Legato al nostro territorio, è decisamente meno costoso rispetto ad altri ingredienti della mangimistica, ma oltre al portafoglio dell’azienda protegge anche la salute intestinale degli erbivori. A spiegarci i vantaggi dell’uso del girasole nell’alimentazione animale è Giacomo Biagi, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna.
Professor Biagi, per quale motivo il girasole è un buon ingrediente per l’alimentazione animale?
Il girasole, nelle diverse forme in cui è reperibile sul mercato, rappresenta un buon alimento per diverse categorie di animali da reddito. La farina di girasole, derivante dalla estrazione meccanica e mediante solventi dell’olio, è caratterizzata da un buon tenore proteico, in genere compreso tra il 30 ed il 40%, a seconda che i semi vengano decorticati o meno. Evidentemente, la decorticazione contribuisce a ridurre significativamente il contenuto in fibra della farina di girasole, sebbene la presenza di fibra nei prodotti derivanti dal girasole sia comunque più elevata di quella che caratterizza altre fonti proteiche, come ad esempio la soia. Inoltre, il girasole, rispetto alla soia, rappresenta un alimento maggiormente legato al nostro territorio e, a prescindere dalla provenienza, è decisamente meno costoso.
Quali sono i vantaggi nutrizionali di questa scelta?
I semi del girasole, a differenza di altre oleaginose impiegate come fonti proteiche in campo zootecnico, non contengono fattori antinutrizionali che ne rendano necessario il trattamento termico e che possano compromettere lo stato di salute o le prestazioni produttive degli animali a cui vengono somministrati. Dal punto di vista nutrizionale, e della composizione aminoacidica della proteina in particolar modo, il girasole è particolarmente ricco di aminoacidi solforati (e invece povero di lisina), per cui ben si presta ad essere associato ad alimenti poveri di tali aminoacidi. Inoltre, per il suo contenuto in fibra, la farina di girasole rappresenta un ottimo alimento per animali quali i ruminanti e i conigli, per i quali non è solo una buona fonte proteica ma anche un alimento capace di contribuire al benessere dell’apparato gastrointestinale.
Il girasole è particolarmente indicato per l’alimentazione di alcune specie?
Il girasole si presta molto bene ad essere impiegato nell’alimentazione di animali ad attitudine erbivora, come ruminanti e conigli. Nei suini, il girasole può essere impiegato senza particolari controindicazioni nelle scrofe e nei suini in fase di finissaggio; viceversa, l’alto tenore in fibra ne riduce le possibilità di impiego nei suinetti. Per lo stesso motivo, in campo avicolo, il girasole è più spesso impiegato nell’alimentazione delle galline ovaiole che in quella di broiler e tacchini. Alcuni studi sono stati condotti anche nel settore dell’acquacoltura, dove la farina di girasole decorticata potrebbe almeno parzialmente sostituire la farina di pesce, con una notevole riduzione dei costi di alimentazione. I risultati ottenuti sono incoraggianti, soprattutto in pesci, quali la tilapia e la carpa, ad attitudine non carnivora.
Ci sono risvolti positivi per la salute degli animale in un’alimentazione ricca di girasole?
L’elevato contenuto in fibra lo rende un alimento sano per tutti gli animali ad attitudine erbivora che potrebbero soffrire di turbe o di vere e proprie patologie a carico dell’apparato digerente qualora dovessero ricevere una dieta povera di fibra. Per lo stesso motivo, la farina di girasole è indicata nell’alimentazione di animali dai fabbisogni energetici moderati, come le scrofe durante la gravidanza. Tra l’altro, proprio nelle scrofe, la fibra insolubile di cui il girasole è ricco può svolgere un importante ruolo profilattico nei confronti della costipazione intestinale.
A livello di carni l’introduzione del girasole nella mangimistica porta a vantaggi qualitativi?
In linea di massima, l’impiego di semi, panelli o farine di girasole non influenza la qualità della carne dei ruminanti né in senso negativo né tantomeno in senso positivo. Lo stesso vale per quanto riguarda gli effetti del girasole sulla carne di suini o polli da carne se vengono usate farine disoleate. Viceversa, l’eventuale impiego negli animali monogastrici di semi integrali o panelli ad alto tenore lipidico di girasole potrebbe influenzare la qualità dei grassi corporei dell’animale, aumentando in essi la presenza di acido linoleico, e modificandone sia le caratteristiche organolettiche che la conservabilità (l’acido linoleico, in quanto polinsaturo, aumenta la tendenza all’irrancidimento dei grassi). Proprio perché l’olio di girasole è ricco di acido linoleico, l’impiego nell’alimentazione dei ruminanti di panelli o semi integrali di girasole può favorire l’aumento della concentrazione dei coniugati dell’acido linoleico (CLA), di cui l’acido linoleico è precursore, sia nella carne che nel latte, con possibili ricadute positive sulla salute del consumatore.
Quali sono le prospettive del girasole in ambito mangimistico e zootecnico?
Le prospettive dipendono essenzialmente dal costo del girasole rispetto alla soia e alle altre fonti proteiche maggiormente impiegate in campo zootecnico. Un vantaggio che il girasole può avere rispetto alla soia è quello di essere in genere non geneticamente modificato e dunque impiegabile nell’alimentazione degli animali allevati in modo biologico (ricordando però che, in Europa, secondo quanto previsto dal Regolamento CE . 834 del 2007, negli allevamenti biologici non sono utilizzabili le farine disoleate mediante l’impiego di solventi).
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Silvia Soligon