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Carne sintetica, secondo Fao e Oms sono 53 le potenziali fonti di pericolo per la salute

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La questione fondamentale circa la carne sintentica o, usalmente definita, carne “coltivata” in laboratori , quella più dibattuta ma probabilmente anche quella meno nota, riguarda la sicurezza alimentare: mangiare quei prodotti è considerato sicuro per la salute?

Secondo Peer Ederer di Goal Sciences, di recente intervenuto a un convegno a Bruxelles organizzato dalla Animal Task Force e dall’Associazione belga per la scienza e la tecnologia della carne, la carne coltivata non sostituirà quella “tradizionale”: in primo luogo perché ci sono ancora differenze significative nelle proprietà sensoriali, nutrizionali e strutturali e mancano importanti fasi di miglioramento della qualità nella trasformazione del muscolo in carne convenzionale. In secondo luogo perché molte funzioni sociali del bestiame e della produzione animale al di là della nutrizione potrebbero andare perdute, inclusi i servizi ecosistemici, i benefici dei sottoprodotti e i contributi ai mezzi di sussistenza.

Una possibile risposta alla domanda “fa male o no?” arriva dalla FAO, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il cibo e la nutrizione, e dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che in un’analisi congiunta, 134 pagine titolate “Food safety aspects of cell-based foods”, informano su 53 potenziali fonti di pericolo che possono portare a problemi e conseguenze negative per la salute.

Tra questi rischi, riporta la European Livestock Voice (ELV), vi sono la contaminazione con metalli pesanti, microplastiche e nanoplastiche, allergeni come additivi per migliorare il gusto e la consistenza di questi prodotti, contaminanti chimici, componenti tossici, antibiotici e prioni.

Particolare attenzione, spiega ELV, dovrebbe essere prestata al meccanismo di proliferazione cellulare e all’utilizzo di componenti biologici come fattori di crescita e ormoni di origine sierica animale o non animale per innescare e accelerare la coltivazione cellulare: queste molecole biologicamente attive potrebbero infatti interferire con il metabolismo o essere collegate allo sviluppo di alcuni tipi di cancro.