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Mauro Rosati (Qualivita): “La guerra porterà ad un calo dei consumi. La Pac dovrà essere modificata”

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Mauro Rosati è il direttore generale di Qualivita. Il progetto Qualivita nasce a Siena nel 2000 con l’obiettivo di valorizzare e tutelare le produzioni agroalimentari europee di qualità. Le attività svolte da Qualivita sono finalizzate alla realizzazione di sistemi di conoscenza per la valorizzazione delle produzioni Dop Igp. Questo ha fatto della Fondazione un punto di riferimento autorevole per i produttori, per i consumatori e in particolar modo per i Consorzi di Tutela, gli organismi di controllo e gli enti pubblici preposti. In collaborazione con Ismea, Qualivita elabora un rapporto annuale sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole Dop Igp Stg. Mangimi & Alimenti ha raccolto il punto di vista del direttore Rosati riguardo ai dati più recenti sulla produzione della Dop economy e le prospettive future per il settore.

Dopo anni di continua crescita l’agroalimentare italiano Dop Igp Stg vede un primo segnale di arresto in un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia. Il valore alla produzione ha raggiunto i 7,31 miliardi di euro, registrando un -3,8% sull’anno precedente. Tra le categorie che hanno influito negativamente ci sono stati i formaggi (-7,8%) e la carne (-2%). Cosa è accaduto?

Il decremento è molto lieve, non è dunque significativo. La contrazione dei consumi nel canale Horeca che in un primo tempo sicuramente ha limitato il consumo di prodotti alimentari si è via via stabilizzata con degli acquisti domestici in linea con la ricerca di qualità del consumatore. Quello che conta è che in un momento difficile i prodotti di qualità hanno tenuto per la loro capacità attrattiva, ma anche perché le filiere hanno saputo garantire una produzione costante. Rispetto alle filiere che hanno approvvigionamenti a livello internazionale, la filiera corta delle Dop, caratterizzata da materia prima, mano d’opera e trasformazione sul territorio, ha potuto gestire meglio le criticità.

Nel 2020 l’export delle Dop e Igp agroalimentari e vitivinicole ha registrato un valore stabile rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 9,5 miliardi di euro per un peso del 20% nell’export agroalimentare italiano. Questo grazie soprattutto al Cibo che con 3,92 miliardi di euro registra un incremento del valore esportato del +1,6%. Quali sono le aspettative per il futuro anche alla luce delle sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina?

Il mercato con la Russia era chiuso da tempo, perché le sanzioni sull’export agroalimentare già erano in vigore (ndr. dall’annessione della Crimea). Le ripercussioni ci saranno invece sulla volontà dei consumatori di avere un certo tipo di vita e socialità, pensare ad un pranzo in allegria è difficile di questi tempi. Un secondo aspetto è legato anche al turismo enogastronomico che solitamente fa da traino per alcuni prodotti. Un esempio è il vino consumato dai turisti stranieri che poi si ripercuote sulla notorietà del marchio a livello internazionale. Tuttavia, con lo scoppio della guerra ci sono già state le prime disdette dall’estero, se entro l’estate non si arriverà ad una conclusione del conflitto potrebbero esserci delle criticità. Un terzo aspetto è l’aumento dei prezzi, se le famiglie dovranno far fronte al caro-bollette, i prodotti di qualità non troveranno spazio tra gli acquisti.

Prima la pandemia, ora il conflitto in Ucraina, stiamo assistendo a problemi di approvvigionamenti delle materie prime e a un sostanziale caro-energia. Queste dinamiche quanto influenzeranno la Dop economy?

La stanno già influenzando. Abbiamo prodotti che, con gli aumenti dell’energia e dei prodotti di prima necessità, registrano già un primo calo dei consumi. Fino a prima della guerra c’era una sorta di euforia post pandemica, si voleva riprendere una vita di qualità in tutti i sensi e quindi c’era una grande prospettiva di crescita. Di fronte a questi aumenti però dobbiamo vedere come si comporterà l’utente finale, ma ci sarà sicuramente un calo dei consumi. Senza considerare gli aumenti dell’energia pure per la filiera e le carenze di materie prime come ad esempio vetro e fertilizzanti.

La nuova Politica agricola comune europea come inciderà sul settore?

La Pac sarà ridiscussa del tutto. Adesso il punto non è più com’è la Politica agricola comune ora, ma come sarà nel futuro. Le priorità sono cambiate. I temi della sostenibilità e dei criteri di produzione oggi purtroppo non possono essere più rispettati. Adesso il vero problema sarà ricreare le condizioni di autonomia dell’Europa. Sarà questo l’impegno nei prossimi mesi e nei prossimi anni, anche della Pac. Se dovessimo trasformare tutto in biologico com’era l’utopia europea, riusciremmo a sfamare forse un quinto della popolazione. La sostenibilità non è solo quella ambientale, ma c’è anche quella sociale. Infine c’è la sostenibilità economica, derivata dalla capacità delle filiere di creare ricchezza per chi ci lavora. Non possiamo più pensare di spostarci in maniera preminente sulla sostenibilità ambientale, bisogna tenere conto anche degli altri due aspetti che in questa fase rischiano di essere il vero problema dell’Europa.

di Anna Roma

Foto: Fondazione Qualivita