Nonostante i gravissimi effetti prodotti della crisi pandemica, a cui si è aggiunto il conflitto tra Ucraina e Russia, l’industria mangimistica italiana conferma il suo ruolo di primo piano all’interno del panorama agro-zootecnico-alimentare. Infatti, pur in presenza di enormi difficoltà operative, produttive, economiche, nell’approvvigionamento di materie prime, nella logistica e con costi di produzione letteralmente fuori controllo, il settore è stato in grado di aumentare i volumi prodotti e di consentire alla zootecnia nazionale di continuare a garantire le sue produzioni e a soddisfare il fabbisogno alimentare del Paese. A dirlo è Michele Liverini, presidente reggente di Assalzoo – Associazione nazionale tra i Produttori di alimenti zootecnici, aprendo l’assemblea annuale tenutasi a Bologna lo scorso 9 giugno. Nel corso dell’evento sono stati illustrati i principali risultati dell’industria mangimistica dello scorso anno.
«Gli aumenti dei costi di produzione stanno mettendo a rischio la redditività della zootecnia – spiega Liverini – . Si badi bene, si tratta di una situazione che perdura ormai da troppo tempo e che non può più essere sostenuta dalle aziende mangimistiche, ormai giunte nella condizione di non poter più compensare questi maggiori costi di produzione e pertanto costrette a doverli riversare a valle per non mettere in pericolo la loro stessa sopravvivenza».
Nei mesi scorsi Assalzoo è più volte intervenuta, nei tavoli istituzionali coordinati dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, per evidenziare le criticità del comparto. L’Associazione ha evidenziato a più riprese la grave situazione che ha segnato in particolare due tra i più importanti comparti del settore agro-zootecnico-alimentare e cioè quello dei bovini da latte e quello suino. «Stanno vivendo una crisi perdurante da troppo tempo, costretti a vendere in molti casi sottocosto latte e carni, con perdite ormai non più sostenibili e il rischio di chiusura di molte stalle», commenta Liverini. Sempre con riguardo all’aumento incontrollabile dei costi di produzione, Assalzoo ha sottolineato che, qualora questi maggiori costi non possano trovare una compensazione interna alla filiera, il loro trasferimento al consumatore finale non potrà più essere rinviato. L’Associazione ha chiesto l’inserimento dell’industria mangimistica, unitamente al settore agricolo e allevatoriale, tra le imprese energivore, al fine di consentire un’attenuazione dell’insostenibile fiammata dei costi energetici.
Altri temi sollevati da Assalzoo riguardano l’importazione di materie prime, le epidemie di influenza aviaria e peste suina africana, infine le problematiche legate alla nuova normativa europea in tema di pratiche commerciali sleali. Su quest’ultimo punto chiosa il presidente Liverini: «Una normativa, tuttavia, pensata per la sua applicazione soprattutto nei rapporti con la GDO, ma che trasferita su tutta la filiera agro-zootecnica-alimentare sta determinando gravi difficoltà sia dal punto di vista operativo sia dal punto di vista interpretativo, rischiando di creare notevoli difficoltà e mettendo in discussione usi e consuetudini commerciali che da decenni regolano i rapporti tra operatori. Mi riferisco, soprattutto, all’obbligo del contratto scritto, che sta causando non poche difficoltà alle nostre aziende e agli stessi allevatori».