare – aggiunge Allodi -. Dalla produzione delle materie prime al consumatore finale c’è una connessione continua che va rinsaldata e valorizzata per vincere le sfide di una produzione sostenibile, sicura e di qualità”.

Sull’importanza della collaborazione tra i diversi settori della filiera agroalimentare per garantire un’adeguata gestione della sostenibilità è intervenuto anche il presidente di Confagricoltura Mario Guidi: “Sono un grande sostenitore del fatto che mondi contigui debbano parlarsi di più – dice Guidi -. La questione della sostenibilità non è soltanto un fatto ambientale, ma ambientale, sociale ed economico al tempo stesso. è necessario rafforzare i rapporti tra i diversi soggetti della filiera. Per il presidente di Confagricoltura “bisogna mettere in campo tutti gli strumenti per sostenere la produzione agroalimentare e ciò significa superare i protezionismi, avere un forte senso della responsabilità sociale, non dimenticare l’economia circolare e puntare con forza sull’innovazione. L’ingegno italiano – aggiunge Guidi – deve partecipare alla crescita conoscitiva del domani, perché la tradizione di oggi non è altro che l’innovazione di ieri”.

Nadia Comerci