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CoVid-19, Fao: acquacoltura in difficoltà per stop Horeca e difficoltà a reperire input

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Come gli altri comparti del settore agroalimentare e zootecnico anche la pesca e la piscicoltura hanno subito le conseguenze del lockdown e delle misure per il contenimento di CoVid-19. Sebbene il rapporto della Fao sullo Stato della Pesca e dell’Acquacoltura mondiale 2020 contenga dati relativi al periodo precedente alla crisi sanitaria ed economica, la sua pubblicazione è stata accompagnata da un’appendice incentrata sull’impatto della pandemia sul settore. 

Per l’acquacoltura le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, i problemi alla logistica e le serrate di ristoranti e alberghi sono stati i fattori che più hanno pesato. Molti piscicoltori, che non erano in grado di vendere il loro prodotto, hanno dovuto mantenere negli impianti grandi quantità di pesce vivo mentre altri piscicoltori non hanno potuto portare avanti i le operazioni stagionali previste per i loro allevamenti. Questo ha comportato, pertanto, un aumento dei costi e maggiori rischi di gestione. 

Gli allevamenti legati all’export hanno dovuto fare i conti con le interruzioni dei trasporti internazionali. Diverse imprese rischiano di fallire anche se in alcuni Paesi i governi, o altre istituzioni, hanno garantito supporto finanziario. Secondo delle previsioni preliminari – ricorda la Fao – con l’allentamento della crisi alcune aziende potrebbero risollevare le proprie sorti. 

La situazione è critica anche per quegli allevamenti che riforniscono i mercati di pesce fresco o i servizi di fascia alta, quindi legati al circuito Horeca. In questo caso le possibilità di ripresa dipendono soprattutto dalla capacità di riorientare le vendite verso altri canali, come il commercio al dettaglio e la grande distribuzione, anche sfruttando gli strumenti digitali. 

Per molte piccole e medie imprese i problemi arrivano dalla mancanza di liquidità, dovendo far fronte a un calo del fatturato e alle nuove spese dovute ai costi necessari per mantenere gli allevamenti negli impianti. Anche la fornitura delle materie prime, come farmaci e mangimi, è stata pregiudicata dagli intoppi nella logistica e nei trasporti, tra rispetto di misure di prevenzione e chiusura dei confini. E i fornitori rischiano di dover subire un danno maggiore nei prossimi mesi poiché gli allevamenti potrebbero chiudere o ritardare le attività di restocking. 

Bene le vendite di pesce surgelato o in scatola

Per la pesca la Fao indica una riduzione del 6,5% delle attività industriali nel mondo. Ogni segmento della filiera è stato interessato, dalla produzione alla trasformazione, dal trasporto al commercio, sia nei mercati interni che sul mercato internazionale. 

In alcune aree del Mediterraneo e del Mar Nero oltre il 90% dei pescatori di piccola scala sono stati costretti a fermarsi per l’impossibilità di vendere il loro prodotto. La produzione è stata poi condizionata dalle difficoltà nel reperimento degli input e anche nell’afflusso della manodopera. 

Sul fronte della domanda, invece, i consumi sono stati frenati dalla forte riduzione del turismo e dallo stop all’Horeca mentre la vendita al dettaglio si è mantenuta stabile o è aumentata per i prodotti con una shelf life più lunga (pesce surgelato, in scatola, marinato e affumicato). 

Foto: Pixabay