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Usda, da Farm to Fork possibili effetti negativi: produzione agricola europea in calo del 12%

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La strategia Farm to Fork avrà effetti collaterali su produzione e prezzi dei prodotti, con conseguenze anche sull’aumento dell’insicurezza alimentare. A rivelarlo sono i ricercatori del Servizio di ricerca economica del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America (Usda) che hanno recentemente valutato i potenziali impatti sulla produzione e sui prezzi del nuovo programma made in Europe.

L’Unione Europa, attraverso la strategia Farm to Fork, si propone entro il 2030 di arrivare ad una riduzione dell’uso di agrofarmaci del 50%, di fertilizzanti del 20%, di antimicrobici negli allevamenti e in acquacoltura del 50%, e di destinare il 10% della terra coltivata ad usi non produttivi. Inoltre intende spingere l’agricoltura biologica per farla passare dall’attuale 7,5% al 25%. Ma questa strada, secondo i ricercatori statunitensi, porterà l’Europa a perdere il 12% della produzione agricola, mentre i prezzi dei generi alimentari cresceranno del 17%.

Lo studio Usda

L’analisi si compone di tre diversi scenari: il primo presuppone che solo l’Ue adotti tali strategie; il secondo è uno “scenario intermedio”, nel quale si estendono le restrizioni sugli input agricoli ai partner commerciali dell’Ue; il terzo è uno “scenario globale”.

Queste riduzioni mirate degli input agricoli potrebbero avere un impatto sui prezzi dei prodotti alimentari in almeno tre modi. In primo luogo, i costi di produzione potrebbero aumentare poiché gli agricoltori sostituiscono il lavoro con altri input. In secondo luogo, la produzione agricola potrebbe diminuire a causa di un minor numero di input utilizzati. Inoltre, i prezzi sul mercato internazionale potrebbero aumentare a causa della contrazione dell’offerta disponibile e della domanda alimentare anelastica. Questi costi crescenti potrebbero incidere sui bilanci dei consumatori e, in ultima analisi, ridurre il PIL mondiale e, di conseguenza, aumentare il numero di persone con insicurezza alimentare nelle regioni più vulnerabili del mondo.

Produzione agricola

Nello scenario con l’Ue da sola che adotta le misure, la sua produzione agricola diminuirebbe del 12%. Le riduzioni nell’Ue si tradurrebbero in una diminuzione della produzione mondiale dell’1%. Negli Stati Uniti, la produzione di alcune materie prime potrebbe aumentare, ma sarebbe quasi interamente compensata dalla riduzione della produzione di altre materie prime, con una crescita dell’agricoltura totale inferiore allo 0,5%. Lo stesso effetto si verificherebbe nello scenario intermedio, in cui la produzione agricola statunitense rimarrebbe generalmente piatta. Nello scenario di adozione globale delle strategie di riduzione degli input dell’Ue, i volumi di produzione alimentare e agricola a livello mondiale potrebbero diminuire fino all’11%.

Prezzi

Un calo della produzione agricola si tradurrebbe in una riduzione della disponibilità di mercato dei prodotti agricoli, con conseguenti aumenti dei prezzi che in ultima analisi incidono sui bilanci dei consumatori. Una riduzione degli input agricoli imposta dall’Ue avrebbe l’effetto più immediato proprio nel Vecchio Continente, dove si prevede che i prezzi dei prodotti alimentari aumenteranno del 17%. Con l’aumento dei prezzi dell’Ue e le ripercussioni sui loro scambi con il resto del mondo, un effetto di ricaduta farebbe aumentare i prezzi anche in altre regioni.

I prezzi del cibo negli Stati Uniti potrebbero aumentare del 5%, mentre i prezzi alimentari globali potrebbero aumentare del 9%. Tuttavia, gli aumenti del costo del cibo sarebbero significativi per la maggior parte delle regioni nello scenario in cui le misure di restrizione degli input sono adottate a livello globale, con i prezzi del cibo in tutto il mondo che crescono dell’89%. Per gli Stati Uniti, in uno scenario globale, i prezzi dei prodotti alimentari potrebbero aumentare del 62%. Allo stesso modo, i prezzi dei prodotti alimentari nell’Ue potrebbero salire del 53%.

Import e export

Poiché l’Ue è uno dei principali partecipanti al commercio agricolo internazionale, queste politiche proposte influenzeranno il commercio globale. Una riduzione della produzione agricola dell’Ue e un aumento dei costi di produzione potrebbero ridurre la sua competitività sui mercati di esportazione in tutti e tre gli scenari, e aumentare le importazioni agricole dell’Ue se l’Ue non impone ulteriori restrizioni commerciali. Se politiche simili vengono perseguite da Paesi al di fuori dell’Ue, potrebbero verificarsi risultati simili: minore produzione agricola e prezzi più elevati. Nello scenario globale, il commercio agricolo mondiale potrebbe diminuire del 4%.

La diminuzione della produzione agricola, la riduzione dei volumi degli scambi e il previsto aumento dei prezzi delle materie prime alimentari potrebbero avere un impatto sul PIL nell’Ue e a livello globale. Un mandato politico imposto solo all’Ue ridurrebbe il suo PIL di 71 miliardi di dollari ma, a causa degli effetti secondari legati ai prezzi e al commercio, ridurrebbe anche il PIL mondiale di 94 miliardi di dollari. Tuttavia, le diminuzioni del PIL potrebbero essere più significative se le restrizioni di input fossero adottate a livello globale. Il PIL diminuirebbe di 133 miliardi di dollari nell’Ue e di 1,1 trilioni di dollari nel mondo se le misure fossero attuate su scala globale.

La fame nel mondo

L’insicurezza alimentare, misurata come il numero di persone che non hanno accesso a una dieta di almeno 2.100 calorie al giorno, aumenterebbe in modo significativo nei 76 Paesi a basso e medio reddito studiati in tutti gli scenari. L’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari e il calo del reddito causerebbero un’ulteriore insicurezza alimentare in particolare in Africa. Entro il 2030, saranno 22 milioni le persone colpite se si adottasse la strategia Farm to Fork esclusivamente nell’Ue. Nello scenario globale altri 185 milioni di persone non sarebbero in grado di accedere al livello calorico medio necessario per sostenere uno stile di vita sano e attivo.

Le reazioni del settore agroalimentare

Gli scenari fotografati dall’Usda hanno messo in allarme l’intera filiera. “Senza una valutazione d’impatto completa, non celebreremo l’anniversario di un anno della strategia Farm to Fork”, hanno minacciato in una nota congiunta trenta associazioni europee tra cui Copa-Cogeca, Fefac, Cevi, Effab, Farm Europe, Fertilizers Europe, Euromontana e altri.

I firmatari non si dicono contrari all’approccio proposto all’interno della strategia Farm to Fork o del Green Deal. “Siamo tutti consapevoli che il nostro sistema alimentare deve integrare ulteriori misure per migliorare la sua sostenibilità il più rapidamente possibile, mantenendo i più alti standard di qualità e convenienza alimentare. Tuttavia – spiegano – non solo questa strategia avrà un impatto sulla qualità ambientale della nostra agricoltura, ma avrà anche un impatto sulla nostra capacità di produzione, sulla nostra competitività, sulle nostre importazioni e, in ultima analisi, sui prezzi al consumo”.

Le associazioni chiedono quindi “l’applicazione di tre principi di buon senso: avere una politica basata su dati concreti e prove scientifiche, in linea con il principio ‘legiferare meglio’, non su ideologie e posizioni politiche; iniziare a parlare concretamente di strumenti e tecnologie per creare entusiasmo nella nostra comunità agricola nei confronti di questo progetto politico e, infine, di avere lo stesso livello di ambizione nel mercato interno dell’Ue e nei confronti dei partner commerciali internazionali che non condividono le stesse ambizioni”.


Articolo di Anna Roma

Foto: Pixabay