di Gabriele Canali, Direttore Crefis – Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili
Nell’ultimo bimestre le quotazioni del mais nazionale con caratteristiche e quello “contratto 103” si sono mantenute su un trend decrescente. Dopo una leggera contrazione messa a segno nel mese di ottobre rispetto a settembre (tra -0,4% e -0,6%), nel mese di novembre i cali si sono intensificati raggiungendo quasi i 2 punti percentuali: -1,8% per il mais con caratteristiche, -1,7% quello contratto 103. Il prodotto comunitario è cresciuto leggermente a ottobre (+0,3%) ma è diminuito in misura abbastanza significativa a novembre (-1,8%). Una diminuzione ancor più forte è quella che ha interessato il mais di origine non comunitaria sceso, a novembre, del -3,4% rispetto a ottobre.
Le quotazioni, quindi, sono scese attorno ai 360-370 €/t mentre il prodotto USA franco porto di esportazione (Golfo del Messico) nel mese di ottobre ha subito un significativo incremento (+12,1% rispetto al mese precedente). Nel complesso, dopo il picco di ottobre i prezzi del mais sono tornati a scendere e si sono assestati su livelli che sono superiori rispetto a quelli dell’anno precedente, nella misura compresa tra il 20,6% e il 31,6%. La quotazione USA considerata, invece, pur restando più bassa rispetto a quella nazionale per prodotto estero non comunitario, resta al di sopra rispetto a quella di un anno fa di ben il 45,8%.
Anche le quotazioni nazionali della soia estera sono scese del -3,3% a ottobre rispetto a settembre e si sono poi assestate attorno ai 615 €/t nel novembre 2022, con un ulteriore diminuzione del -2,9%. Le quotazioni di novembre restano superiori rispetto a quelle di un anno fa di oltre il 22% (ma era il 26,4% a ottobre). Negli ultimi mesi, inoltre, le quotazioni italiane del prodotto estero si sono andate allineando sempre più da vicino a quelle del prodotto USA (Golfo del Messico), e si sono sostanzialmente appiattite oscillando attorno ai 600 €/t, valore superiore di circa il 40% rispetto alle quotazioni dello scorso anno.
In sintesi, in questa parte finale dell’anno sembra che le quotazioni delle principali materie prime si stiano stabilizzando un poco al di sotto dei livelli massimi raggiunti nei primi mesi dell’anno, grazie alle disponibilità dei nuovi raccolti autunnali e forse anche a seguito di modificazioni in corso nella domanda internazionale, in fase di rallentamento proprio a seguito dell’aumento dei prezzi.
FILIERA SUINICOLA: L’ANDAMENTO DEI MERCATI NEL BIMESTRE OTTOBRE-NOVEMBRE 2022
Nei mesi di ottobre e novembre 2022 il prezzo dei suini da macello si è assestato attorno ai livelli massimi mai raggiunti nel nostro Paese: la quotazione media nel mese di ottobre è stata pari a 2,065 €/kg di peso vivo, per suini di peso 160-176 kg. Per la verità nel mese di novembre si è evidenziata una flessione, sia pure molto modesta, che tuttavia potrebbe indicare l’avvenuto raggiungimento di un picco e l’avvio di una fase discendente dei prezzi.
Nello stesso bimestre anche i prezzi delle cosce fresche per prosciutto del circuito tutelato sono cresciuti fino a livelli record: 5,830 €/kg per le cosce pesanti a novembre. In questo caso la fase ascendente non sembra essersi ancora esaurita. Va ricordato che di norma le quotazioni di questo taglio, connesse con quelle dei prodotti stagionati, potrebbero scendere con la fine dell’anno, dopo gli acquisti stagionali di prodotti stagionati tipici del periodo pre-natalizio che preludono a un crollo della domanda al dettaglio nei mesi successivi.
Se il prezzo delle cosce fresche è ancora in salita, probabilmente lo si deve al progressivo ulteriore aumento dei prezzi del Parma stagionato che hanno raggiunto, a loro volta, livelli record: 10,475 €/kg per il Parma di 9,5 Kg e oltre. In questo caso, dopo una lunga fase di stagnazione dei prezzi che si è protratta fino al maggio 2021, i prezzi hanno iniziato una salita costante e significativa che forse potrebbe essere prossima al raggiungimento del suo livello più alto. I consumi al dettaglio di Prosciutti DOP, infatti, iniziano a segnare il passo, per ora in misura moderata, a seguito dell’aumento dei prezzi. Dopo il periodo delle festività questa tendenza potrebbe enfatizzarsi determinando, quindi, una inversione di tendenza.
Gli elementi di maggiore preoccupazione emergono analizzando gli indici di redditività delle diverse fasi della filiera. La fase dell’allevamento, in primo luogo, dopo una lunga condizione di difficoltà, ha messo a segno un recupero. Ma che il livello di redditività sia ancora così basso nonostante i prezzi record dei suini da macello motiva le preoccupazioni degli operatori della filiera. D’altro canto, la fase della macellazione sta sicuramente soffrendo, in termini di redditività, in quanto i prezzi dei tagli, pure in aumento, non riescono a compensare il forte incremento dei prezzi dei suini da macello. Per quanto concerne la fase della stagionatura del Parma, invece, dopo un periodo di recupero importante di redditività, sembra essersi avviata una tendenza nuova caratterizzata da riduzione della redditività, dovuta principalmente ai prezzi molto elevati pagati per le cosce entrate in lavorazione più di un anno fa, quando era iniziato l’aumento dei prezzi di questo taglio. E’ evidente che nei prossimi mesi l’indice dovrà scontare gli aumenti crescenti dei prezzi dell’input principale (coscia fresca) e fronteggiare, d’altro canto, un prezzo dello stagionato che potrebbe muoversi in un terreno meno positivo.
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