Home Economia Mais e soia a prezzi record. Il report Ismea sul mercato dei...

Mais e soia a prezzi record. Il report Ismea sul mercato dei cereali

3787
0
cina_mais_cereali

A partire dalla metà dello scorso anno, l’Indice generale FAO, che monitora l’andamento dei prezzi internazionali delle commodity agricole, è risultato in costante crescita fino a maggio 2021 (+39,7% vs maggio 2020). Tra i prodotti con consistenti incrementi ci sono i cereali (+36,6%) analizzati nell’ultimo Report di Ismea Mercati.

Sulle principali piazze di contrattazione in Italia, i prezzi di cereali e soia si sono rivalutati mensilmente in misura sostenuta e continuativa a partire dall’autunno dello scorso anno. La dinamica è proseguita anche nei primi cinque mesi del 2021, con particolare riferimento ai prezzi del mais e della soia; le quotazioni di questi prodotti hanno raggiunto livelli record ripercuotendosi direttamente sui costi dei mangimi destinati al settore zootecnico. Le motivazioni della recente tendenza del mercato trovano giustificazione, oltre che nei fondamentali, anche nelle misure restrittive adottate da alcuni Paesi esportatori, nel corposo incremento della domanda di mais e soia operata dalla Cina e nell’aumento dei prezzi per il trasporto.

Soia

Il mercato mondiale della soia ha visto nel 2020 un incremento dei listini che si sono attestati in media a 385,92 euro/t  (+14% sul 2019). Dall’autunno dello scorso anno i prezzi si sono rivalutati mensilmente in maniera costante fino a raggiungere 695,17 euro/t a maggio, ovvero il prezzo più elevato osservato dall’Ismea a partire dal 1993.

Le variabili di base del mercato mondiale registrano la crescita dei raccolti nell’annata 2020/21 che si attestano a 361 milioni di tonnellate (+6,7% rispetto la precedente campagna), l’aumento  dei  consumi  (+4,2%), mentre  le  scorte  vengono  stimate  in  calo  del 10%. Tali dinamiche sono da ricondurre in larga misura agli Stati Uniti, secondo Paese produttore ed esportatore di soia dopo il Brasile, che ha registrato una significativa progressione dell’offerta che si attesterebbe a 112 milioni di  tonnellate (+16% sul  2019), accompagnata da una solida domanda interna (+1,1% a 62,3 milioni di tonnellate nel 2020) e soprattutto dalle esportazioni che sono proseguite ad un ritmo molto sostenuto durante lo scorso anno (+36%). 

Anche per il mercato mondiale della soia sussiste un “effetto Cina” sulle dinamiche commerciali internazionali. Il ruolo della Cina è rilevante perché è il principale utilizzatore di soia, con consumi pari a più del 30% della domanda mondiale. Le importazioni cinesi, in costante crescita nell’ultimo triennio, assorbono il 60% degli scambi globali. Le scorte cinesi, inoltre, risultano in costante aumento nelle ultime tre annate. 

La fiammata recente dei prezzi della soia è da ricondurre, da un lato, all’aumento dei consumi degli Stati Uniti e alla contrazione delle proprie scorte, dall’altro, alla pressione  esercitata dalla crescente domanda cinese in ragione della ripartenza della filiera suinicola  ed anche all’aumento delle scorte interne. Le prime stime per la prossima campagna di  commercializzazione 2021/22 sono positive e non evidenziano fenomeni tensivi del mercato; risulterebbero in aumento sia l’offerta (+6,0% sul 2020/21) che le scorte (+9,7%).

La crescita dei prezzi delle commodity negli ultimi mesi è influenzata anche dall’aumento dei costi di trasporto. Lo scenario di incertezza dovuto alla pandemia ha reso complesso organizzare in maniera efficiente i trasporti a causa del rallentamento delle operazioni doganali e di disinfezione, con considerevoli conseguenze sui prezzi delle commodity.

Mais

Il prezzo del mais nel 2020 si è attestato a 178,35  euro/t (+1,8% sul 2019), proseguendo in una tendenza decisamente positiva durante i primi cinque mesi del 2021. In particolare, da ottobre 2020 i listini hanno registrato incrementi mensili sostenuti, raggiungendo 266,61 euro/t a maggio 2021 (+52% su maggio 2020): il valore più elevato osservato per l’intera serie storica dei prezzi Ismea che parte dal 1993.

I dati generali indicano per la campagna in corso 2020/21 una crescita della produzione  globale dell’1% circa su base annua, un aumento dei consumi (+1,0) e dell’export (+7,3%), cui dovrebbe corrispondere una flessione delle scorte (-10,3%). Si rileva come la Cina stia assumendo un ruolo sempre più determinante sul mercato mondiale del mais, influenzando il recente incremento dei listini della granella in ragione della crescente domanda di materia prima. Infatti, i raccolti cinesi di mais vengono stimati stabili nel 2020 a 261 milioni di tonnellate, le importazioni dovrebbero quasi triplicare raggiungendo 27 milioni di tonnellate corrispondenti al 14% dell’import mondiale nel 2020. I consumi interni crescono fino al 25% della domanda globale, grazie alle maggiori richieste di mais per utilizzi alimentari zootecnici in conseguenza della ripartenza della filiera suinicola dopo la recente epidemia di peste suina.

Per la prossima campagna di commercializzazione 2021/22 le stime, ancora del tutto provvisorie, fanno intravedere elementi di criticità sul fronte delle scorte globali che vengono stimate in calo del 2,2% rispetto al 2020/21; risultato conseguente alla ulteriore crescita della domanda (+3,0%) non sufficientemente soddisfatta dall’offerta, comunque anch’essa in aumento (+5,3%). Sebbene sia ancora del tutto prematuro prefigurare l’evoluzione del mercato nei prossimi mesi, i prezzi del mais potrebbero verosimilmente rimanere sui livelli recentemente registrati nel caso in cui dovesse consolidarsi l’aumento della domanda e la riduzione delle scorte mondiali.

Frumento duro

Nel 2020 il prezzo medio nazionale della granella di frumento duro ha raggiunto 269,34 euro/t, in aumento del 18% circa su base annua in conseguenza della flessione produttiva mondiale del 2019 ed anche delle scorte (-14%). Nel corso dello scorso anno i prezzi si sono rivalutati fino a luglio (283,79  euro/t), mese di avvio della nuova campagna di commercializzazione 2020/21, successivamente hanno evidenziato oscillazioni comprese tra 265,00 euro/t e 277,00 euro/t, per raggiungere 281,65 euro/t a maggio 2021 (+3,6% su maggio 2020, +4,3% su aprile 2021).

La recente dinamica dei prezzi è da attribuire alla flessione delle scorte stimate dall’International Grains Council (IGC) per la campagna in corso. In particolare, le variabili di base del mercato per il 2020/20211 indicano un lieve incremento annuo dell’offerta mondiale nel 2020 a fronte del  quale però la domanda si mantiene su livelli superiori determinando una riduzione delle scorte. Le prime indicazioni dell’IGC sulla prossima annata 2021/22 prospettano un recupero sia dei raccolti (35,9 milioni di tonnellate nel 2021, +6% rispetto al 2020) sia delle scorte (+5%); facendo quindi esclusivo riferimento a queste stime, i prezzi non dovrebbero evidenziare vistose oscillazioni nel breve periodo.

Frumento tenero

Nel  caso  del  frumento  tenero, il prezzo medio all’origine è stato pari a 200,40 euro/t nel 2020 (+0,7% sul 2019). Per questo prodotto, i valori sono aumentati mensilmente in maniera pressoché costante per gran parte dello scorso anno fino a maggio 2021 quando hanno raggiunto 241,76 euro/t (+21% su maggio 2020). Eppure, i prezzi durante la campagna di commercializzazione 2020/21 del frumento tenero si stanno evolvendo sulla base di abbondanti raccolti globali (+1,6% sul 2019), con consumi che si mantengono su livelli inferiori all’offerta. I fondamentali del mercato del frumento tenero non sembrano quindi giustificare gli attuali aumenti di prezzo della granella. 

Inoltre, le più recenti stime IGC sulla campagna 2021/22 prefigurano uno scenario positivo per i raccolti mondiali di frumento tenero nel 2021 (+1,9% sul 2020) e per le scorte (+1%); anche in questo caso le variabili di base del mercato non evidenziano criticità tali da giustificare un aumento dei listini internazionali nel breve termine. Molto verosimilmente, il recente aumento dei prezzi è influenzato dalla flessione dei raccolti stimati per l’Ucraina a 25,4 milioni di tonnellate nel 2020 (-12,9% sulla precedente annata) con una possibile contrazione delle esportazioni (-19%) che rappresentano mediamente il 70% dell’offerta interna.

Foto: © smereka_Fotolia