La riduzione dell’uso di antimicrobici in ambito veterinario è uno degli obiettivi di Farm to Fork. Entro il 2030 le vendite di questo tipo di farmaco nell’Unione europea devono dimezzarsi. Ma per Epruma, la Piattaforma europea per l’Uso responsabile di farmaci veterinari, l’obiettivo deve tenere in considerazione i risultati già raggiunti dagli allevatori europei, e cioè il minor uso di antimicrobici degli ultimi anni. Richiedere una ulteriore riduzione potrebbe mettere a rischio la salute degli animali da reddito e anche la sicurezza alimentare, è la denuncia di Epruma, che ha tra i suoi partner anche la Federazione dei Veterinari europei, e Fefac, la Federazione dei Produttori europei di mangimi.
Contro la resistenza agli antibiotici
La strategia Farm to Fork è stata presentata lo scorso 20 maggio dalla Commissione europea ed è un pilastro del New Green Deal, il Patto per il clima e la neutralità climatica nell’Ue. Questa strategia ha come obiettivo la realizzazione di un sistema alimentare più sostenibile. Tra gli interventi che contribuiranno a definire questa transizione c’è anche l’abbattimento dell’uso di antimicrobici per l’assistenza sanitaria veterinaria.
La Commissione metterà a punto delle azioni per ridurre del 50% le vendite complessive nell’Ue di questi farmaci per gli animali da allevamento e per l’acquacoltura entro il 2030. L’uso eccessivo di questi medicinali si correla infatti a una delle principali minacce per la salute globale, umane e animale, ovvero la resistenza che gli agenti patogeni sviluppano contro i farmaci rendendoli così inefficaci. L’Ue cercherà di contrastare questo fenomeno anche facendo sì che i prodotti di origine animali importati rispettino norme rigorose in materia di impiego di antibiotici secondo il regolamento sui medicinali veterinari approvato di recente.
Si tratta dunque di una battaglia combattuta su più fronti e che ha già dato i suoi frutti. Proprio di questi risultati – dice Epruma – bisogna tener conto nel definire le richieste rivolte agli allevatori.
Assicurare il benessere e la salute animale
L’obiettivo della strategia è ambizioso, fa sapere Epruma. Ma è bene che i legislatori Ue abbiano nel loro orizzonte un obiettivo più ampio che è quello dell’uso responsabile degli antibiotici veterinari. A fronte dei successi ottenuti dalla zootecnia europea, con una drastica riduzione dei farmaci impiegati, l’interrogativo è se gli allevatori saranno in grado di rispettare le richieste dell’Ue senza impattare negativamente sul benessere animale. L’ultimo rapporto dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, ha indicato infatti una diminuzione che sfiora il 33% delle vendite di antibiotici veterinari tra il 2011 e il 2017 nei 25 Paesi monitorati.
Ecco perché la raccomandazione di una nuova riduzione dell’uso di antibiotici potrebbe avere un effetto negativo sulla salute animale e quindi sulla sicurezza alimentare. Il 2017 è stato considerato l’anno di riferimento, il punto di partenza per calcolare la riduzione del 50% delle vendite di antimicrobici. Ma per Epruma bisogna partire da un anno base antecedente per includere i progressi fatti dagli allevatori europei e rendere il nuovo obiettivo alla loro portata.
L’accento va posto su un approccio più complessivo, per la prevenzione e l’uso pertinente degli antibiotici secondo il principio del ‘meno possibile, tanto quanto è necessario’. Bisogna proteggere la salute degli animali con tutti i mezzi a disposizione e usare gli antimicrobici solo quando serve davvero. Una gestione ottimale degli allevamenti, un’adeguata nutrizione, l’uso di vaccini e di farmaci, inclusi gli antimicrobici quando necessario, sono tutti utili a garantire il benessere degli animali e a portare avanti un tipo di allevamento sostenibile. E su questo fronte un contributo decisivo potrebbe arrivare dalla nuova Pac e dalla possibilità che offrirà all’accesso alle risorse necessarie per supportare e incentivare i miglioramenti nella gestione del benessere degli animali da reddito, rendendo meno necessario l’uso di medicinali.
Così si potrà anche continuare a portare avanti la battaglia contro l’antimicrobico resistenza. Diminuire l’uso di antimicrobici – dicono ancora i rappresentanti di Epruma – non sarà sufficiente per far fronte a questa sfida né avrà un grande impatto sulla riduzione dei 33 mila decessi stimati in Europa ogni anno e correlati a questa emergenza sanitaria. Come emerso da diverse ricerche, circa il 75% del totale delle infezioni con batteri antibiotico-resistenti in Ue e nell’area economica europea insorge in ambito ospedaliero.
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