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Consumi ittici, bilancio positivo: nel 2021 la ripresa

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Bilancio positivo per il comparto ittico per l’anno 2020, seppure, nel complesso, inferiore alla media del totale agroalimentare. Ma le speranze del settore sono riposte nei primi ottimi dati del 2021. A rivelarlo è il nuovo report sui consumi di Ismea.

Nel 2020 ad incidere negativamente sul comparto ittico sono state le oscillazioni del segmento del fresco sfuso. Aprile e luglio sono stati i mesi più difficili, in cui si sono registrate flessioni rispetto al 2019 dovute anche alla discontinuità dell’offerta. Fortemente condizionato nel primo periodo da problematiche di tipo logistico e nei mesi estivi dalla maggior richiesta da parte dei ristoranti, il segmento del fresco ha avuto poi un’importante ripresa nella fase finale dell’anno (+21%  a dicembre) che ha riportato l’intero comparto in terreno positivo.

Il segmento del pesce fresco, che rappresenta quasi il 50% dell’offerta, a causa delle dinamiche sopra  esposte, ha messo a segno solo un +2%, a fronte di una crescita del 16% del prodotto congelato (che rappresenta circa il 20% del totale). Il recupero dei consumi domestici non sembra quindi essere stato sufficiente a compensare i mancati introiti presso i canali dell’Horeca. Secondo quanto emerge dal report sull’Andamento dell’Economia agricola nel 2020 reso noto in questi giorni dall’Istat, il settore ha visto un deciso ridimensionamento tanto della produzione (-8,8%) che del valore aggiunto (-5,3%).

Le performance dei diversi segmenti

Il fresco, nel periodo iniziale del lockdown ha sofferto in maniera evidente gli effetti delle limitazioni per il contenimento dei contagi. Tra questi: domanda quasi azzerata di prodotti di pregio da parte della ristorazione, vuoti di offerta nella Gdo e una domanda finale maggiormente orientata a prodotti facilmente conservabili. Tuttavia, dopo un andamento altalenante, la spesa per gli ittici freschi ha mostrato una netta ripresa nella fase finale dell’anno che gli ha permesso il superamento dei risultati del 2019.

Nel primo quadrimestre 2021 le vendite di prodotti ittici freschi sono cresciute vertiginosamente arrivando a toccare il +33,3% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Le vendite di questo segmento sono rappresentate per due terzi da “pesci” (68% in valore e 64% in volume), venduti interi, sfilettati o in trance, il restante terzo da molluschi (21% in valore e 27% in  volume) e da crostacei (11% in valore e 9% in volume).

A trainare le vendite nel 2021 sono soprattutto molluschi e crostacei, con incrementi superiori al 40% dopo un 2020 già chiuso in positivo (rispettivamente +18,3% e +4,5% in termini di spesa). La spesa del segmento pesci, dopo la lieve flessione nel 2020 (-0,7%) dovuta in parte ad una domanda meno vivace, in parte ad un’offerta ridotta (nel corso del lockdown la maggior parte delle imbarcazioni sia dell’Adriatico che del Tirreno sono state ferme riducendo così notevolmente il numero delle giornate di pesca), è in ripresa in questo inizio 2021 (+24,5%), favorita sia dal nuovo atteggiamento salutistico del consumatore, che ricorre ora più volte al pesce come fonte proteica, sia dalla voglia di “compensare le privazioni subite”.

Nei primi mesi del 2021, l’atteggiamento dei consumatori nei confronti dell’acquisto di generi alimentari evidenzia infatti una maggiore positività nelle aspettative per il futuro. Volano gli acquisti di prodotti gourmet, tra cui spiccano salmone, crostacei e pescato in genere, spesso accompagnati da aperitivi, e vini, anch’essi con vendite in evidente crescita. Prodotti freschi e affumicati, in questo primo scorcio del 2021, godono di una crescente preferenza da parte dei consumatori, con incrementi dei volumi acquistati rispettivamente del 30% e del 20%, dopo un 2020 chiuso rispettivamente a +2% e +10%.

Effetto rimbalzo per prodotti surgelati e conserve ittiche: i volumi acquistati nel 2021 si attestano su livelli inferiori a quelli di inizio lockdown dello scorso anno, quando avevano segnato una vera e propria impennata delle vendite. Per i prodotti surgelati dopo il +14,5% del 2020, il primo quadrimestre segna un +2,7% dei volumi esitati, ascrivibile esclusivamente alle vendite del primo bimestre, che è  rapportato al periodo pre-Covid. Le conserve ittiche, rappresentate prevalentemente da tonno in scatola, dopo il +4,2% del 2020 segnano in questo primo quadrimestre una flessione dei volumi del 7,6% e tornano quindi ad allinearsi ai livelli del 2019, sostituite forse dal maggior ricorso al prodotto fresco.

Il profilo del consumatore – Evoluzione nel quinquennio 2016-2020

La famiglia italiana “tipo” ha acquistato, secondo i dati Nielsen Consumer Panel, circa 21 Kg di prodotti ittici nel 2020, per i pasti tra le mura di casa. Significativo il divario tra i diversi nuclei: a un consumo medio di 15 Kg nelle famiglie con componenti under 30 (pre-family e new-families), corrispondono infatti consumi di oltre 30 Kg nelle older couples.

Sono molto diversificate anche le dinamiche che hanno caratterizzato gli acquisti nell’arco del quinquennio 2016-2020. Le famiglie maggiormente fidelizzate (anziani soli o in coppia) hanno  mantenuto inalterate le abitudini di acquisto, non mostrando infatti alcuna variazione dei volumi nel 2020 rispetto a cinque anni prima (2016). Le famiglie “di mezza età con figli in casa” hanno invece in questi 5 anni sempre più apprezzato il pesce in tavola, aumentandone le quantità del 15%.

Nel 2020 le “famiglie di mezza età” e più anziane hanno continuato a consumare pesce, incrementandone gli acquisti rispettivamente del 10% e del 6% rispetto al 2019, mentre l’assoluta novità del periodo pandemico è l’aumento record (+21%) da parte della fascia di consumatori più giovani (pre-family).

A ridurre i consumi di prodotti ittici è stata la sola fascia di famiglie con reddito basso (-3,8% dal 2016) che resta l’unica fascia in cui anche nel 2020 non si rileva il trasferimento dei “consumi fuori casa” a quelli “in casa”. Di contro la fascia ad alto reddito è quella che sta nel tempo incrementando l’interesse nei confronti del pesce, aumentando i volumi d’acquisto dal 2016 del 17% e registrando anche nel 2020 un incremento a doppia cifra (+12%) proprio grazie allo spostamento dall’on-trade all’off-trade.

I canali di acquisto per il comparto ittico

In relazione ai canali di acquisto, dai dati della Consumer Panel Nielsen, risulta che la fonte di approvvigionamento più utilizzata resta il supermercato, dove avvengono il 38% degli acquisti totali di prodotti ittici. In particolare, sui 21 Kg medi acquistati l’anno da ciascuna famiglia, più di 8  provengono dai supermercati, 5,5 dagli ipermercati, poco più di 3 dai Discount, 3,6 dalle Pescherie.

Infine, in relazione alle macro aree geografiche, il quadro che emerge evidenzia un maggior consumo assoluto di prodotti ittici nel Centro-Sud, dove ogni famiglia acquista annualmente quasi 23 Kg di pesce rispetto ai 19,5 Kg acquistati dalle famiglie del Nord. Tuttavia le dinamiche dell’ultimo periodo evidenziano per il Nord una maggiore dinamicità, con una spinta espansiva più importante di quella del Sud: il Nord Est nel quinquennio 2016-2020 incrementa infatti gli acquisti dell’11% contro il +1,6% del Sud.

Foto: © Friedberg_Fotolia