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Veterinari, c’è il rischio di mancanza di organico nel Servizio sanitario nazionale

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In dieci anni i medici veterinari nella sanità pubblica sono diminuiti del 14%, mentre uno su tre fra quelli oggi in servizio ha oltre 60 anni e si avvia verso la pensione. A lanciare l’allarme sulla grave carenza di organico è il segretario nazionale del Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica (Sivemp), Aldo Grasselli. In una lettera inviata al ministro della Salute Roberto Speranza, il sindacato denuncia: “Senza interventi tempestivi di reclutamento, le funzioni della sanità pubblica veterinaria e di One Health non saranno esigibili perché un vuoto di tali proporzioni rende oggettivamente impossibile garantirle”.

I dati a confronto

“Da troppo tempo le Aziende Sanitarie e le Regioni – scrive il sindacato – hanno trascurato la pianificazione del turn over del personale veterinario dirigente” e “la situazione si sta aggravando”. I dati del conto annuale della Ragioneria dello Stato evidenziano che i dirigenti Veterinari sono passati da 5.793 unità del 2009 a 4.989 del 2019 (-14%). Una recente indagine fatta dal sindacato “offre la visione drammatica della situazione attuale” mostrando che all’appello mancherebbero 344 professionisti per il dipartimento sanità animale, 300 per il dipartimento Igiene Alimenti e 317 per l’Igiene Zootecnica. Ma con personale veterinario con più di 60 anni che supera il 32% degli organici in servizio, nei prossimi cinque anni i veterinari che mancheranno all’appello saranno il doppio.

I rischi per la salute

Secondo Sivemp la carenza di professionisti nel servizio sanitario nazionale “è del 25% se si considerano le nuove necessità di prevenzione derivanti dalle norme comunitarie che tumultuosamente si susseguono e se si persegue una efficace copertura dei LEA (livelli essenziali d’assistenza)”. I primi a farne le spese, si ricorda nella lettera, potrebbero essere gli allevamenti assediati dalle “emergenze epidemiche animali quali l’Influenza Aviaria, la Peste Suina Africana che sono ormai sul nostro territorio”.

In generale, se alle carenze non verrà posto rimedio, “problemi come il benessere nelle filiere zootecniche e nei macelli, la lotta alla antimicrobico resistenza, la lotta al randagismo, il controllo degli alimenti di origine animale, il monitoraggio dei rischi di impatto ambientale della zootecnia e dell’acquacoltura, la vigilanza sulle popolazioni animali invadenti, la protezione del nostro patrimonio zootecnico dalle malattie infettive e la loro eradicazione, non saranno adeguatamente gestiti”, con ripercussioni anche sulla filiera agroalimentare e sull’economia.

Foto: Pixabay