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Pac post 2020, accordo tra i ministri Ue: almeno 20% aiuti diretti a eco-schemi

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La riforma della Politica agricola comune ha segnato un passaggio decisivo. I ministri dell’Agricoltura dei Paesi membri hanno raggiunto un accordo politico nel Consiglio Ue di Lussemburgo del 20 ottobre. Si tratta di un compromesso con l’obiettivo di conciliare la sostenibilità ambientale con altre esigenze in campo. “Un buon equilibrio” tra sostenibilità e sicurezza alimentare, l’ha definito la ministra tedesca Julia Kloeckner, che ha presieduto la riunione. Tra le novità la destinazione di una quota sia delle risorse del primo pilastro, i pagamenti diretti, che del secondo pilastro, lo sviluppo rurale, a interventi agroambientali

L’accordo è un primo punto fermo dopo negoziati durati due anni. Ora l’intesa sarà oggetto dei negoziati informali con la Commissione europea e il Parlamento Ue. Le conclusioni del Consiglio “sono un buon punto di partenza” per i nuovi negoziati secondo Janusz Wojciechowski, commissario europeo all’Agricoltura. La nuova Pac 2021-2027 entrerà in vigore il primo gennaio 2023 dopo due anni di transizione.

Per Bellanova sono misure a vantaggio di vino e olio italiani

Una delle principali novità contenute nell’accordo generale del Consiglio Ue è l’assegnazione dei fondi Pac in base ai risultati raggiunti e non solo al rispetto delle norme di conformità. Ogni Stato dovrà presentare un Piano strategico nazionale con cui definire e attuare gli interventi dopo aver analizzato i propri fabbisogni. Sul punto ha espresso soddisfazione la ministra delle Politiche agricole alimentari forestali Teresa Bellanova, con riferimento alle produzioni italiane tipiche: “Saremo finalmente in grado di attuare interventi di investimento e ristrutturazione nel settore dell’olio di oliva, a beneficio anche dei produttori danneggiati dalla xylella, così come di continuare a sostenere il settore vitivinicolo, ad esempio finanziando l’impianto di nuovi vigneti”.

Uno dei capitoli più discussi, e sui quali si confronteranno gli altri attori coinvolti nel trilogo, è quello ambientale. La Commissione Ue nei mesi scorsi ha tracciato una nuova politica ambientale per l’Unione con l’adozione del Green Deal e dei documenti collegati relativi alla sostenibilità dell’agroalimentare e alla tutela della biodiversità. È sorta così l’esigenza di conciliare il nuovo corso green dell’Ue con la Pac post 2020. 

Nell’accordo si è guardato sia al primo che al secondo pilastro per stanziare delle risorse con cui rendere l’agricoltura più sostenibile. Almeno il 20% dei fondi del primo pilastro, ovvero la dotazione di ogni Paese per i pagamenti diretti, andrà a finanziare gli eco-schemi; saranno cioè incentivi per adottare misure con cui rendere meno impattante l’attività produttiva, come ad esempio la riduzione di fitofarmaci e fertilizzanti. Inoltre una percentuale minima del 30% delle spese dello sviluppo rurale, il secondo pilastro della Pac, dovrà essere destinata a interventi per l’ambiente. 

Nella plenaria di ottobre il Parlamento europeo ha cominciato ad affrontare la questione approvando a larga maggioranza gli emendamenti di compromesso che definiscono la posizione negoziale in vista del trilogo. La proposta del Parlamento ha obiettivi più ambiziosi sul fronte ambientale, con la destinazione di una quota maggiore delle risorse rispetto all’accordo del Consiglio alle politiche ambientali: almeno il 30% del primo pilastro per gli eco-schemi e il 35% dei fondi per lo sviluppo rurale. A Bruxelles è intervenuto anche il coordinatore dei socialdemocratici in Commissione Agricoltura Paolo De Castro. Oltre a sottolineare il valore di queste misure, l’eurodeputato ha chiesto anche una revisione dei Piani strategici nazionali entro il 2025 che tenga conto delle normative correlate al Green Deal. Tutti interventi in un “quadro di una Pac che migliori la produttività e sostenga il reddito degli agricoltori in linea con il New Green Deal”. 

L’aula ha però visto, tra l’altro, l’opposizione del gruppo dei Verdi per una Politica agricola comune definita in contrasto con il Green Deal, ad esempio sul fronte della difesa della biodiversità.

Tutelare livelli occupazionali e reddito agricoltori

Il tema della compatibilità della tutela dell’ambiente con quella dei livelli occupazionali, del reddito e della competitività del settore primario è stato sottolineato da più parti tra le organizzazioni di categoria. Per Cia-Agricoltori la nuova Pac dovrebbe orientarsi “sempre più concretamente allo sviluppo del settore primario, garantendo reddito agli agricoltori, oltre che sempre migliore produttività, in linea con gli obiettivi di sostenibilità” senza che le politiche ambientali si trasformino in “gabbie per le aziende”. 

Dello stesso avviso Confagricoltura, per cui bisogna che la Pac assicuri “che la maggiore sostenibilità ambientale risulti compatibile con la salvaguardia dei livelli di produzione e della competitività delle imprese”, nelle parole del presidente Massimiliano Giansanti.

Copagri guarda infine alle prossime sfide relative al bilancio Ue con la garanzia che al settore primario siano garantiti “i fondi necessari e adeguati a far sì che le sfide ambientali e climatiche non vadano a gravare sulle spalle degli agricoltori e che la sostenibilità richiesta dalle istituzioni Ue non vada a incidere sulla tenuta e sulla competitività del primario nazionale”, sottolinea il presidente Franco Verrascina.

Nell’accordo preso in sede di Consiglio Ue non mancano infine altri provvedimenti, come i contributi per giovani e piccoli agricoltori, come il sostegno per iniziare l’attività fino a 100.000 euro, e la proposta italiana di destinare una percentuale dei pagamenti diretti per la costituzione di un fondo assicurativo contro eventi avversi.

Foto: Pixabay