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Giornata mondiale dell’ambiente, il contributo della mangimistica alla biodiversità

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L’edizione 2020 della Giornata mondiale dell’Ambiente è un’ulteriore occasione per riflettere sulla sicurezza alimentare. Il tema scelto per questo 5 giugno, la data del World Environment Day, è infatti la difesa della biodiversità. La sua perdita è, tra l’altro, una minaccia all’approvvigionamento alimentare in tutto il mondo e per questo va contrastata. Le celebrazioni dell’evento voluto dall’Onu arriva a poche settimane dalla presentazione delle comunicazioni della Commissione europea sulle due strategie perno della transizione verso un’Europa più verde nel solco del New Green Deal. Una delle due strategie è dedicata proprio alla biodiversità, l’altra, la Farm to Fork, riguarda invece più da vicino la sostenibilità

Sostenibilità e biodiversità sono due temi legati tra loro, aspetti su cui le principali organizzazioni sovranazionali manifestano una comunione di intenti e strategie, come indicano queste iniziative di Onu e Ue. E sono anche aspetti sui quali il settore primario è chiamato a dare il suo contributo, con un suo segmento che già rappresenta un esempio virtuoso per un sistema alimentare sostenibile: il settore mangimistico

Rischi anche per le colture agricole

Sono cinque gli elementi che stanno erodendo la biodiversità, ovvero la varietà di ecosistemi,  specie vegetali e animali e i geni che contengono. In poche parole la ricchezza della vita. Le minacce arrivano dal cambiamento climatico; dal sovrasfruttamento delle risorse naturali; dall’invasione di specie estranee agli ecosistemi; dalle variazioni dell’uso di suolo e acque marine; dall’inquinamento. 

La tutela della biodiversità richiama quindi anche il tema del clima, dei suoi sconvolgimenti e degli eventi avversi che causano danni irreparabili alla natura. Basti pensare agli effetti disastrosi degli incendi, delle alluvioni o della siccità, oppure all’aumento delle temperature. Secondo la Commissione europea, per ogni aumento di un grado del riscaldamento sopra i livelli storici, il raccolto medio globale dei principali cereali, ovvero riso, mais e grano, diminuirebbe tra il 3% e il 10%.

Ma la relazione è biunivoca. La perdita delle risorse naturali e il loro utilizzo non sostenibile sono dei fattori che contribuiscono ai cambiamenti climatici. Le risorse naturali sono a rischio e, con esse, lo è anche l’approvvigionamento di cibo. La perdita della biodiversità è una minaccia per il sistema alimentare, per la produttività agricola, appunto, per la sicurezza alimentare. Solo un’adeguata ricchezza di risorse naturali, utilizzate in modo corretto, permette di fornire cibo sicuro, sostenibile, nutriente e accessibile a tutti. Una prerogativa che va difesa, soprattutto a fronte di una popolazione in forte crescita. 

Meno sprechi con l’economia circolare 

La difesa della biodiversità richiede a tutto il sistema produttivo di gravare di meno sulla natura. E in questo senso il settore mangimistico è un esempio virtuoso. L’attenzione all’ambiente è infatti una tensione insita nella sua identità. I mangimisti operano all’interno di un circuito di economia circolare, un modello che dovrebbe trovare sempre più spazio secondo il disegno della Commissione europea. Le aziende che forniscono cibo agli animali da reddito recuperano infatti i co-prodotti dell’industria alimentare non edibili per l’uomo, quindi fuoriusciti dal ciclo produttivo e di consumo ma qui reinseriti, con una nuova destinazione, grazie alla loro attività.

Anche questo è un modo per pesare di meno sull’ambiente, per non esasperare il sovrasfruttamento delle risorse naturali. Si tutela la biodiversità, si contrasta lo spreco e la perdita dei prodotti alimentari, si definisce un sistema alimentare sostenibile, nel quale si produce di più con meno e del quale la zootecnia rappresenta un tassello fondamentale. 

La tutela della biodiversità e il perseguimento della sostenibilità possono trovare un alleato anche nella ricerca e nell’utilizzo delle moderne biotecnologie che possono sfruttare le ultime conquiste dell’editing genetico. Queste nuove tecnologie, le New breeding techniques (Nbt), in grado di modificare il genoma delle piante senza inserire geni di altre specie, introducono caratteri desiderati. Così si possono ottenere, ad esempio, colture più resistenti al clima o ai parassiti oppure si possono rendere coltivabili specie selvatiche, accrescendo così la disponibilità di risorse per gli agricoltori.  

La questione è ancora aperta in Europa, e non mancano le controversie dopo la sentenza della Corte di giustizia del 2018 che ha equiparato gli organismi ottenuti con le Nbt agli OGM. Ma da allora sono arrivate importanti aperture e la stessa strategia Farm to Fork richiama il possibile contributo delle nuove tecniche innovative come le biotecnologie per aumentare la sostenibilità e ridurre la dipendenza dei pesticidi, sempre in condizioni di sicurezza per i consumatori. La Commissione sta conducendo uno studio sul potenziale delle nuove tecniche di ingegneria genetica a favore del miglioramento della sostenibilità nella filiera alimentare.

Foto: Pixabay