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Farm to Fork, De Castro: “Finanziare adeguatamente la Pac per realizzare la rivoluzione verde”

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Il settore agricolo dell’Unione europea vivrà nei prossimi anni una nuova fase tra rinnovo della Pac – prorogata al 2022 – e strategia Farm to Fork. In che modo questi due interventi legislativi dovrebbero integrarsi?

La prossima Politica agricola comune, che entrerà in vigore nel 2023, dovrà essere ambiziosa nei contenuti e sul piano finanziario per sostenere la sfida del New Green Deal, declinato sul fronte agroalimentare con le due strategie Farm to Fork e Biodiversity. Realizzare il disegno lungimirante, lanciato quest’anno dalla Commissione europea, di traghettare il nostro Continente verso la neutralità climatica per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini non sarà semplice. E comunque sarà una straordinaria opportunità per cambiare il paradigma che ha retto finora l’economia in generale, e l’agricoltura in particolare. Dimezzare già nel 2030 l’impiego di fitofarmaci e del 20% i fertilizzanti di sintesi chimica, aumentando al contempo al 25% del totale le superfici agricole coltivate con metodo biologico, comporterà infatti un impegno collettivo di tutta la filiera. Siamo solo all’inizio di un percorso che deve portare alla creazione di un patto di fiducia tra produttori e consumatori basato sulla qualità, la trasparenza e la sicurezza dei processi produttivi e dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole.

Sul fronte della sostenibilità il New Green Deal e Farm to Fork hanno obiettivi ambiziosi. È reale per l’Ue il rischio di importare beni che invece rispettano standard inferiori? Come scongiurarlo?

Il Green Deal e le due strategie saranno oggetto di un’attenta analisi di impatto da parte del Parlamento e, in modo specifico, da parte delle commissioni Ambiente e Agricoltura. Come ComAgri, in particolare, lavoreremo affinché ogni intervento nelle 27 aree legislative identificate da Farm to Fork e Biodiversity coinvolga tutti gli operatori della filiera. Questo per sottolineare il ruolo di co-legislatore del Parlamento, ma anche per superare eventuali dicotomie tra la riforma della Pac e le misure derivanti da queste strategie. Parliamo di due processi che vanno integrati per garantire ai nostri agricoltori un quadro normativo coerente e ben definito, che incentivi e non penalizzi i produttori, evitando una proliferazione di norme che rischierebbero di metterli in ulteriori difficoltà. Il progetto è nel complesso ambizioso per l’Unione, e lo sarà ancora di più nel momento in cui diventerà un modello anche per i Paesi extra-Ue in virtù degli elevati standard di sicurezza e di qualità dei beni agroalimentari che garantisce. In questa logica, e lo dico da europeista convinto, lasciatemi ricordare che l’Italia è da sempre all’avanguardia su molti dei target di sostenibilità identificati dalle strategie. Ma proprio per questo, ora più di prima, dovremo lavorare per impedire l’import di prodotti da Paesi terzi che adottano standard economici, ambientali e sociali meno rigorosi dei nostri.

Agricoltura di precisione, biotecnologie, digitale. In che modo questi e altri strumenti potranno cambiare il volto del settore primario europeo per i prossimi anni?

Non nascondo che l’obiettivo di una drastica riduzione degli agrofarmaci, dei fertilizzanti e di altri tradizionali mezzi tecnici impiegati per la difesa delle colture ci preoccupa. Preoccupa noi legislatori e gli agricoltori, che non possono vedere pregiudicata la loro capacità produttiva senza valide alternative. In ogni caso, ogni vincolo finalizzato ad aumentare la tutela dell’ambiente e la sicurezza alimentare dei cittadini dovrà essere accompagnato dalla disponibilità di strumenti diversi da quelli usati finora. L’agricoltura di precisione, le nuove biotecnologie, il ricorso al digitale sono già disponibili, ma ancora poco diffusi. E tuttavia dobbiamo essere ottimisti: i dati in nostro possesso indicano che gli agricoltori e le aziende agricole sono sempre più interessati a investire su questo fronte. E poi ci lascia ben sperare l’apertura della Commissione europea alle nuove biotecnologie sostenibili per l’evoluzione assistita delle piante. Una frontiera aperta sulla quale, come Parlamento, dovremo legiferare quanto prima, anche per fare chiarezza una volta per tutte sulla portata di questi strumenti che nulla hanno a che vedere con gli Organismi geneticamente modificati.

Da più parti è arrivata la richiesta di un’attenta valutazione dell’impatto dei singoli interventi che daranno seguito alla strategia Farm to Fork. Perché è necessaria e quali sono i possibili rischi per l’agroalimentare italiano?

Il successo del Green Deal e della strategia Farm to Fork, in particolare, è nelle mani dei nostri agricoltori. Senza una loro partecipazione convinta, senza i loro sacrifici, qualsiasi mitigazione dei cambiamenti climatici sarebbe irrealizzabile. Per questo, come abbiamo sottolineato con forza anche al commissario all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, nel definire la futura Pac sarà necessario un approccio fortemente comune, europeista. Per realizzare questa ‘rivoluzione verde’ da 1.000 miliardi di euro il settore agroalimentare è pronto a mettersi in gioco, fornendo ancora più servizi ambientali, raggiungendo la neutralità delle emissioni di carbonio a beneficio di tutti i cittadini europei. Ma questo sforzo non potrà essere a titolo gratuito e a qualunque prezzo. Gli agricoltori vanno incentivati, la Politica agricola deve essere finanziata in modo adeguato. E il settore deve poter contare su tecniche di produzione innovative, tra cui quelle di miglioramento varietale, in grado di sostituire la chimica nella difesa delle piante. Ultima, ma non per importanza, andrà individuata un’etichettatura nutrizionale e d’origine uguale per tutti a livello europeo, basata su ricerche che abbiano un fondamento scientifico, che non condizioni i consumatori ma fornisca loro informazioni complete per fare scelte d’acquisto consapevoli. ‘Dal campo alla tavola’ non è solo uno slogan: è la consapevolezza che non può esistere una sostenibilità ambientale senza una sostenibilità economica e sociale.

Salvatore Patriarca