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Agroalimentare: occorrono provvedimenti urgenti per garantire la filiera e la sicurezza degli alimenti

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Le misure di contrasto per l’emergenza coronavirus rischiano di provocare conseguenze durature per la filiera agroalimentare italiana, evidenziando la limitata capacità di autoapprovvigionamento di materie prime vegetali agricole del nostro Paese ponendo, di riflesso, in evidenza ancora maggiore la dipendenza del nostro sistema produttivo agroalimentare dalle importazioni. Ne deriva una esposizione sempre maggiore delle nostre aziende e del nostro sistema produttivo agli umori e alle disponibilità del mercato internazionale.

È, pertanto, necessario mettere in atto misure di contrasto che abbiano l’obiettivo soprattutto di stimolare una ripresa quantitativa e qualitativa della produzione primaria nazionale, in grado di rispondere alle esigenze dell’industria della trasformazione, e quindi alla nostra filiera agroalimentare.

L’Italia, in questi ultimi anni, ha infatti evidenziato una ulteriore perdita produttiva interna diventando importatrice netta dall’estero di materie prime. Ciò è avvenuto per la concomitanza di più fattori: la ridotta superficie agricola disponibile; la presenza di vaste aree a bassa produttività; gli elevati costi sostenuti per far fronte a standard produttivi superiori e la scarsa capacità di innovazione. A ciò si aggiungano la riduzione degli aiuti comunitari, l’elevata concorrenza a livello globale, ma anche fattori come il cambiamento climatico e il sopravvenuto maggiore rischio sanitario al quale sono esposte alcune nostre produzioni (come è ad esempio il caso delle micotossine nel mais). Tutti fattori, questi, che minano la competitività del nostro sistema.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, nel 2019 le quantità dei principali cereali, semi oleosi e farine proteiche prodotte evidenziano un tasso di autoapprovvigionamento, in complesso, di appena il 41% del nostro fabbisogno interno, il che porta la nostra dipendenza dall’estero al 59% del nostro fabbisogno. La perdita che ne deriva per la nostra agricoltura è di 4,4 miliardi di euro in termini di mancata produzione e uno speculare aggravio di spesa sulla nostra bilancia commerciale.

Le criticità maggiori riguardano produzioni strategiche per l’agroalimentare italiano, come il mais, il grano e le farine proteiche, dove si registra una capacità di autoapprovvigionamento interno sceso a livelli allarmanti, rispettivamente di soltanto il 49%, il 36% e il 16%.

La situazione di emergenza che stiamo attraversando a livello mondiale pone molti Paesi produttori a rivedere le quote di commercio con l’estero per aumentare le scorte interne, con alcuni che starebbero valutando anche la possibilità di ridurre o addirittura, in alcuni casi, bloccare le esportazioni. Pur essendo improbabile che ciò non avvenga, occorre però pensare che, al momento, non è dato sapere per quanto potrà durare la situazione di crisi da coronavirus e quali effetti essa potrà avrà sulla capacità produttiva mondiale, il che impone la necessità, anche per il nostro Paese, di prevedere un piano nazionale per garantire un sufficiente livello di sicurezza degli approvvigionamenti per l’immediato futuro.

Per tali ragioni diventa di assoluta priorità sviluppare con urgenza alcune linee di azione che consentano di dare un forte stimolo alla ripresa produttiva:

– prevedendo un piano di incentivi per incrementare quanto più possibile le produzioni nazionali del comparto agroalimentare attraverso un sistema di aiuti agli agricoltori;

– chiedendo a livello europeo di mantenere inalterato il budget destinato alla Pac, al quale è anzi necessario affiancare risorse aggiuntive per poter implementare correttamente e promuovere lo sviluppo sostenibile ipotizzato con il Green Deal europeo;

– promuovendo sistemi di premialità, attraverso defiscalizzazione ed elevando il livello di remunerazione per i lavoratori della filiera;

– creando linee di intervento dedicate specificamente alle aree più svantaggiate del Paese, favorendo l’insediamento di nuove imprese con effetti positivi non solo sulla produzione ma anche sulle condizioni economiche di queste aree;

– dando un forte impulso alla ricerca, sia pubblica che privata, per offrire alla produzione primaria strumenti innovativi per favorire lo sviluppo produttivo e la qualità dei raccolti, con particolare riguardo alle grandi opportunità rappresentate dalle Nbt (New Breeding Techniques) e dall’agricoltura di precisione;

– favorendo un ritorno alle semine di tutti quei terreni che sono stati messi a riposo o sono stati abbandonati dalla produzione agricola.

L’agricoltura, e tutto il settore agroalimentare, hanno una funzione strategica imprescindibile che è stata per troppo tempo sottovalutata. Oggi la grave emergenza sanitaria che stiamo vivendo a livello mondiale ha messo in evidenza le profonde criticità del nostro Paese nel riuscire ad assicurare con le produzioni interne la capacità di garantire cibo in quantità sufficiente e accessibile a tutti. Abbiamo il dovere morale e sociale di porre con urgenza rimedio a questa grave carenza e dobbiamo farlo con un Piano Nazionale Straordinario. Un impegno necessario alle nostre generazioni e a quelle che verranno.

Foto: Pixabay

Marcello Veronesi