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Accordo Eu-Mercosur, aumentano le perplessità europee

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È passato oltre un anno dalla firma dell’accordo commerciale tra l’Unione europea e il Mercosur. Il processo che porterà alla sua eventuale entrata in vigore è in corso, dovendo il Parlamento europeo e gli Stati membri ancora ratificarlo. A luglio la Commissione europea ha pubblicato la prima bozza del rapporto finale che contiene la valutazione d’impatto economico, sociale e ambientale dell’accordo e nel frattempo si sono moltiplicate le voci critiche nei suoi confronti.

I negoziati sul partenariato politico-economico tra Unione europea e i quattro Paesi del Mercosur, ovvero Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, si conclusero il 28 giugno 2019, ponendo fine a un lavoro diplomatico ventennale. L’accordo finale prevede una graduale eliminazione dei dazi tariffari su poco più del 90% dei prodotti importati dall’Unione europea da parte dei Paesi latinoamericani. Pertanto le imprese dei Paesi Ue avranno possibilità di esportare nei quattro mercati senza doversi scontrare, così, con politiche protezionistiche. Tra i settori che dovrebbero beneficiare delle liberalizzazioni c’è anche quello agroalimentare. 

Già dopo la definizione dell’accordo furono sottolineate alcune criticità. Coldiretti sottolineò ad esempio i rischi legati alla sicurezza alimentare dei prodotti importati in Europa riferendosi alle migliaia di tonnellate di carne bovina e di pollame provenienti dall’America latina, un’area coinvolta in passato in scandali di natura sanitaria. L’organizzazione sindacale europea Copa-Cogeca parlò di competizione sleale e di doppio standard tra quanto viene richiesto agli agricoltori europei e quanto invece è concesso fare a quelli latinoamericani. Tra i settori agroalimentari interessati dall’accordo c’è dunque anche l’avicoltura. E da questa parte non mancarono le voci critiche. Ad esempio Unaitalia, l’Unione nazionale della Filiere agroalimentari delle Carni e delle uova, e Avec, l’associazione che rappresenta i commercianti e i trasformatori europei di carni bianche, indicarono i rischi per la sicurezza, il benessere animale e la redditività del settore. 

L’analisi sull’impatto dell’accordo

Nel processo che porterà alla definitiva entrata in vigore dell’accordo, la Commissione europea ha diffuso una valutazione d’impatto dell’accordo con il Mercosur realizzata dalla London School of Economics. Il documento ha valutato le conseguenze dell’intesa in due scenari, uno ‘ambizioso’ e uno ‘conservativo’, con una eliminazione delle tariffe su una gamma più o meno ampia di prodotti. Secondo il report l’impatto dell’accordo sarà positivo per l’Ue e per il Mercosur, con un aumento degli scambi commerciali. L’Ue vedrà ad esempio aumentare più le importazioni delle esportazioni, mentre l’agroalimentare sarà uno dei settori interessati da una forte espansione in termini di spedizioni dall’America latina all’Ue. 

Tra i comparti la carne avicola e quella suina vedrà salire del 36,7% le importazioni nello scenario ‘conservativo’. Per il settore bovino, invece, sempre in questo scenario l’import dal Mercosur aumenterà tra il 26% e il 37%, con la produzione dei Paesi latinoamericani che crescerà dello 0,2-2,1% mentre quella Ue diminuirà dello 0,7%. Più netto l’effetto nello scenario ‘ambizioso’: import Ue in crescita tra il 54% e il 78%, produzione Ue in calo dell’1,2% e in aumento dello 0,6-4% nel Mercosur. 

Tuttavia, tanto per la carne avicola quanto per il manzo, come per altri prodotti come lo zucchero, il report suggerisce all’Ue di considerare il ricorso a una liberalizzazione soft e alle quote per minimizzare la sua esposizione e limitare l’impatto dell’accordo. 

Le critiche all’accordo

Nelle intenzioni dell’Unione europea l’accordo commerciale rientra nella più ampia politica ambientale, come risorsa per la promozione dello sviluppo sostenibile e della responsabilità d’impresa. Ma proprio questo è uno degli aspetti più controversi che sta facendo emergere le voci contrarie al partenariato Ue-Mercosur. Sono in tanti, infatti, a puntare il dito contro le pratiche agricole dei Paesi oltreoceano che hanno un impatto negativo sull’ambiente, soprattutto in termini di deforestazione. 265 organizzazioni tra America latina ed Europa hanno di recente sottoscritto un appello rivolto alle istituzioni europee e ai governi interessati per fermare il trattato. 

Già nei mesi successivi alla definizione dell’accordo, nell’estate del 2019, erano emerse posizioni di contrarietà all’accordo sulla scorta di motivazioni di tipo ambientalistico. In Irlanda, ad esempio, ma anche in Olanda, Lussemburgo e Austria. Lo scorso giugno il presidente francese Macron, che già aveva espresso le sue riserve l’anno passato, ha detto che la Francia non dovrebbe firmare nessun accordo commerciale con i Paesi che non rispettano l’Accordo di Parigi.

Il riferimento implicito è al Brasile, al quale si rivolgono anche gli stessi redattori del report della London School of Economics. Secondo gli esperti la riduzione della deforestazione dipenderà dall’adozione di politiche ambientali appropriate, alcune delle quali raccomandate nello stesso documento. Importante sarà l’impegno del Paese latinoamericano di implementare efficacemente l’accordo sul clima e dar seguito a promesse come la riforestazione di 12 milioni di ettari entro il 2030 o lo stop al taglio illegale di alberi. Infatti – aggiungono gli specialisti – l’esperienza del periodo dal 2004 al 2012, con la riduzione del tasso di deforestazione mentre l’agricoltura brasiliana era in fase espansiva, indica che il settore agro-zootecnico non è un ostacolo alla protezione delle foreste, a patto però che siano messe in atto solide politiche a tutela dell’ambiente.

Foto: Pixabay