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Coprodotti, Massa (Effpa): “Non possono considerarsi biocarburanti avanzati tutte le biomasse con valore nutrizionale idoneo come mangimi”

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Valentina Massa è presidente di Effpa – European Former Foodstuff Processors Association, l’associazione che riunisce i produttori europei di mangimi a base di ex prodotti alimentari. Mangimi & Alimenti ha raccolto il suo punto di vista sul settore e sulla questione dei coprodotti e dei biocarburanti, alla luce delle recenti novità legislative.

Quali potrebbero essere le ricadute per la mangimistica dell’intervento normativo contenuto nella legge n. 34 del 2022 di conversione del dl n. 17 del 2022 sulla valorizzazione dei coprodotti agroalimentari per la produzione di biogas e biometano?

Ci troviamo in un momento geopolitico ed economico in cui si sono rese necessarie misure d’urgenza a tutela dei cittadini e delle imprese. Lo spirito del Decreto Bollette viene proprio da questo. Purtroppo si dice “devil is in details” e all’articolo 12-bis si va a parificare l’uso di sottoprodotti agroindustriali con quelli agricoli per la produzione di biogas con conseguenza che il digestato, anziché subire una serie di controlli, trattamenti e registrazioni, verrebbe considerato agronomico con immediato utilizzo sui suoli. Tutto molto tecnico e complesso ma, in parole povere: si tratta di tutti i sottoprodotti che sono materie prime per mangimi da sempre (secondo la lista a cui si riferisce il Decreto del 26/6/2016) e che ammonterebbero a oltre il 50% delle materie prime oggi impiegate per nutrire gli animali allevati in Italia per produzione di alimenti, considerati gli incentivi oggi normati per produzione di bioenergie.

Per quanto riguarda il Decreto Biometano, siamo in attesa di prossima pubblicazione ma si prevedono aggiornamenti proprio per l’incremento di tali produzioni con relativi ulteriori sovvenzioni. In un Paese come l’Italia che deve importare oltre il 60% delle materie prime per l’approvvigionamento alimentare, la competizione “sleale” perché incentivata da fondi pubblici non potrebbe che ridurre la disponibilità di risorse per materie prime per mangimi, quindi, di conseguenza: per le leggi di domanda e offerta far aumentare ulteriormente i prezzi; far aumentare la dipendenza dell’Italia dalle importazioni; far aumentare l’uso di materie prime da coltivazione e in maggiore concorrenza di risorse con l’uomo quando, da sempre, l’industria mangimistica è stata promotrice di economia circolare, efficientamento nutrizionale e riduzione degli sprechi alimentari.

Insomma, per far energia che dovrebbe essere considerata sostenibile, si attacca l’approvvigionamento circolare e sostenibile della mangimistica rendendolo di fatto insostenibile.

Il principale problema è che manca il chiarimento che non possono essere considerate biocarburanti avanzati tutte le biomasse che abbiano valore nutrizionale idoneo come mangimi. Infatti, lo spreco alimentare, come noto, avviene per la maggior parte dei casi entro le mura domestiche (da un 60% a un 70%) e tutti quei volumi di biomassa non possono per motivi di sicurezza alimentare essere impiegati come ingredienti per mangimi degli animali da allevamento, per questo sono considerati rifiuti e la loro conversione in energia sovvenzionata da fondi pubblici avrebbe un doppio beneficio: eliminare una fonte di potenziale inquinamento valorizzandola nella produzione di energia sostenibile. Questo chiarimento, supportato da controlli e sanzioni per chi non lo osservasse, manterrebbe il rispetto del miglior utilizzo e la tutela delle risorse circolari nella catena alimentare che, anziché essere perdute, dovrebbero incrementare per migliorare la nostra autosufficienza e sostenibilità.

La mangimistica utilizza da tempo coprodotti e ex-prodotti alimentari nel suo ciclo produttivo. Con quali vantaggi?

È corretto! La mangimistica ha da sempre applicato l’economia circolare e l’efficientamento di risorse perché è legata all’agricoltura e a un mondo nel quale non si è mai sprecato nulla. Il valore del lavoro e dei frutti della terra sono sempre stati rispettati, lo sviluppo industriale delle produzioni ha poi deviato verso un’economia lineare che produce rifiuti, l’industria mangimistica ha preso il meglio dei due mondi, perché si è resa più efficiente a livello tecnologico, ha innovato e fatto ricerca per nutrire meglio e con meno il bestiame ma ha sempre mantenuto l’uso di molti ingredienti non utilizzabili dall’uomo e pertanto non in competizione per la produzione di mangimi. Il vantaggio è lo sviluppo sostenibile intendendo per “sostenibile” sia economico (produzioni alimentari accessibili a tutti), sia ambientale (con un uso di risorse efficiente) sia sociale (con creazione e mantenimento di posti di lavoro e produzioni sicure per le persone, gli animali e l’ambiente).

Cosa potrebbe fare l’industria mangimistica per rendere più rilevante il tratto della circolarità dei suoi processi produttivi e diventare ancora più sostenibile? 

Come già detto, siamo in un’era di grandi trasformazioni, una di queste tocca la consapevolezza della nostra grande interdipendenza e dei flussi di comunicazione. Nel momento in cui tutti gli interlocutori comprendono che siamo tutti parte di un progetto più grande, in questo caso la produzione di alimenti di origine animale in Italia, allora è possibile far davvero funzionare questa nostra interdipendenza in modo positivo e proattivo per i consumatori e per tutti gli attori della filiera attraverso una condivisione di buone pratiche, il rispetto di ognuno e la comunicazione in modo corretto e trasparente alle persone del valore degli alimenti che consumano. Nel 2030 la Farm to Fork Strategy ha fissato l’obiettivo di inserire l’impatto ambientale in etichetta di tutti i prodotti alimentari. Questa può essere un’opportunità di iniziare un percorso di efficientamento per migliorare le proprie produzioni e dare valore reale ai prodotti finali, e spero non sia invece utilizzata come mera attività di marketing che non porti reali benefici all’ambiente, alle persone e alle aziende. È questo il punto: solo ciò che porta beneficio a tutti gli interlocutori, e non solo ambientale, è davvero sostenibile; per questo, in sintesi, rispondo: fare filiera, cooperare maggiormente per poter fare di più e meglio con meno, comunicandolo correttamente.

Quali sono le ultime innovazioni e le novità di ricerca relative all’impiego dei coprodotti e ex-prodotti alimentari nel comparto dell’alimentazione degli animali?

Ci sono diversi aspetti da considerare: gli aspetti nutrizionali e ambientali. Per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali degli ex-prodotti alimentari, il solo fatto che erano stati selezionati inizialmente per l’alimentazione umana e per la maggior parte hanno subito un processo di cottura, di fatto portano alla dieta animale ingredienti di ottima qualità con scarsissimi rischi di sicurezza alimentare se correttamente trasformati e gestiti. Ho letto e stiamo indagando su diversi fattori, definiti “fattori sconosciuti di crescita” in quanto la crescita reale spesso è risultata superiore rispetto all’atteso. Sarebbe un’iniziativa da prendere in considerazione da parte di Assalzoo di creare un appuntamento fisso, anche annuale, condotto da esperti e ricercatori che possano documentare, a seconda dei prodotti e degli impieghi, le scoperte rilevate.

Per quanto invece riguarda l’aspetto ambientale, la possibilità di ridurre la necessità di suolo, il consumo di acqua e fertilizzanti è straordinario. Da una ricerca svolta presso la stalla sperimentale dell’Università di Bologna di vacche da latte, il confronto con la dieta base “tipo parmigiano” con una dieta circolare, dove solo un 21% circa di ingredienti sono stati sostituiti rispetto alla dieta “base”, ha permesso un abbattimento dell’impatto della dieta rispetto alla tradizionale di -24% di uso di suolo coltivato, -31% di consumo di acqua, -25% di emissioni di gas serra (CO2 equivalenti). Questi impatti porterebbero ogni forma di formaggio a ridurre di 3000 lt il consumo di acqua, 99 mq di uso di suolo e 79 kg di CO2 equivalenti. Ecco, se tutti potessimo valutare e valorizzare gli effetti benefici di produzioni sostenibili con ingredienti circolari, avremmo maggiore consapevolezza e tutela dei nostri prodotti alimentari e delle nostre risorse naturali. Oggi più che mai il tema della sicurezza e autonomia alimentare è fondamentale insieme al rispetto degli equilibri naturali; l’industria mangimistica è un perno fondamentale nell’evoluzione sostenibile per la tutela del nostro patrimonio agroalimentare e ambientale.