Più del 99% dei mangimi sottoposti a controlli è risultato regolare. Un dato che indica chiaramente come la mangimistica italiana rispetti i requisiti in materia di sicurezza alimentare. Nel 2018 i campioni risultati irregolari sono stati meno dell’1%, un valore che migliora il dato del 2017, con una riduzione del livello di non conformità di 0,05 punti percentuali. I mangimi composti, le materie prime, gli additivi, le premiscele e l’acqua di abbeverata utilizzati in Italia sono dunque sicuri. I dati sono contenuti nella relazione del ministero della Salute sull’attività ispettiva e i controlli eseguiti in attuazione del Piano nazionale Alimentazione animale.
Il 2018 è il primo dei tre anni di applicazione del piano adottato per contribuire alla tutela della salute e il benessere animale e per assicurare la salubrità dei prodotti di origine animale. I controlli sono stati eseguiti dai servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali e, per i prodotti importati, dai Posti di ispezione frontaliera e dagli Uffici veterinari per gli Adempimenti comunitari.
Cinque irregolarità in meno del 2017
Nel 2018 gli ufficiali hanno eseguito 25.782 ingressi e ispezionato 20.090 attività presso gli operatori del settore dei mangimi. Le irregolarità emerse sono state 1101, relative a non conformità strutturali degli impianti o alla gestione delle attività. Come previsto dal piano, l’attività di vigilanza riguarda tutte le imprese del settore: produttori primari, allevamenti, mangimifici, distributori, industrie alimentari che forniscono co-prodotti per l’alimentazione animale, trasportatori di mangimi, per verificare il possesso e il mantenimento dei requisiti strutturali e funzionali.
L’attività di campionamento ha fornito 10.836 campioni ufficiali di mangimi. Questi sono stati prelevati in tutte le fasi di produzione, utilizzo, distribuzione e trasporto. Sono state solo 97 le non conformità rilevate nel 2018, cinque in meno rispetto all’anno passato. Pertanto, stando ai risultati delle analisi degli istituti zooprofilattici, è emersa l’irregolarità nello 0,89% dei campioni.
Oltre la metà dei campioni è stata prelevata negli allevamenti. Tra gli altri, il 30,2% ha riguardato mangimi destinati a ruminanti; il 27% sono stati invece campioni per cui non era possibile indicare la specie animale di destinazione (un dato che rinvia soprattutto al campionamento di materie prime per le quali l’indicazione delle specie di destinazione non è un obbligo di etichettatura); il 16,8% gli avicoli; il 13% i suini; il 5% l’acquacoltura; il 3% gli animali domestici.
Sui campioni prelevati le analisi di laboratorio sono finalizzate alla ricerca di costituenti di origine animale non ammessi nei mangimi; di Salmonella; di sostanze farmacologicamente attive e additivi destinati all’alimentazione animale; di sostanze indesiderabili che includono anche i contaminanti ambientali (come micotossine e pesticidi, ad esempio), di Organismi geneticamente modificati.
Delle 97 irregolarità la maggior parte ha riguardato fenomeni di carry over (contaminazione crociata) e presenza di principi farmacologicamente attivi e additivi vietati o in concentrazione non consentita (rispettivamente 35 e 7, quindi 42 in totale, un numero inferiore al 2017). Le restanti erano relative alla presenza di micotossine oltre i limiti consentiti (13, meno del 2017); di Ogm (12, un dato maggiore dell’anno precedente sebbene le non conformità siano riferite alla mancanza delle indicazioni obbligatorie in etichetta); di costituenti di origine animale vietati per l’acquacoltura (10); a contaminazioni da Salmonella (10, meno del 2017); alla presenza di contaminanti vari (4, in crescita rispetto al 2017) e a non conformità nel programma di Monitoraggio riservato agli additivi nutrizionali e oligoelementi (6, erano 8 nel 2017).
Tutti i prodotti irregolari rispediti al Paese di provenienza
Sul fronte dei prodotti importati il campionamento è stato eseguito su 296 partite (su 5.176 totali presentate per l’importazione) per un totale di 346 campioni prelevati. La metà dei campioni (176) è stata prelevata per la ricerca di contaminanti come pesticidi, metalli, impurità botaniche. Le partite non conformi sono state 10, lo 0,19% delle partite presentate per l’import e il 3,37% delle partite oggetto di prelievo. Sono state tutte sottoposte a provvedimento di non ammissione e rispedite verso il Paese di provenienza.
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