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Consumi alimentari, nel 2021 lieve flessione: -0,3%. In calo la spesa per la carne

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consumi foto pixabay

Lieve flessione dei consumi domestici. Malgrado il confronto con l’annata eccezionale precedente, nel 2021 si registra un -0,3%. Per la spesa alimentare si tratta del primo cedimento dopo quattro anni di crescita. A renderlo noto è un nuovo report di Ismea. Un cedimento definito di “rimbalzo” che, in realtà, ci si attendeva fosse più incisivo. Previsioni in parte smentite per l’inaspettato protrarsi delle condizioni di emergenza e per un generalizzato incremento dei prezzi medi nell’ultimo trimestre.

Il valore della spesa per i consumi alimentari in casa, nel 2021, si attesta su circa 87,3 miliardi di euro. In confronto alla spesa dell’annata pre-crisi, si tratta comunque di un +7,5% (variazione 2021/2019). Si confermano a consuntivo le due macro-tendenze evidenziate già nei primi mesi dell’anno passato:

– una crescita della spesa per le bevande (+3,6%) superiore a quella per gli alimenti, che anzi hanno una flessione dello 0,8%;
– una frenata della crescita della spesa per il prodotto confezionato (Prodotti EAN -0,4%); stabile quella per il prodotto sfuso.

La spesa a Natale

In particolare, guardando agli ultimi mesi dell’anno, le settimane che hanno preceduto il Natale sono state caratterizzate da percezioni contrapposte: nei mesi autunnali l’industria, che stava raccogliendo gli ordini della GDO, puntava a migliorare l’eccellente risultato del dicembre precedente; intanto la GDO stava già sperimentando gli effetti dell’inflazione e della reazione dei consumatori.

Dalla metà di novembre in avanti il sentiment sulle vendite del Natale si è fatto più cupo: era già evidente per tutti che il rialzo dei prezzi dell’energia non sarebbe stato solo una fiammata temporanea così come, allo stesso tempo, l’approvvigionamento di alcuni materiali come plastica, vetro e metalli avrebbe causato non poche criticità congiuntamente alle difficoltà di reperimento e ai rincari dei trasporti.

Nuove incertezze su salute ed economia hanno impattato sulle vendite di dicembre che si sono rivelate, seppur su toni inferiori a quelli del 2020, meno disastrose delle attese: nel mese di dicembre, infatti, i fatturati della GDO sui prodotti alimentari si sono ridotti dello 0,7% rispetto al 2020, mantenendosi comunque del 6,8% sopra ai livelli di dicembre 2019.

Carne

Dopo la crescita del 2020, il 2021 ha visto un calo della spesa che ha ridimensionato il vantaggio registrato nel 2020 rispetto al livello pre-Covid (+9,8% le carni, +8,3% i salumi, +14,6% le uova). Giù la spesa e i volumi acquistati: -0,9% per le carni bovine, -6,4% per le suine mentre le carni avicole sono in controtendenza a +2%, nonostante la flessione dei volumi. Ancora una volta si registra un interesse per i prodotti elaborati: +0,9%.

Le abitudini al consumo critico sono sempre più evidenti. I consumatori sono informati e sensibilizzati sugli aspetti etici, della sostenibilità, dell’origine, della tipicità, dei processi produttivi controllati, delle certificazioni. Alcune tipologie di carne – nota Ismea – hanno risposto a queste aspettative dei consumatori. Rispetto a cinque anni fa, infatti, il confronto è positivo sia per le carni bovine sia per le avicole (rispettivamente +1,6 e +7,5%) mentre è in flessione per le suine (-2,9%). Ed è salita la spesa per i prodotti a base vegetale in sostituzione della carne: +28%.

La spesa delle uova, con una riduzione dell’11,6%, torna ai livelli pre-Covid. La parte dei prodotti bio tiene meglio del prodotto da allevamenti tradizionali in gabbia arricchita (rispettivamente -2,8% e -23%).

Latte e formaggi

Deciso il calo degli acquisti per il settore lattiero caseario: -4,1% rispetto al 2020. Nessun prodotto è escluso da questo andamento, ma il latte, ancora una volta, è quello con il calo più drastico. Per gli altri prodotti si tratta infatti di un riassestamento dopo gli aumenti del 2020. Il latte ha fatto segnare un nuovo calo consecutivo, affiancato dalla riduzione dell’UHT. Nel 2021 gli acquisti di latte sono scesi di circa 126 milioni di litri. Con segno positivo solo il “latte UHT alta digeribilità parzialmente scremato” (+2% rispetto al 2020 e ben +20% rispetto al 2019), segno del ritorno all’abitudine della colazione al bar e di un consumo più salutistico. Per tutte le categorie merceologiche si rilevano aumenti di prezzo tra 1,5% e 2,5%.

Nonostante il calo, la spesa per i formaggi è ancora sopra ai livelli del 2019. Molto bene i freschi (-3,2%, ma sempre avanti del 10% rispetto al periodo pre-pandemico) e anche i duri (-2,7% ma comunque in avanzamento del 6% rispetto al 2019). Prezzi medi in aumento dell’1,5% per entrambe le categorie.

Pesce

Tra i prodotti di origine animale, quelli ittici sono gli unici con i volumi in crescita. L’aumento è il secondo consecutivo (+5,6% dopo il +6,7% del 2020). Il motore di questa crescita è sia il prodotto fresco sia quello affumicato, quando nel 2020 erano stati i surgelati e le conserve ad aver trainato l’aumento di spesa. I prezzi medi al dettaglio per il pesce fresco sono in aumento del 4,5% sul 2020, ma l’incremento dei volumi acquistati, malgrado questo rialzo, è indice dell’interesse del consumatore per un prodotto versatile, tanto salutare quanto gourmet.

Foto: Pixabay