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Baldrighi (Origin Italia): “Creatività, comunità e tutela per il rilancio dell’agroalimentare di qualità”

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L’azzeramento dei flussi turistici nelle scorse settimane, investendo il turismo enogastronomico, ha avuto ripercussioni anche sul settore agroalimentare. Cosa rappresenta per la Dop Economy questo segmento turistico e qual è stato il prezzo pagato per via del lockdown?

È stato, ed è un prezzo sicuramente molto alto. Non è ancora possibile valutare i danni subiti, anche perché l’emergenza è ancora in corso, ma sicuramente la filiera Horeca -Turismo sarà enormemente condizionata almeno fino a fine 2020. Si prevedono, già a breve termine, filiere di produzioni Dop Igp con cali delle vendite anche oltre il -50% a tre mesi, improvvisa difficoltà per l’export e decine di imprese specializzate sul canale con cali ancora superiori. Nel medio e lungo termine, invece, dall’autunno, e con maggiore intensità nel 2021, la crisi sanitaria si tradurrà pesantemente in crisi economica sul reddito delle famiglie, sia in Italia che in tutti i mercati di esportazione. Pertanto fino a tutto il 2021 i prodotti Dop Igp, che sono posizionati come “Premium” nelle categorie merceologiche, soffriranno in particolare per concorrenza di prezzo di prodotti sostitutivi, inevitabile aumento di fenomeni di frode, imitazione e usurpazione delle denominazioni tutelate, essendo colpite dalla crisi tutte le filiere agroalimentari mondiali.

Su cosa può puntare l’Italia nei prossimi mesi per risollevare il turismo enogastronomico e, di conseguenza, il comparto delle eccellenze agroalimentari?

La Dop Economy che vale 16,2 miliardi, con oltre 800 Indicazioni Geografiche, si conferma driver fondamentale e indiscusso dei distretti agroalimentari del nostro Paese. L’analisi degli impatti economici territoriali, elaborata nell’ultimo Rapporto Ismea-Qualivita 2019, mostra come tutte le province in Italia abbiano una ricaduta economica dovuta alle filiere IG agroali­mentari e vitivinicole, un sistema che caratterizza tutto il Paese anche se la concentrazione del valore è forte in alcune realtà. Non dobbiamo infatti pensare solo alle grandi indicazioni geografiche che da sole rappresentano una percentuale importante del valore delle IG italiane, ma anche alle Dop e Igp che, seppur con numeri di produzione e di valore inferiori, rappresentano per il proprio territorio un inestimabile valore socio-economico con ricadute concrete e fondamentali per il turismo, per l’occupazione e per la tenuta del territorio stesso. Da Nord a Sud si tratta di un grande patrimonio agroalimentare che attrae turisti ed economie: ecco, è da qui che dobbiamo ripartire con ancora più decisione, portando il consumatore ed il turista sulla strada della qualità.  

Dal fronte interno a quello estero, anche il Made in Italy agroalimentare ha subito un duro colpo dalla crisi. Quali sono stati i prodotti e i settori più penalizzati?

È difficile dire se ci siano prodotti che hanno subito questa situazione più di altri. Sicuramente la chiusura dei canali Horeca e della ristorazione in tutto il mondo ha penalizzato l’intero settore delle indicazioni geografiche: basti pensare ai grandi vini italiani che nell’export e nei ristoranti di alta fascia hanno un canale di vendita privilegiato. Così come i salumi e formaggi italiani Dop e Igp che rappresentano il meglio del Made in Italy nel mondo, si collocano in una fascia medio-alta della ristorazione, hotel e catering compresi.     

Nel 2019 il Food & Wine certificato ha superato i 9 miliardi di euro di valore all’export. Di cosa ha bisogno la Dop economy per la ripartenza e, nel lungo periodo, incrementare l’internazionalizzazione del Made in Italy agroalimentare?

Ci sarà bisogno, all’estero come in Italia, di puntare sulla creatività, innovazione, tutela, comunità, e prodotti sani e di alta qualità. Possiamo riassumere in questi concetti chiave il rilancio dell’agroalimentare di qualità nella fase post Covid-19. Inoltre la comunicazione diventa uno degli strumenti più importanti per il futuro così come il Patto per l’Export che mette sul tavolo risorse importanti. Le azioni però servono a portare a casa un risultato immediato e per questo occorre dare sostegno ai territori. La parola d’ordine è concretezza, in un momento in cui la sostenibilità deve essere anche economica e sociale oltre che ambientale.

Vito Miraglia