Un passo avanti verso la sostenibilità in alcune filiere con rischio di deforestazione ma che potrebbe risultare svantaggioso per i Paesi più colpiti dal fenomeno. Le aziende virtuose non sarebbero più nelle condizioni di adottare le buone pratiche e smetterebbero di essere parte attiva nel cambiamento in loco. Fefac, Coceral e Fediol prendono atto dell’iniziativa del Parlamento europeo per definire un quadro giuridico contro la deforestazione. Ma al contempo criticano le previsioni su responsabilità civile e relative sanzioni che potrebbero scoraggiare le aziende e allontanarle dalle aree interessate dalla deforestazione.
Obblighi di dovuta diligenza
Il 22 ottobre, nel corso della sua sessione plenaria, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con delle raccomandazioni rivolte alla Commissione Ue per definire un quadro giuridico con cui bloccare e invertire la deforestazione globale imputabile all’Unione stessa. Tra i prodotti la cui filiera ha un impatto sull’impoverimento delle risorse naturali e la conversione degli habitat c’è sicuramente la soia. L’Ue vuole prevenire l’ingresso nel mercato interno di prodotti legati alla deforestazione, vuole contenere al massimo il suo contributo a questi fenomeni rendendo invece le catene di valore sempre più sostenibili, anche coerentemente con la sua nuova politica ambientale definita dal Green Deal e dalla strategia Farm to Fork.
La certificazione volontaria di terzi, lo sviluppo di buone pratiche, l’adozione di misure con cui affrontare questo problema ambientale da parte di aziende sempre più consapevoli dei rischi che derivano, non bastano. Per il Parlamento Ue è invece necessario introdurre norme europee sull’obbligo di dovuta diligenza nelle catene di approvvigionamento di merci rischiose per le foreste. Già lo scorso gennaio aveva affrontato la questione in una risoluzione sul Green Deal con la richiesta di presentare un quadro legislativo in questo senso, con cui affrontare le cause della deforestazione importata e incoraggiare l’import di prodotti ‘deforestation-free’.
La Commissione è invitata a presentare una proposta (con valutazione d’impatto) di un quadro giuridico Ue basato sui requisiti di due diligence, con obblighi in capo a tutti gli operatori che introducono in Ue prodotti a rischio, comprese le piccole e medie imprese. Agli obblighi dovrebbero accompagnarsi penali e sanzioni in caso di mancato rispetto delle disposizioni o di ulteriore aggravio alla deforestazione. Ad esempio gli operatori dovranno avere e rendere disponibili le informazioni sulle aree di raccolta, estrazione e produzione delle merci, sullo status ecologico di quest’area, sulla catena di approvvigionamento e sugli operatori coinvolti nella trasformazione e lavorazione delle merci.
Aziende sensibili a sostenibilità in fuga
Fefac, Coceral e Fediol, le tre organizzazioni che riuniscono i produttori e le imprese di commercio della mangimistica, del settore cerealicolo e dei semi oleosi, sono da tempo sensibili alla questione dell’impatto su boschi e foreste della produzione di materie prime. Le aziende stesse hanno preso delle contromisure su base volontaria adottando sempre di più delle pratiche di produzione responsabile, programmi di monitoraggio e certificazione nelle aree a rischio, cooperazione con le organizzazioni dei coltivatori locali, con i processatori, gli esportatori e le autorità competenti. Sforzi che hanno portato a miglioramenti significativi nelle aree più colpite dalla deforestazione. Fefac, Coceral e Fediol sono concordi sulla necessità di incrementare gli sforzi e così prendono atto della risoluzione dell’Ue. Le norme relative alla responsabilità e agli obblighi sono fondamentali – dicono – per capire fino a che punto tali misure regolatorie riusciranno a contrastare la deforestazione. Se da un lato la responsabilità civile di cui parla la risoluzione può sembrare un modo per ‘forzare’ le aziende verso un comportamento migliore, dall’altro potrebbe allontanare le aziende dalle aree oggetto di deforestazione per non incorrere in inevitabili procedimenti giudiziari e sanzioni.
Questo è il timore delle tre organizzazioni di settore: nei Paesi più esposti si lascerebbe spazio ad aziende che hanno molta meno attenzione sui temi ambientali. Le aziende più virtuose, invece, andrebbero a favorire altre aree di approvvigionamento considerate a basso rischio senza contribuire alla transizione verso la sostenibilità in loco. Secondo Fefac, Fediol e Coceral non è provata l’efficacia delle sanzioni nell’incentivare l’adozione di buone pratiche direttamente nei Paesi produttori, mentre potrebbero risultare controproducenti. Contro la deforestazione, invece, servono politiche che combinino azioni regolatorie e non.
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