Una forte preoccupazione per l’insostenibilità dell’aumento dei costi di produzione dei mangimi fortemente aggravato dai costi dell’energia, dai prezzi delle granaglie e dall’effetto della svalutazione monetaria. Queste negatività e gli altri pericoli incombenti all’orizzonte non possono essere fermati ma si possono attenuare solamente con l’innovazione che, però, non si deve limitare al singolo anello od imprenditore ma deve essere di filiera. Di grande incisività sarebbe un ponderato e tempestivo coraggio della politica nel prevenire alcuni fenomeni, legiferando in modo mirato per indirizzare l’evoluzione del settore. Questa la sintesi di quanto è emerso durante la giornata organizzata dalla rete Ager dal titolo “Evoluzione e Prospettive dell’industria mangimistica e molitoria”, svoltosi lo scorso 19 maggio al centro convegni di Fico Eataly World di Bologna.
L’incontro si è aperto con un saluto di benvenuto portato da Marco Salvagno, amministratore delegato della cuneese Versya, in rappresentanza della rete Ager quale organizzatrice della giornata. Salvagno ha introdotto le motivazioni che hanno spinto a questa seconda edizione che segue quella del 2018 illustrando la filosofia che cementa la collaborazione tra le aziende parte della rete di imprese Ager.
L’innovazione nel settore primario
L’incontro è entrato subito nel vivo grazie al primo relatore, Filippo Renga, cofondatore dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano. Renga ha presentato una fotografia della situazione evolutiva dell’applicazione delle soluzioni digitali in agricoltura, mostrando come l’agricoltura italiana sia tutt’altro che arretrata. L’innovazione digitale sta trasformando il settore agricolo ed agroalimentare con ricadute positive su tutti gli attori della filiera e, in particolare, la tracciabilità alimentare è uno degli ambiti dove il digitale trova maggiore diffusione e, soprattutto, dove le aziende della domanda e dell’offerta vedono grandi potenzialità. La blockchain è una delle applicazioni di maggiore interesse e sulla quale viene posta attenzione perché “molto di moda”.
Renga ha posto l’attenzione però sul fatto che è necessario tenere in considerazione anche le potenziali criticità, come le barriere economiche e strutturali, la fiducia sulle informazioni scambiate e la loro trasparenza e, non ultima, la difficoltà nel tracciare il prodotto sfuso, specialmente nel trasporto e nella distribuzione.
Andrea Cagnolati, che da quasi 40 anni opera come trader internazionale di granaglie con la sua società Grain Services, ha mostrato una differente chiave di valutazione dei dati di stock dei cereali basata non sui dati assoluti ma sui giorni di disponibilità per il consumo, ricordando che non tutti gli stock stimati sono disponibili a causa di eventi come la pandemia in Cina, i conflitti, o l’indisponibilità dei contenitori per lo spostamento (navi e containers). Ha dimostrato come la disponibilità di soia, grano tenero e mais sono ai minimi storici e questo, secondo Cagnolati, spinge le quotazioni verso una tendenza nominale rialzista che durerà ancora per molto.
Cagnolati ha illustrato come, paragonando tutto il valore dell’economia globale ad un albero, il valore degli scambi agroalimentari mondiali rappresenti una sola foglia: il valore della finanza è preponderante e come non sia concepibile fare commercio di cereali senza conoscere di finanza. In sintesi, il suggerimento ai produttori di mangimi presenti in sala è stato quello di scaricare l’aumento dei costi a valle prima che minino il loro business.
Latte, costi di produzione ancora troppo alti
Nel talk show che è seguito nella seconda parte dell’incontro, animato dal giornalista Francesco Zerbinati, hanno interagito con i relatori anche alcuni ospiti: Massimo Agostini, portavoce di Paolo De Castro, Giuseppe Tresso, ad di BEF Biosystem, startup per la produzione di proteine di origine entomologica, Valentina Massa, dirigente del mangimificio Dalma di Marene (CN) e presidente europea dei produttori di alimenti circolari, Roberto Ranieri, ad della parmense Open Fields, società che si occupa di trasferimento tecnologico per lo sviluppo industriale di processo e di prodotto e il presidente reggente di Assalzoo, Michele Liverini.
Liverini si è immediatamente posto in modo critico nei confronti della scelta del Governo di sostenere la produzione di biometano disponendo l’impiego di sottoprodotti provenienti dall’industria agro-alimentare nei biodigestori (ddl di conversione del d.l. n. 17/2022). Decisione che sottrae quasi 9 milioni di tonnellate di prodotti oggi valorizzati nei mangimi come i prodotti derivanti dalla lavorazione dei cereali, dello zucchero e molti sottoprodotti dell’industria agroalimentare per i quali, essendone carente, l’Italia è già costretta a importare massicciamente a caro prezzo. “In questa fase che vede i prezzi dei cereali ai massimi, sottrarre ingredienti significa creare una concorrenza sleale tra il settore energetico e quello alimentare e mettere in ginocchio oltre alla produzione di mangimi anche l’allevamento”.
Liverini ha continuato puntando il dito sui costi di produzione del latte in Italia ben superiori a quanto pagato dal mercato. “Il costo di produzione del latte è, nella media di molti allevamenti, superiore ai 52-55 cent, ben lontani dai 47,6 cent pagati ai produttori. Se non fosse che l’Italia è autosufficiente per l’87%, oggi sarebbe conveniente esportare il latte in Germania”. Ha continuato dicendo che “gli allevatori lavorano già sotto costo e deve ancora arrivare a loro completamente l’aumento dei prezzi delle granaglie, i costi energetici e l’inflazione”.
Massimo Agostini – portavoce di Paolo De Castro – ha ricordato come il PNRR e il nuovo ciclo della politica agricola comune per il quinquennio 2023-2027 prevedano maggiori sostegni per l’allevamento che quindi dovrebbero aiutare nel supportare i redditi nel mondo zootecnico.
Novel food e mangimi
Giuseppe Tresso, spiegando la proposta della pluripremiata startup che ha sede a Torino e impianti nel canavese, ha illustrato come l’allevamento degli insetti possa diventare una valida fonte proteica ad altissimo contenuto nutrizionale come utilizzo nei mangimi, un’ottima fronte di grassi e di altri prodotti come i derivati della chitina, la sostanza che costituisce lo scheletro degli insetti. Sono in corso prove con università per validare la qualità dell’alimentazione degli avicoli con larve vive. In linea con le direttive comunitarie, che prevedono la riduzione degli sprechi alimentari del 50%, l’allevamento degli insetti è una soluzione efficiente per recuperare gli scarti alimentari non utilizzabili nei mangimi come, ad esempio, quelli provenienti delle mense o dai ristoranti. La potenzialità produttiva di farina di insetti basata su recupero di materie organiche sarebbe di ben 500.000 tonnellate.
Sulla necessità di rivedere la normativa sull’utilizzo dei sottoprodotti della produzione di alimenti per l’uomo (scarti dell’industria alimentare come malformati, danneggiati, scaduti ecc.) Tresso ha trovato sintonia anche con Valentina Massa, presidente dell’EFPPA, l’associazione europea dei produttori di mangimi circolari. “In un’ottica di economia circolare il recupero di ogni matrice nobile da destinare alla produzione di mangimi equivale ad evitare sprechi”. Massa ha anche proposto di evitare la definizione sottoprodotti perché non adeguata a rendere la giusta dignità a queste che sono, di fatto, materie prime.
Roberto Ranieri, una vita passata nella ricerca genetica e tecnologica dei cereali finalizzata alla valorizzazione tecnologica nell’industria, è ora titolare della società parmense Open Fields che opera nel trasferimento tecnologico per l’innovazione di prodotto e di processo. Ranieri ha spiegato come il ricorso ad alimenti funzionali possa portare innovazione anche nel settore mangimi: un esempio è l’impiego di mais a granella bianca nella preparazione dei mangimi per avicoli perché mantiene il colore delle carni più bianche. Ranieri ha anche proposti di rinominare i sottoprodotti dell’industria “co-prodotti” per valorizzarli anche verbalmente.
L’interazione con il pubblico in sala ha portato a toccare altri argomenti come l’alimentazione dei suini destinati a prodotti a denominazione di origine che, attualmente, non consente l’utilizzo di sottoprodotti. Nella risposta alla sollecitazione, Massimo Agostini ha ricordato che la riforma del regolamento sui prodotti ad origine geografica è iniziata e che Paolo De Castro è stato nominato relatore per la proposta e, proprio per una riunione imprevista sull’argomento, aveva dovuto rinunciare al collegamento con l’evento Ager.
La mattinata si è conclusa con un saluto della rete Ager agli intervenuti portato dal suo presidente, Fausto Beghelli, che ha anticipato la crescita della rete e dei servizi offerti con l’ingresso di altre aziende partner. Assieme ad una rappresentanza di collaboratori delle attuali aziende componenti la rete Ager (Tecnica Elettronica di Verona, Versya di Cuneo e Verducci Impianti di Perugia), Beghelli ha dato appuntamento alla prossima edizione, la terza, di questo incontro che si terrà nel 2024.
Nella foto, da sinistra Massimo Agostini, Giuseppe Tresso, Valentina Massa, Roberto Ranieri, Michele Liverini, Andrea Cagnolati, Filippo Renga, Marco Salvagno. In piedi, Francesco Zerbinati, moderatore