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Influenza aviaria, Efsa: alto rischio di contagio in Paesi europei ancora immuni

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L’Efsa, l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare, ha lanciato una nuova allerta sul rischio di diffusione dell’influenza aviaria. Dopo la rilevazione di trecento casi nel continente, l’agenzia ha messo in guardia i Paesi ancora non colpiti dalla malattia infettiva. Tra questi c’è anche l’Italia. Tutti gli Stati membri sono stati così esortati a tenere costante l’attività di sorveglianza, prevenzione e monitoraggio. In questo periodo dell’anno il rischio è correlato alle rotte migratorie di diverse specie di uccelli. Sebbene i casi nel pollame siano molto esigui, le probabilità che il virus migri dai volatili agli allevamenti è comunque significativa. 

Diffusione virus facilitata da basse temperature 

Il virus si sta diffondendo con velocità. Nel suo ultimo report scientifico l’Efsa ha rilevato nell’ultimo mese trecento contagi in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Svezia e Regno Unito. Nel precedente bollettino l’autorità aveva avvertito di una possibile diffusione dell’influenza aviaria verso l’Europa occidentale a seguito dei focolai accesi in Russia occidentale e Kazakistan questa estate, fra volatili selvatici e domestici. Questa è la prima allerta da ottobre, da quando fu rilevato il primo caso di aviaria da giugno in due cigni reali in Olanda. In estate, invece, l’infezione riguardò il pollame in Ungheria. L’analisi genetica ha indicato la presenza di virus diversi da quelli della stagione scorsa. Le basse temperature dell’autunno e dell’inverno potranno facilitare la sopravvivenza dei virus.

La questione ruota tutta intorno agli spostamenti di diverse specie di uccelli acquatici verso le regioni dell’Europa. Geograficamente l’area interessata al momento è quella costiera del Mare del Nord e parte del Baltico. È lecito aspettarsi un coinvolgimento di diverse specie nella diffusione del contagio, dicono gli esperti. Ad esempio, sebbene siano stati recuperati pochi germani reali deceduti per influenza aviaria nei Paesi colpiti, stando agli ultimi dati disponibili è ragionevole pensare che possano comunque portare la malattia da Olanda e Germania verso le regioni meridionali del Paese tedesco, la Francia nord-occidentale, la Svizzera e infine l’Italia.

I casi rilevati al momento nel pollame sono pochissimi, solo diciotto. Ma comunque il rischio di contaminazione è elevato: “Prevenire un’ulteriore avanzata di questi focolai richiede la collaborazione tra autorità sanitarie, veterinarie, ambientali e per la sicurezza e la salute sul lavoro – in altre parole un approccio One Health – in tutta Europa”, sottolinea Nik Kriz a capo dell’Unità della Salute animale e delle piante dell’Efsa.

Il rischio di trasmissione alla popolazione generale rimane invece molto basso: non sono stati rilevati al momento contagi nell’uomo. Ciononostante è comunque fondamentale la prevenzione, in primo luogo evitare in qualunque modalità il contatto con animali morti o infetti. Infine, alla luce di questo basso potenziale e considerando anche le rigide misure di sicurezza nelle aziende avicole, il rischio di trasmissione all’uomo da prodotti derivati dal pollame è praticamente trascurabile, ribadisce l’Efsa.

Attenzione a contagi fra volatili e pollame

L’Efsa invita le autorità nazionali a proseguire con l’attività di sorveglianza sia dei volatili che degli allevamenti avicoli. È cruciale anche la condivisione delle informazioni relative alle sequenze genetiche complete del virus in modo tale da rilevare tempestivamente l’emergenza di nuove mutazioni che potrebbero rappresentare un rischio per la sanità. I Paesi membri sono invitati inoltre a rinforzare le misure di biosicurezza delineate nella Decisione di Esecuzione della Commissione europea del 2018. Questo atto invita i Paesi a individuare le zone ad alto rischio in base a diversi fattori di criticità, come la presenza delle aziende avicole nelle aree che fanno parte delle rotte migratorie degli uccelli, oppure vicine a fiumi e specchi d’acqua. Particolarmente esposti sono gli allevamenti non protetti in cui il contatto con i volatili in cattività o selvatici è più facile. Per questo è fondamentale proteggere gli allevamenti avicoli ed evitare l’accesso ai mangimi e alle fonti di abbeveramento da parte dei volatili selvatici. In queste zone è importante valutare il rafforzamento della sorveglianza per adottare misure di mitigazione del rischio e iniziative per aumentare la consapevolezza del problema tra gli stakeholders.

I rischi per l’avicoltura europea sono elevati, dice l’Efsa. Tuttavia è difficile prevedere dove sorgeranno nuovi focolai per via dell’aggregazione dei volatili e della commistione tra specie di origine geografica diversa. Sono fondamentali i dispositivi di protezione per chi entra in contatto diretto con i volatili, inoltre, per migliorare la tempestività nella rilevazione delle infezioni nel pollame, gli allevatori devono riferire subito eventuali aumenti di mortalità o cali dei parametri indice come la produzione di uova.

Foto: Pixabay