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Giornata del Mais 2020: tra storia e innovazione

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La Giornata del Mais, che si è tenuta a Bergamo il 24 gennaio, si è focalizzata su due importanti aspetti: storia ed innovazione. L’anno 2020 segna infatti una data importante per la sede di Bergamo del CREA: festeggia i 100 anni della fondazione. La prima parte della Giornata del Mais, dedicata alla presentazione della storia della nascita dell’allora Stazione Sperimentale di Cerealicoltura di Bergamo, ha aperto con una presentazione del Prof. Tommaso Maggiore (UNIMI-DISAA) e del Prof. Mariani (Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura di Sant’Angelo Lodigiano) dal titolo “La maiscoltura di Bergamo: 100 anni”. A seguire il Prof. Dario Frisio (UNIMI-DESP) con uno spaccato economico del settore maidicolo italiano con la presentazione dal titolo “Il mais in Italia nell’ultimo secolo: evoluzione economica e prospettive”.

Le risorse genetiche per l’innovazione della maiscoltura italiana

Tema della sessione centrale della Giornata: “Le risorse genetiche per l’innovazione della maiscoltura italiana”. Le risorse genetiche vegetali d’interesse agrario costituiscono un patrimonio fondamentale per lo sviluppo e la diversificazione dei sistemi colturali e delle produzioni, la crescita sostenibile delle economie locali e l’innovazione varietale.  

Il panorama agricolo italiano presenta ad oggi molte risorse genetiche selezionate nel tempo e adattate ai diversi “ambienti” agrari; alcune sono state recuperate e riutilizzate negli ultimi anni in virtù del legame territoriale, delle caratteristiche qualitative, nonché di quelle di adattabilità e resilienza. Similmente, altre risorse genetiche sono state selezionate nel passato e poi abbandonate a favore di nuove varietà più produttive e con caratteristiche più adatte alle esigenze dell’agricoltura moderna. Tali risorse genetiche sono una potenzialità per l’innovazione poiché sono continua fonte di geni utili per il miglioramento genetico e l’innovazione varietale, nonché per la ricerca scientifica, con indubbi vantaggi nel medio-lungo periodo per l’agricoltura e l’industria sementiera nazionale. Nonostante negli ultimi anni sia stato riconosciuto il valore strategico di un’ampia biodiversità vegetale, che garantisca la disponibilità di varietà con caratteristiche qualitative elevate e capaci di resistere allo stress dovuto ai repentini cambiamenti climatici in corso, nel nostro Paese manca ancora una visione chiara ed integrata dei ruoli, le esigenze e le opportunità per i diversi attori coinvolti.

Il mais rappresenta una preziosa risorsa economica per il nostro Paese; è un cereale caratterizzato da un’ampia versatilità di usi: è alla base dell’alimentazione zootecnica e costituisce un’importante risorsa per l’alimentazione umana in molte parti del mondo, Italia compresa. Pertanto, questo cereale rappresenta un’utile potenzialità per la ricerca e l’innovazione sostenibile.

Particolare attenzione viene posta da diversi Paesi alla tutela di queste risorse genetiche. Dalla comunità internazionale sono stati messi in campo strumenti utili per preservare la variabilità vegetale e l’accesso alle risorse genetiche: il Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura (IT-PGRFA) e il Protocollo di Nagoya. A livello nazionale vi sono progetti specifici focalizzati su questo argomento quali il progetto RGV FAO (Risorse Genetiche Vegetali) finanziato dal Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF) e diversi PSR Regionali.

Gli interventi della prima sessione della Giornata del Mais hanno evidenziato la strategicità delle risorse genetiche di mais quali fonte di biodiversità da impiegare in programmi di miglioramento genetico e di innovazione sostenibile. Il primo intervento a cura della Prof.ssa Elisabetta Frascaroli e del Prof. Silvio Salvi (UNIBO DISTAL) ha illustrato le basi genetico-molecolari di caratteri agronomici in mais e il loro pratico utilizzo nel miglioramento genetico. A seguire il Prof. Roberto Pilu (UNIMI-DISAA): “L’agrobiodiversità del mais: protezione, studio e promozione”. Infine il Dott. Hans Hartings del CREA Cerealicoltura e Colture Industriali – Bergamo, con la presentazione “Il mais italiano nel panorama maidicolo internazionale” ha presentato i primi risultati di una indagine molecolare su linee di mais presenti nella banca del germoplasma di Bergamo.

La seconda sessione del convegno, dal titolo “Sperimentazione CREA 2019-2020”, è stata dedicata all’esposizione dei risultati ottenuti nella scorsa campagna maidicola: (i) Reti Nazionali di confronto varietale mais a cura del Dott. Gianfranco Mazzinelli, CREA Cerealicoltura e Colture Industriali – Bergamo; (ii) Rete Qualità Mais con il monitoraggio delle micotossine della campagna 2019 a cura della Dott.ssa Sabrina Locatelli, CREA Cerealicoltura e Colture Industriali – Bergamo; (iii) “Innovazione varietale: attualità e prospettive” della Dott.ssa Anna Giulini, CREA Difesa e Certificazione sede di Milano.

La maiscoltura di Bergamo: 100 anni

Il mais arrivò in Europa a seguito della scoperta dell’America, e venne considerato inizialmente una pianta ornamentale da inserire negli orti botanici e nei giardini. Successivamente la fame e le carestie lo portarono ad essere coltivato nelle campagne integrandosi nell’economia agricola e trasformando le abitudini alimentari. Inizialmente utilizzato solo per l’alimentazione umana, nel tempo il mais ha raggiunto diversificate destinazioni d’uso divenendo innanzitutto pilastro per l’alimentazione animale e, in tempi recenti, l’utilizzo ai fini energetici.

L’interesse per questo cereale era così forte nella politica economica italiana che, nel 1920, fu fondata la Stazione Sperimentale per la Maiscoltura a Curno, in provincia di Bergamo, grazie al contributo di diversi enti e istituzioni locali. Fin dall’inizio la struttura ha contribuito allo sviluppo della maiscoltura italiana con la creazione di varietà adatte alle condizioni pedoclimatiche nazionali e, nell’immediato dopoguerra, all’introduzione e l’adattamento dei mais ibridi. Luigi Fenaroli, eccellente agronomo e botanico, ne fu il direttore nel Dopoguerra. Diresse importanti progetti scientifici sperimentando e introducendo in Italia ibridi di mais americani che portarono ad un incremento esponenziale dei livelli di produttività del settore. Allo stesso tempo, si fece promotore nel 1954 di un programma di raccolta e conservazione di campioni di popolazioni locali provenienti da tutte le regioni italiane. Grazie alla sua lungimiranza, oggi il Centro vanta una banca del germoplasma contenente circa 1200 varietà, di cui circa 650 italiane e costituisce la più importante raccolta di genotipi di mais in Italia. Il 18 novembre 1956 è stata inaugurata la nuova e attuale sede di Bergamo. Dal 1968, la sede è entrata a far parte dell’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura, quale Sezione Operativa Periferica. 

Nell’agosto del 2007, a seguito dell’attuazione del Piano di riorganizzazione e razionalizzazione della rete delle articolazioni territoriali degli Istituti di ricerca e sperimentazione agraria, la Sezione di Bergamo dell’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura ha assunto la denominazione di Unità di Ricerca per la Maiscoltura del CRA, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura. Nel 2015 è stata effettuata un’ulteriore riorganizzazione funzionale del CRA dando vita al CREA, Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, strutturato in 12 Centri di ricerca, 6 di filiera e 6 trasversali, che coordinano le sedi presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. 

Il Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, a cui appartiene la sede di Bergamo, si occupa, con un approccio multidisciplinare, delle filiere dei cereali e delle colture industriali per alimentazione umana, animale e per impieghi non-food, garantendo la valorizzazione delle produzioni anche attraverso il miglioramento genetico e le scienze omiche per la conservazione e la gestione della biodiversità.  La sede di Bergamo ospita laboratori di chimica, biochimica, biologia molecolare, patologia vegetale, preparazione sementi; dispone inoltre di una serra a contenimento e un’azienda sperimentale di circa 25 ha dove vengono condotte ogni anno prove sperimentali. Tra queste, di particolare rilievo, le prove per l’Iscrizione delle Varietà al Registro Nazionale che richiedono la messa in atto di prove descrittive e prove agronomiche. Inoltre è Centro di analisi OGM, istituito con D.M. 27 febbraio 2003, per le analisi di seconda istanza su sementi di soia e mais. La sede ospita la più ampia collezione di germoplasma maidicolo in Italia: sono presenti circa 4500 accessioni di varietà di mais locale italiane, europee e di altri Paesi, popolazioni sintetiche, linee pure italiane e statunitensi, e stock genetici utilizzati spesso in progetti nazionali e internazionali come fonte di variabilità genetica.

Foto: © Smereka_Fotolia

Chiara Lanzanona, Sabrina Locatelli