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Fao, l’innovazione è la chiave per un’agricoltura globale sostenibile

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L’innovazione in agricoltura è una risorsa essenziale per vincere le diverse sfide che il settore ha di fronte, alle quali si è aggiunto l’impatto negativo causato dalla pandemia di CoVid-19. La recessione si affianca così alle ancora diffuse fame e carestie, alla scarsità delle risorse naturali, ai cambiamenti climatici, alla crescente domanda di cibo, alle minacce alla biodiversità. Per ottenere i migliori risultati dal suo impiego, è utile una stretta collaborazione tra settore pubblico e settore privato. L’ha ricordato la Fao nel corso di un seminario via web dedicato proprio a innovazione e sostenibilità in agricoltura. 

“L’innovazione e l’applicazione della scienza e della tecnologia sono sempre stati e devono continuare a essere il fondamento dell’agricoltura”, ha ribadito Beth Bechdol, la neo vice-direttrice generale della Fao. 

La crisi alimentare è un problema per 135 milioni di persone, con 83 milioni che rischiano invece di subirne le conseguenze. La malnutrizione e una non adeguata sicurezza alimentare sono ai massimi livelli dal 2017, da quando la Fao ha cominciato a monitorare il tema con un report specifico.

Negli Usa un’agenda per l’innovazione

L’appello della Fao a far leva sull’innovazione, la tecnologia e la ricerca insieme al settore privato trova una sponda nella posizione dell’amministrazione degli Stati Uniti espressa da Scott Hutchins, vice sottosegretario del Dipartimento dell’Agricoltura. Nel corso dell’incontro in remoto, Hutchins ha ricordato l’agenda dell’innovazione di cui si è dotato il dipartimento che “sottolinea il bisogno di allineare meglio l’attività di ricerca pubblica con il settore privato”. 

Nell’agenda trovano posto, tra l’altro, lo studio del genoma e l’utilizzo del digitale e dell’automazione, tutto per migliorare agricoltura e sicurezza alimentare. “Le nuove tecnologie permettono all’agricoltura di diventare più efficiente, rendono disponibile più terra per le pratiche di conservazione, come la silvicoltura”, utile per la cattura del carbonio. 

Gli obiettivi che gli Stati Uniti si sono posti sono individuati da Stephen Censky, vice segretario del dipartimento, anche lui tra i partecipanti del webinar. “Entro il 2050 puntiamo ad aumentare la produttività dell’agricoltura statunitense del 40% per far fronte alla domanda alimentare di domani dimezzando al contempo l’impronta ambientale dell’agricoltura del Paese”. L’agricoltura, in particolare le pratiche di intensificazione sostenibile, sono parte della soluzione per “la doppia sfida dell’aumento della produttività per nutrire una popolazione crescente e, allo stesso tempo, la riduzione della sua impronta ambientale dell’agricoltura e l’aiuto alla risoluzione delle sfide climatiche”. 

Le biotecnologie nei Paesi a minor reddito

Ovunque l’innovazione potrà permettere di sfruttare coltivazioni a maggior rendimento, resistenti al cambiamento climatico, ai pesticidi e alle patologie, efficienti nello sfruttamento di acqua e nutrienti. Anche nei Paesi meno avanzati le nuove tecnologie potrebbero avere un impatto estremamente positivo e la Fao sta lavorando per rinforzare le capacità di questi Stati.

Rémi Nono Womdim, vicedirettore della Divisione Produzione vegetale e Protezione delle piante della Fao, ha ricordato le ricadute positive dell’uso delle biotecnologie sia negli approcci a bassa tecnologia, come l’impiego delle colture tissutali, sia ad alta tecnologia, dall’editing genetico al sequenziamento del genoma alle tecnologie molecolari.

“In Africa Sub-sahariana, dove la produttività è estremamente bassa, i tassi medi di adozione di varietà migliorate sono del 30% e fino al 90% di semi deriva da canali informali in cui manca una garanzia di qualità”, aggiunge il rappresentante della Fao. Riuscire a promuovere queste varietà migliorate e ad alto rendimento permetterebbe invece di avere accesso a semi di qualità.

Foto: ©Mopic_Fotolia