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Il Ddl contro il “cibo sintetico” sbarca in Senato

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di Mattia Bianchi, Relazioni Istituzionali  Assalzoo

Lo scorso 28 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del Ministro Lollobrigida, il disegno di legge contro il cibo sintetico denominato “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”.

Sul tema del cibo sintetico l’attenzione si è focalizzata principalmente sulla carne sintetica, o forse meglio dire carne coltivata. Si tratta di un alimento prodotto in laboratorio che deriva da un processo di coltivazione cellulare effettuato su cellule staminali prelevate da animali vivi. I lavori di questo ddl sono stati assegnati alle commissioni riunite 9^ e 10^. In occasione della giornata mondiale della sicurezza alimentare, celebratasi il 7 giugno, si sono svolte le prime  audizioni. È stata scelta appositamente questa data simbolica per lanciare un messaggio significativo sull’azione conservatrice, a tutela del Made in Italy, che vuole intraprendere e consolidare il Governo guidato da Giorgia Meloni. In particolare l’obiettivo è preservare la valenza del patrimonio agro-zootecnico-alimentare in termini sia socioeconomici sia culturali, in quanto settore strategico della Nazione. Infatti, secondo quanto reso noto nell’Annuario dell’Agricoltura italiana 2021 del Crea, basti pensate che il solo peso complessivo del comparto zootecnico sul totale della produzione agricola nazionale è del 28% (16.890 mln euro).

In Europa l’attenzione su ricerca e possibilità di commerciare cibi sintetici è particolarmente alta negli ultimi anni. Negli USA il commercio è già possibile a fronte del parere positivo espresso della Food and Drug Administration (FDA). Anche in Europa si sta intensificando sempre di più il dibattito su tale possibilità per via dei crescenti investimenti in ricerca, che in alcuni casi sono stati sovvenzionati anche dall’UE. Secondo uno studio condotto da Nomisma, il mercato della carne sintetica ha già ottenuto 1,3 miliardi di investimenti, stimando una produzione in aumento fino a 2,1 milioni di tonnellate entro il 2030.

Nonostante il business del cibo sintetico sia in costante evoluzione, ad oggi non esisterebbero studi scientifici in grado di escludere conseguenze negative sulla salute umana a fronte di un eventuale consumo. La discussione su questa tipologia di cibo, oltre ad essere associata al tema contro l’abbattimento di animali, viene spesso presentata come soluzione sostenibile per contrastare l’inquinamento ambientale. Su questo aspetto, come per quello precedente, non vi sono studi che inconfutabilmente riescano ad avvalorare tale tesi, rendendoli di conseguenza molto dibattuti.

Nel ddl in questione viene indicato che gli operatori non potranno vendere, detenere, importare, produrre, somministrare o distribuire per fini alimentari gli alimenti o mangimi ottenuti a partire da colture cellulari o tessuti di animali. Sul fronte dei controlli, invece, le autorità preposte potranno emettere sanzioni che vanno da 10 mila a 60 mila euro, oppure il 10% del fatturato annuo, ferma restando la quota massima di 150 mila euro. Inoltre, con l’accertamento della violazione, oltre alla confisca dei prodotti, le ditte non potranno accedere a finanziamenti pubblici per un periodo da uno a tre anni, fino ad arrivare alla chiusura dello stabilimento per il medesimo periodo nei casi più gravi. Nel documento non sussiste alcuna limitazione alla ricerca sul cibo sintetico. Si tratta di una decisione importante che pone fiducia nella scienza, permettendo di comprendere realmente l’impatto della tematica, agire con cautela su questioni non ancora sufficientemente chiare, tutelando al contempo la salute dell’uomo e l’intero settore agro-zootecnico-alimentare. Nella cultura italiana il cibo è sinonimo di territorio, tradizione, salute e identità, ricoprendo anche un importante ruolo di unione sociale: pertanto, come tale, deve essere protetto da tutto ciò che lo riguarda e di cui non se ne conoscono i reali impatti, sino a prova contraria.