La scienza ha in serbo per il settore agricolo un’arma importante per combattere la siccità: c’è un progetto, BOOSTER, iniziato lo scorso 1 maggio e con una durata di 48 mesi, volto a migliorare la tolleranza alla siccità del mais e del teff, cereale originario del Corno d’Africa poco conosciuto in Italia.
Coordinato dal primo ricercatore del Consiglio di Ricerca in agricoltura e analisi in Economia Agraria (CREA) Cerealicoltura e Colture Industriali Vincenzo Rossi, in collaborazione con i centri CREA di Politiche e Bioeconomia, Genomica e Bioinformatica e Zootecnia e Acquacoltura, il progetto “BOOSTER – Boosting drought tolerance in key cereals in the era of climate change” sfrutta le risorse genetiche naturali ponendosi l’obiettivo di trasferire a specie sensibili alla siccità alcune caratteristiche di altre che, invece, sono più resistenti e di sviluppare biostimolanti derivati da organismi viventi. BOOSTER è stato finanziato dal programma Horizon 2020 della Commissione Europea con 4,9 milioni di euro e con altri 1,5 milioni di euro dal governo svizzero e da KWS, una delle maggiori industrie sementiere europee.
Tramite un approccio denominato MNase-defined cistrome-Occupancy Analysis (MOA), il progetto identificherà le varianti genetiche che regolano l’espressione dei geni funzionalmente associati alla tolleranza alla siccità, acquisendo informazioni che saranno utilizzate per nuove formulazioni, derivanti da molecole estratte da alghe e da biostimolanti a base microbica, da impiegare come approccio ecologico per migliorare la resilienza dei cereali rispetto alla limitata disponibilità idrica.
Secondo un comunicato stampa del CREA, le colture scelte per il BOOSTER sono il mais, coltivato in Europa, e il teff, facilmente digeribile e adatto a diete specifiche, che vanta un’elevata somiglianza genetica con Eragrostis nindensis, pianta tollerante all’essiccazione.