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Prodotti Dop e Igp più forti della pandemia. La crescita frena ma il settore tiene grazie a salumi e formaggi

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La Dop economy gode di buona salute, malgrado un 2020 segnato dalla pandemia. Il valore alla produzione dell’eccellenza made in Italy ha raggiunto i 7,31 miliardi di euro, per un -3,8% sull’anno precedente, ma con un trend del +29% rispetto al 2010. Lo racconta il Rapporto Ismea-Qualivita 2021 che ha fotografato le produzioni agroalimentari e vitivinicole Dop, Igp, Stg.

Il settore ha confermato il suo ruolo strategico esercitato nei territori, con un elevato grado di tenuta di un sistema complesso e organizzato, che coinvolge 200mila operatori e 286 Consorzi di tutela autorizzati dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. In termini economici il valore complessivo della produzione certificata Dop e Igp agroalimentare e vinicola nel 2020 è pari a 16,6 miliardi di euro, con un -2,0% su base annua, dato che conferma il contributo del 19% al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale.

Al successo della Dop economy contribuiscono le produzioni di tutte le regioni italiane anche se è al Nord che si registra la maggiore concentrazione del valore. Nonostante tra le prime 20 province per valore ne figurino ben 11 del Nord Est, è nell’area Sud e Isole che si riscontra, peraltro, un incremento complessivo di valore rispetto all’anno precedente (+7,5%). A conquistare il palato dei consumatori sono, per quanto riguarda il comparto agroalimentare, Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Prosciutto di Parma.

In merito all’export delle Dop e Igp agroalimentari, gli effetti della pandemia si riflettono soprattutto nei Paesi Extra-UE che segnano un -12%. Salgono invece di un 15% le esportazioni all’interno dei confini dell’Unione Europea. Germania, Stati Uniti, Francia e Spagna sono le destinazioni principali delle eccellenze made in Italy. In definitiva, il 2020 registra un incremento del valore esportato del +1,6%, per un valore complessivo di 3,92 miliardi di euro. Rispetto al 2010, l’export in valore del cibo Dop e Igp è aumentato del 104%.

Nel mercato interno, gli effetti della pandemia hanno spinto la crescita dei consumi nella Grande Distribuzione Organizzata. In questo scenario le vendite alimentari di prodotti IG hanno mostrato performance migliori rispetto agli omologhi convenzionali. Considerando solamente le vendite a peso fisso nella GDO, nel 2020 la crescita in valore per le produzioni alimentari Dop Igp è stata del +11%. I formaggi, con un valore alla produzione di 4,2 miliardi di euro, sono la categoria che ha il peso economico più importante, pari al 57% sull’intero paniere del Cibo Dop Igp, seguiti dai prodotti a base di carne con 1,9 miliardi di euro e un peso del 26%. Vi sono poi le carni fresche (92 mln di euro). I primi nove mesi del 2021 confermano per il canale della Grande Distribuzione un mantenimento dei livelli raggiunti in piena emergenza pandemica. Le vendite a peso fisso segnano addirittura un +1,4% sul 2020.

Formaggi

Nel dettaglio, la categoria dei formaggi conta 56 denominazioni e rappresenta il 57% del valore alla produzione del comparto Cibo Dop Igp e il 53% del valore dell’export agroalimentare IG (Indicazione Geografica). Grana Padano Dop e Parmigiano Reggiano Dop sono rispettivamente al primo e al secondo posto nella classifica dei prodotti Dop e Igp per valore alla produzione. La produzione certificata di Grana supera le 200mila tonnellate per un valore, anche se in flessione di quasi il 13%, di oltre un miliardo di euro.  


Fonte: Rapporto Ismea-Qualivita 2021

In generale, cresce la produzione certificata, ma cala il valore per alcuni formaggi Dop a causa delle difficoltà di assorbimento del mercato interno, soprattutto per la chiusura dell’Horeca. Le esportazioni tengono nel complesso e crescono nei Paesi UE, con risultati positivi per molti formaggi Dop soprattutto nella seconda parte dell’anno.

Prodotti a base di carne

La categoria dei prodotti a base di carne conta 43 denominazioni e rappresenta il 26% del valore alla produzione del comparto Cibo Dop Igp e il 14% dell’export agroalimentare IG. Il Prosciutto di Parma e il San Daniele guidano la classifica del valore economico, seguiti dalla Mortadella di Bologna e dalla Bresaola della Valtellina.

I dati della categoria sono mediamente in calo del -2% sia in termini di quantità certificata che di valore, salvo alcune eccezioni di denominazioni che hanno mantenuto il valore sul mercato. Tra quest’ultime c’è proprio la Mortadella di Bologna (+1,3%), ma anche il Salame Felino (+5,6%), il Prosciutto di Norcia (+ 1,8%) e i Salamini Italiani alla Cacciatora (+7,5%). Per l’export si registrano i risultati peggiori, con gli effetti della pandemia che hanno impattato soprattutto sui prodotti che hanno Paesi Extra-UE fra i maggiori mercati di destinazione.

Fonte: Rapporto Ismea-Qualivita 2021
Carni fresche

La categoria delle carni fresche conta 6 denominazioni: Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale, Agnello di Sardegna, Agnello del Centro Italia, Abbacchio Romano, Cinta Senese e Vitelloni Piemontesi della Coscia. La produzione certificata è 14mila tonnellate, in calo del 4,3%, ma cresce lievemente il valore al consumo, 197 milioni (+0,1%), e l’export raggiunge i 10 milioni (+1%). In generale, il settore rappresenta l’1% del valore alla produzione del comparto Cibo Dop Igp e lo 0,2% del valore dell’export agroalimentare IG.

Trasformati Se la Dop economy oggi rappresenta una leva di sviluppo straordinaria per l’Italia, è anche grazie alla collaborazione che è riuscita a instaurare con il settore dell’industria e dell’artigianato alimentare del Paese, un comparto da oltre 81mila imprese e con un fatturato di 145 miliardi di euro. E in quest’ambito l’Italia è fra i Paesi più evoluti, vantando una sorta di primato anche in termini di regolamentazione, in quanto unica in Europa ad aver introdotto un meccanismo di autorizzazione previsto in capo ai Consorzi di tutela per conferire una maggiore tutela alle IG. L’analisi relativa al 2020 riscontra un 68% Consorzi di tutela “attivi”, che hanno cioè concesso l’autorizzazione all’uso della IG come ingrediente per prodotti trasformati, e nel complesso si contano 13.000 autorizzazioni rilasciate negli anni dai Consorzi e dal Mipaaf (in assenza di Consorzio riconosciuto), di cui 4.600 attive nel 2020 che coinvolgono circa 1.600 imprese della trasformazione. Le Dop Igp sono usate soprattutto in condimenti (42% delle IG coinvolte) e primi piatti (41%), salumi (33%) e dolci (31%), seguono poi formaggi e gelati (25%). Nel complesso, si stima un valore alla produzione Dop Igp destinato a prodotti trasformati pari a 260 milioni di euro, che supera il miliardo di euro per l’industria e l’artigianato alimentare.

Fonte: Rapporto Ismea-Qualivita 2021

di Anna Roma