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Carne suina, il mercato europeo soffre la mancanza di domanda: export a -15%

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carne peste suina

Lo squilibrio tra l’offerta abbondante e il rallentamento della domanda, soprattutto da parte della Cina, agita il mercato europeo della carne suina. Inoltre, la buona disponibilità di prodotto cinese, dovuta sia a un aumento della produzione nazionale sia a un elevato livello degli stock di carni congelate, potrebbe determinare un ulteriore rallentamento delle importazioni nei prossimi mesi. Si stima per la fine dell’anno una variazione negativa dell’export tra il 10% e il 20% rispetto ai livelli record del 2020. Con ripercussioni anche sui prezzi, previsti al ribasso. A rivelarlo è il nuovo report Ismea che ha analizzato le tendenze del comparto.

Prezzi in discesa

Sui mercati europei, i prezzi medi dei suini sono progressivamente diminuiti negli ultimi mesi, sollevando preoccupazioni per la marginalità degli allevatori di suini. Dopo il picco raggiunto a giugno, a partire dal mese di luglio i listini sono costantemente diminuiti, portando la media dei primi nove mesi del 2021 a 151,2 euro/100 kg peso carcassa (-11,2% rispetto a un anno fa, per i suini categoria S-E). Nel mese di ottobre, sulla base delle ultime quotazioni disponibili, si registra un ulteriore ribasso, con i prezzi scesi in media a 133,7 euro/100 kg (-8,4% nel confronto su base annua).

Il calo delle quotazioni europee sta interessando, in misura anche più accentuata, i suinetti, che nei primi nove mesi hanno mediamente raggiuto i 45 euro/capo, con una variazione del -18% rispetto a un anno fa. Anche per questa categoria, la flessione non sembra arrestarsi con le ultime quotazioni del mese di ottobre attestatesi sotto i 30 euro/capo (-17% su base annua).

Aumenta la produzione

La produzione di carne suina dell’UE è aumentata di 375mila tonnellate nei primi sette mesi del 2021 (+2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Nel confronto però bisogna tener conto delle interruzioni dell’attività di macellazione verificatesi nel corso del 2020 a causa dell’emergenza Covid. La ripresa delle macellazioni ha interessato tutti i principali Paesi produttori: Spagna+2,7% rispetto a gennaio-luglio 2020, Polonia +5,0%, Paesi Bassi +7,1%, Danimarca +9,3%, e Italia +7,4%. Discorso diverso per la Germania, dove la PSA (Peste Suina Africana) ha determinato la perdita del mercato cinese e il conseguente calo dei prezzi. L’impatto sulle macellazioni è già visibile con una flessione della produzione pari all’1,6% nei primi sette mesi del 2021.

Di fronte al crollo dei prezzi dei suini e al contemporaneo aumento dei costi dei mangimi, il settore delle carni suine dell’UE dovrebbe reagire con una frenata della produzione e, secondo le previsioni della Commissione Europea, il 2021 dovrebbe chiudersi con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. Questa tendenza potrebbe continuare nel 2022, con una previsione di crescita del +0,6% su base annua. Se da un lato il calo dei prezzi ha impattato negativamente sui margini degli allevatori di suini dell’UE, dall’altro lato la carne suina comunitaria ha acquisito un vantaggio competitivo sui mercati mondiali. 

Le esportazioni

Nel complesso le esportazioni UE di prodotti suinicoli sono aumentate dell’8,7% nei primi otto mesi del 2021, soprattutto le carni congelate (+12,3%) che rappresentano quasi i due terzi dei volumi complessivamente diretti verso Paesi terzi (Regno Unito escluso).

La performance complessivamente positiva dell’export UE, in realtà, è frutto di dinamiche contrapposte che hanno interessato i vari mercati di sbocco. Nel corso del 2021 sono diminuite, infatti, le esportazioni dirette verso la Cina (-5,1% nel periodo gennaio-agosto), a fronte di una crescita sostenuta della produzione interna (+38% nei primi nove mesi del 2021).

Allo stesso tempo, carni e preparazioni dell’UE hanno trovato sbocco in altre destinazioni dell’Asia (Filippine +170%, Vietnam +33%, Corea del Sud +10% nei primi otto mesi del 2021) in cui la PSA ha ridotto significativamente la produzione interna negli Stati Uniti (+37%), in Australia (+41%) e in Ucraina (+11%). Con l’obiettivo di diversificare i mercati in alternativa a quello cinese, anche l’America Latina (soprattutto Cile) sta diventando una destinazione importante per le esportazioni di carne suina comunitaria, di quella spagnola in particolare.

Nel complesso le esportazioni UE di carni suine dovrebbero rimanere dinamiche, con un aumento del +6% a fine 2021, ma la situazione del settore suinicolo comunitario sarà fortemente influenzata  dagli sviluppi del mercato  cinese, che sembra dirigersi verso una sempre maggiore autosufficienza anche grazie a un incremento del patrimonio e soprattutto del numero di scrofe da riproduzione.

Foto: ©ilfede_Fotolia