Un’altra crisi senza precedenti sta minacciando la stabilità dei mercati agricoli, gli scambi commerciali e la sicurezza alimentare internazionale e locale. Dopo lo shock della pandemia, assorbito non senza sofferenze, le conseguenze del tragico conflitto in Ucraina hanno investito nuovamente il settore agro-alimentare-zootecnico italiano. Sono riemerse, con un accento ancor più amplificato, le stesse fragilità strutturali affiorate durante l’emergenza sanitaria nei primi mesi del 2020. Prima fra tutte, la dipendenza dai mercati esteri per l’acquisto di cereali e semi oleosi con cui sopperire alle necessità dell’industria mangimistica e della zootecnia. L’Italia è costretta a importare mais, soia, grano tenero, oltre a carne, bovina e suina, pesce e latte. Di fronte alla nuova crisi, i decisori politici nazionali e sovranazionali sono messi di fronte a scelte non più rinviabili per consolidare il sistema produttivo comunitario e, al nostro interno, soprattutto nazionale, per evitare che l’esposizione sui mercati internazionali – caratterizzati da volatilità dei prezzi, spinte speculative, scelte protezionistiche – possano mettere in pericolo la sicurezza alimentare del Paese.
L’industria mangimistica ha temuto in questi giorni uno stop alla produzione. E sappiamo quali sarebbero le conseguenze se si fermassero i mangimisti, primo anello della filiera zootecnica. Per scongiurarlo Assalzoo ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e al Ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli. Abbiamo denunciato le condizioni in cui si trovano costretti a operare gli imprenditori del comparto mangimistico, con i disagi della stessa portata di quelli patiti dagli altri attori della filiera: input produttivi dai costi sempre più alti, costi di gestione spropositati e quotazioni delle materie prime insostenibili. Allo stesso tempo, abbiamo anche proposto una serie di misure con cui affrontare tempestivamente la situazione di emergenza, che prevedessero interventi a livello europeo – ad esempio la revisione di alcuni limiti all’import di alcune varietà di cereali coltivati negli Stati Uniti – e a livello nazionale – come il sostegno alla spesa per l’energia e l’inclusione delle aziende mangimistiche tra le imprese energivore.
La crisi in Ucraina, pur nella tragicità del caso, deve rappresentare un’occasione per ripensare le modalità di produzione e approvvigionamento delle materie prime agricole per la mangimistica e il settore agro-zootecnico. L’estensione delle superfici coltivate a mais, ad esempio, potrebbe essere una strada percorribile. Dei circa 9 milioni di tonnellate di mais necessari per l’alimentazione animale, infatti, la produzione italiana riesce a garantire appena 6 milioni. Servono non meno di 300 mila ettari in più per recidere il vincolo della dipendenza dall’estero del sistema agro-zootecnico nazionale. Così come è necessario avviare senza più indugi un piano straordinario per la produzione di proteine vegetali nell’Ue.
Lo scenario che si prefigura per il prossimo periodo non è dei più sereni, tra spinte speculative, conseguenze delle sanzioni economiche in Russia e incertezze legate all’evoluzione del conflitto. Timori sono legati, ad esempio, al commercio mondiale di mais, per il quale la FAO ha prospettato una netta contrazione. Il Consiglio dell’Unione europea ha discusso della stessa emergenza e dei rischi per la sicurezza alimentare in una riunione informale a Versailles lo scorso 11 marzo. Si è sottolineato l’impegno a migliorare la “sicurezza alimentare riducendo la dipendenza dalle importazioni di fattori di produzione e prodotti agricoli chiave, in particolare aumentando la produzione di proteine di origine vegetale nell’Ue”. Da qui l’invito alla Commissione a presentare opzioni con cui affrontare la questione della sicurezza alimentare quanto prima.
Vanno in questa direzione, ma non sono certo sufficienti, i recenti passi avanti della Commissione europea con le misure adottate a favore del settore primario il 23 marzo. Tra queste, l’accesso alla riserva di crisi della Pac e una deroga eccezionale per il recupero di terreni lasciati a riposo per la produzione di colture alimentari anche correlate ai mangimi. I Commissari Ue competenti hanno sottolineato che la sicurezza alimentare europea è garantita ma che, in ogni caso, bisogna agire per la resilienza delle catene di valore a fronte di crisi future. Dinanzi alle recenti difficoltà dovute agli sconvolgimenti ancora in corso, l’auspicio è quanto mai condiviso, ma occorre avere più determinazione e coraggio, come nel caso di una rapida definizione legislativa delle nuove biotecnologie, che possono rappresentare lo strumento per consentire un aumento delle produzioni e alzare al contempo il livello di sostenibilità e competitività, garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, oggi in pericolo.
di Lea Pallaroni – Segretario generale di Assalzoo