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Inflazione e costi dell’energia, Ismea: cresce la sfiducia delle imprese

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Aumento dei prezzi e dei costi dell’energia, calo dei consumi per i prodotti di fascia alta e sfiducia delle imprese. La congiuntura negativa del contesto economico pesa sul settore agricolo che nel secondo trimestre del 2022 registra un lieve calo del valore aggiunto: -0,7% su base annua. Lo rivela il nuovo report Ismea “La congiuntura agroalimentare del secondo trimestre 2022”.

L’agroalimentare italiano

Nel secondo trimestre del 2022 il numero degli occupati è calato quasi del 3% rispetto a un anno fa, flessione collegata soprattutto al calo degli indipendenti (-8%). Per quanto riguarda la fase di trasformazione, l’indice della produzione industriale del settore alimentare è aumentato dell’1,2% rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel secondo trimestre del 2022 è proseguita la tendenza espansionistica dei prezzi sia dei prodotti agricoli nazionali (+24,9% su base annua) sia dei mezzi correnti di produzione (+24,5%), con quest’ultimo dato riconducibile soprattutto ai listini dei prodotti energetici (+81,5%), dei concimi (+46,2%), dei servizi agricoli come il contoterzismo (+43,5%) e dei mangimi (+27,6). Dopo mesi caratterizzati dal segno positivo, l’impennata del valore delle importazioni causata dall’incremento dei prezzi delle materie prime, semilavorati e soprattutto dalla componente energetica ha determinato nel primo semestre del 2022 un deficit di 403 milioni di euro nel saldo della bilancia commerciale agroalimentare.

Il contesto economico e mondiale

Nel secondo trimestre del 2022 il rialzo dei prezzi dell’energia e delle materie prime agricole, in gran parte riconducibile alla guerra in Ucraina, è proseguito anche se a ritmi più contenuti. Alle interruzioni delle catene di approvvigionamento globali derivanti dal conflitto si sono però sommate quelle conseguenti ai lockdown verificatisi in Cina in risposta a nuove ondate pandemiche, che hanno generato ulteriori pressioni inflazionistiche, soprattutto nelle aree avanzate.

Nell’Ue da marzo a maggio l’inflazione è salita di un punto percentuale, passando dal 7,8% all’8,8%. Per contenere le pressioni sui prezzi a fine luglio la Banca centrale europea, per la prima volta dopo undici anni, ha alzato i tassi d’interesse di mezzo punto. Si prevede che l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie causato dall’inflazione e le politiche monetarie restrittive adottate dalle banche centrali avranno effetti depressivi sulla domanda e quindi sulla crescita della ricchezza globale nei mesi a venire. Nel secondo trimestre del 2022 la dinamica dell’economia dell’area Euro è stata comunque positiva (+0,7% in termini congiunturali) spinta dall’andamento favorevole dei servizi e in particolare delle attività legate al turismo. Il Pil italiano ha segnato una decisa accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+1,0%), sintesi di un contributo positivo della domanda interna (al lordo delle scorte) e di un apporto negativo di quella estera netta.

I consumi domestici dei prodotti agroalimentari

Nel primo semestre 2022 la spesa per consumi domestici è tornata a superare quella dello stesso periodo dello scorso anno (+1,7%), confermandosi su livelli superiori anche a quelli del 2020 (+1,5%), sebbene questo nuovo incremento sia legato principalmente all’aumento dei prezzi medi più che a una crescita della domanda. Si è riscontrata, invece, una lieve contrazione della spesa per le bevande, tendenza che rispecchia il graduale ritorno al consumo fuori casa. L’inflazione, associata a un minor potere di acquisto delle famiglie, ha impattato principalmente sul consumo di prodotti che partivano già da un elevato livello di prezzo, quali formaggi e salumi (soprattutto DOP) e prodotti ittici.

Le opinioni delle imprese agroalimentari sulla congiuntura e focus sui canali di commercializzazione

L’indagine presso le imprese continua a registrare il pessimismo degli imprenditori agricoli, con un livello di fiducia per lo più allineato a quello del trimestre precedente (-1,5 punti), ma sotto di 12 punti rispetto a un anno fa.

Sono le imprese del Nord-Ovest a registrare l’indice di clima di fiducia più basso. Una prospettiva particolarmente pessimista testimoniata arriva dagli operatori dei comparti zootecnici (carne e latte), dei seminativi e dell’olio d’oliva. La grande maggioranza delle imprese agricole intervistate (70%) sostiene di aver incontrato delle difficoltà, indicando l’aumento dei costi correnti come principale criticità.

Per l’industria alimentare l’indice di clima di fiducia resta per lo più allineato rispetto al primo trimestre del 2022; tuttavia è ancora evidente il crollo della fiducia degli operatori rispetto a un anno fa. Le difficoltà incontrate dagli operatori sono legate all’incremento dei costi e ai problemi di approvvigionamento. Le attese sull’andamento dell’economia nazionale nel terzo trimestre sono negative per il 47% degli intervistati, sebbene i volumi della produzione e delle vendite siano attesi sostanzialmente stabili.

Oltre il 90% degli intervistati dichiara che non ci sono stati cambiamenti nella commercializzazione dei prodotti aziendali rispetto al periodo pre-Covid 19, né per quanto riguarda le destinazioni geografiche, né per quanto riguarda i canali di vendita. Inoltre, l’indagine ha riguardato anche le diverse forme contrattuali, le modalità di fissazione del prezzo di vendita e le pratiche sleali.

Il mercato delle principali filiere agroalimentari nel secondo trimestre del 2022
Cereali

A partire dal mese di giugno 2022 il mercato internazionale del frumento mostra segnali di ripiegamento dei listini dopo la consistente crescita dei prezzi registrata per tutto il 2021 e inizio 2022. Nei prossimi mesi si prevede un calo dei prezzi del frumento duro in ragione del forte recupero dei raccolti in Canada, mentre per il frumento tenero lo scenario è più complesso e influenzato dagli eventi legati al conflitto tra Russia e Ucraina. Riguardo la produzione nazionale nel 2022, le prime indicazioni dell’Istat ne evidenziano una contrazione, riconducibile a un calo delle rese determinato da condizioni climatiche avverse.

Vino

La campagna 2021/22 ha registrato, per il settore vino nel suo complesso, un aumento dei prezzi all’origine del 12% in confronto alla campagna precedente, nonostante una produzione piuttosto abbondante. L’aumento ha riguardato sia i vini comuni, che le produzioni DOC-DOCG. Sul fronte consumi si osserva una decisa frenata degli acquisti nei canali della Distribuzione moderna, complice anche l’ormai totale riapertura dell’Horeca. In tema di export i primi sei mesi del 2022 mostrano una sostanziale stabilità dei volumi, a fronte di una crescita dei valori, nonostante un rallentamento della domanda estera di vino italiano registrato nel secondo trimestre.

Olio

I prezzi degli oli di semi, che hanno subìto forti rialzi nel primo trimestre 2022 a causa del conflitto tra Russia e Ucraina, sono stati ulteriormente messi sotto pressione nel secondo trimestre del 2022 a causa della scarsità di piogge che ha determinato perdite di produzione nelle aree non irrigue. I prezzi dell’olio d’oliva, considerato sostituto dell’olio di semi nell’industria alimentare, hanno seguito il rialzo di quest’ultimi.

Carni

Prezzi in sensibile rialzo per le carni bovine in tutte le fasi di scambio per l’azione congiunta di una ripresa della domanda (con la ripartenza del turismo e la riapertura dell’Horeca) e un aumento dei costi di allevamento. Quella avicola continua più delle altre filiere ad accusare l’impennata dei prezzi dei mangimi e dei costi energetici. L’aumento dei costi di produzione è stato però accompagnato da un aumento dei prezzi in tutte le fasi di scambio, assorbito senza problemi sia dai buyer della GDO che dai consumatori.

Il mercato dei suini ha continuato a evidenziare una forte crescita, con listini in significativo aumento rispetto allo scorso anno, sia per i capi vivi all’origine, sia per i tagli nella fase all’ingrosso. Il rialzo dei prezzi è riconducibile a un calo dell’offerta per il rallentamento delle attività di ingrasso e di macellazione necessario per far fronte al forte aumento dei prezzi delle materie prime destinate all’alimentazione del bestiame (mais, soia, orzo).

Per quanto riguarda gli ovicaprini, la minore offerta di capi soprattutto durante il periodo pasquale (circa il 20% in meno di capi avviati al macello rispetto al 2021) ha sostenuto i prezzi sia all’origine che all’ingrosso, oltre a favorire un aumento delle importazioni di carni ovicaprine (+24,6% in volume nei primi sei mesi del 2022), nonostante i prezzi più elevati praticati dai principali fornitori.

Lattiero caseari

Il mercato mondiale del latte continua a essere fortemente orientato al rialzo, con i prezzi del latte che hanno raggiunto i livelli più alti di sempre in tutti i principali bacini produttivi e non mostrano segnali di cedimento. Ciononostante la produzione di latte è in diminuzione in quasi tutti i bacini eccedentari con un impatto significativo anche sulla disponibilità di prodotti trasformati. Gli allevatori hanno rallentato la produzione per contenere l’aumento dei costi di produzione e far fronte alle difficoltà di approvvigionamento dei mangimi. In ogni caso, le esportazioni di formaggi e latticini italiani hanno continuato a crescere anche nei primi sei mesi del 2022.

Anche nel segmento del latte ovino nel secondo trimestre 2022 è proseguita la dinamica fortemente positiva per i prezzi del Pecorino Romano, che ha favorito performance di rilievo anche sui mercati esteri, dove le esportazioni sono aumentate in valore, pur rimanendo pressoché stabili in volume. Nonostante una dinamica positiva dei prezzi, la situazione negli allevamenti permane su livelli di attenzione soprattutto sul fronte dei costi di produzione e sulla disponibilità di mangimi e foraggi anche in considerazione della siccità che ha interessato i principali areali produttivi.