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In Europa le fattorie non sono allevamenti intensivi: i dati Eurostat

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Agricoltura a conduzione familiare con dimensioni delle fattorie ridotte. A sfatare il mito della diffusione degli allevamenti intensivi in Europa sono i dati Eurostat pubblicati dalla Federazione europea tra i Produttori di Mangimi, Fefac.

Le fattorie europee offrono una grande varietà di prodotti alimentari e la loro dimensione media è abbastanza difficile da definire: quello che si sa per certo è che gli allevamenti a conduzione familiare sono sempre stati un caposaldo nell’Unione europea e che rispetto ai Paesi terzi le dimensioni delle aziende zootecniche europee rimangono relativamente ridotte.

I numeri del settore

La dimensione media degli allevamenti in Europa è inferiore a 50 ettari e ospita meno di 50 unità di bestiame. L’azienda zootecnica europea media utilizza 34 ettari di superficie agricola e ha una mandria di 47 unità di bestiame. Anche nelle regioni a vocazione zootecnica, un allevamento nei primi 10 Paesi europei utilizza 51 ettari di terreno, circa 35 campi da calcio, con circa due persone che lavorano in azienda, ospitando 79 unità di bestiame, per un valore complessivo di 138.000 euro.

Questa prima serie di statistiche di Eurostat mostra che siamo lontani dall’immagine più comunemente rappresentata che il settore zootecnico europeo sia formata da un ammasso di “allevamenti intensivi”. Anche nei Paesi produttori specializzati gli allevamenti rimangono piccoli rispetto a quelli dei Paesi terzi. Tra le aziende specializzate quelle orientate alla pastorizia sono le più grandi in termini di superficie, con circa 90 ettari, e le più piccole in termini di unità di bestiame, con una media di 61 ettari, con un capitale di esercizio inferiore a 113.000 euro.

Le aziende zootecniche produttrici di carne tendono a impiegare meno manodopera nei Paesi più produttori. Al contrario le aziende che allevano animali granivori, ovvero che si nutrono principalmente o esclusivamente di semi, impiegano la maggior parte della forza lavoro con più di due persone, possiedono i numeri più elevati di animali allevati (312 unità) e mobilitano la maggior parte del capitale, oltre 280.000 euro. Le aziende lattiero-casearie specializzate hanno le seconde mandrie per grandezza con circa 76 capi di bestiame, mobilitano il secondo capitale più alto, 231.000 euro, e hanno il secondo più alto livello di occupazione con 1,9 persone.

Le tendenze nazionali

Regno Unito, Danimarca e Francia ospitano gli allevamenti più grandi in termini di superficie, con circa 95 ettari per azienda. Polonia, Italia e Paesi Bassi hanno le aziende zootecniche più piccole, con meno di 40 ettari per azienda, con una media di appena 18 ettari in Polonia.

Le dimensioni degli allevamenti e il capitale mobilitato non hanno alcun legame diretto in Europa. Le aziende zootecniche olandesi sono tra le più piccole in base ai criteri dimensionali, ma sono tra le più grandi in termini di bestiame e capitale circolante, insieme a quelle danesi. In termini di capitali mobilitati Danimarca, Olanda e Belgio sono i primi 3 Paesi, molto davanti a Germania, Regno Unito e Francia: quindi l’intensificazione degli allevamenti intensivi non è una tendenza sistematica nella produzione zootecnica europea.

I limiti della rilevazione

Nell’Unione europea le aziende zootecniche più piccole praticano contemporaneamente sia agricoltura che allevamento: questi sistemi “ibridi” fanno parte del patrimonio culturale Ue e rendendo difficile definire con precisione la dimensione media degli allevamenti lattiero-caseari, bovini o avicoli. Il confronto tra le dimensioni dell’azienda, le risorse finanziarie, la forza lavoro o il numero di animali per azienda dovrebbe essere considerato con cautela poiché, a causa della presenza di sistemi misti, le statistiche sulle aziende agricole più piccole sono difficili da effettuare.