Il ‘decreto rilancio’ ha introdotto un Sistema di qualità nazionale per il benessere animale, una nuova certificazione vista come elemento di un “processo di miglioramento della zootecnia italiana”, secondo l’onorevole Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e firmatario dell’emendamento al decreto legge, in sede di conversione, che ha previsto questo sistema. La nuova certificazione si inserisce in un percorso di rilancio della zootecnia nazionale che rende necessaria la definizione di un Piano strategico, come rimarcato da Gallinella in un incontro il 22 settembre a Roma con diversi attori della filiera zootecnica in rappresentanza di allevatori, produttori e trasformatori. Una filiera tuttavia parziale vista l’assenza della voce dei produttori di alimenti zootecnici – segmento essenziale da cui passa parte importante del miglioramento delle condizioni di benessere animale.
Comunicare l’impegno della filiera
L’introduzione del nuovo Sistema di Qualità nazionale – sui cui decreti attuativi il Mipaaf è al lavoro, come ricordato dal suo sottosegretario Giuseppe L’Abbate, presente all’incontro – permetterà di definire requisiti di salute e benessere animale superiori a quelli previsti. Standard che possano assicurare una produzione zootecnica di maggiore qualità e rafforzare la sostenibilità della filiera. L’adesione al sistema sarà volontaria, così come volontaria è quella al sistema di qualità già esistente istituito ai sensi del regolamento Ue n. 1305 del 2013. I prodotti certificati saranno contrassegnati da un marchio, uno strumento che “potrà dare una spinta all’intero comparto” secondo il presidente di Copagri, Franco Verrascina.
Ma il valore del marchio dovrà essere colto dai consumatori. Perciò sarà importante comunicare con efficacia la sua presenza perché possa trasmettere quei valori che i consumatori ritengono importanti, dalla sicurezza alimentare alla sostenibilità. Questi aspetti sono stati richiamati da molti interlocutori presenti. Oltre allo stesso Verrascina (“il marchio Sqn è tanto forte quanto forte è il suo valore percepito dai consumatori) anche il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ne ha parlato: “Oggi l’agricoltura e la zootecnia italiane sono le più sostenibili a livello europeo. Per valorizzare il prodotto italiano bisogna individuare un budget per una corretta comunicazione”. Troppo spesso il settore è stato demonizzato con il “rischio di penalizzazione” nel contesto europeo, ha detto Prandini.
La zootecnia italiana ha già adottato pratiche sostenibili, come ha ricordato Daniele Riposati, vicesegretario di Uniceb: “È necessario che quello che è stato fatto fino a oggi sul benessere animale sia ripreso e non abbandonato”. Un richiamo al patrimonio di esperienze accumulato dal settore è stato fatto da Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, che ha ricordato il proprio disciplinare che regolamenta gli aspetti di benessere animale e che ha permesso di godere di alcuni vantaggi in termini di competitività e produzione (“il settore avicolo produce oltre il 107% del fabbisogno nazionale”, ha sottolineato Forlini).
Gli allevatori italiani hanno trovato anche una sponda sulla distribuzione organizzata per comunicare quanto realizzato nella filiera, secondo Giorgio Mercuri, presidente di Aci-Alleanza cooperative italiane. Soprattutto le filiere a denominazione hanno saputo comunicare quanto fatto in materia di benessere animale e per questo “diciamo di non buttare via ciò che le aziende hanno già fatto. Siamo all’avanguardia e dobbiamo comunicarlo”, ha detto.
Far fronte a nuovi costi
La sostenibilità non può tuttavia essere declinata solo sul fronte ambientale ma anche su quello economico. Essere sostenibili ha un costo. L’avvertenza è stata sottolineata da più parti, da Verrascina (“chiediamo un giusto reddito per le aziende”) a Forlini a François Tomei, direttore generale di Assocarni (“è opportuno trovare delle risorse per sostenere questo slancio. Siamo favorevoli a creare uno strumento attraverso il Sqn che ha il pregio di avere dignità a livello europeo e apre alla possibilità di avere dei finanziamenti”). Questi maggiori costi potrebbero trasferirsi sui prezzi finali, pertanto è bene comunicare ai consumatori il valore di scelte che riducono la capacità di spesa ma che “danno un contributo al benessere animale e all’ambiente”, secondo Dino Scanavino, presidente di Cia.
L’attenzione alla qualità, al benessere animale e alla sostenibilità salda questo discorso a quello del nuovo quadro europeo in materia agricola, dal Green Deal al Farm to Fork. “Diventa arduo e interessante la sfida di coniugare il Sqn con Farm to Fork e riforma della Pac”, ha detto il vicepresidente di Confagricoltura, Matteo Lasagna. Il rischio da scongiurare è che si perda competitività sul mercato se si dovesse affrontare questa sfida in termini di restrizioni, dal momento che la strategia europea per la sostenibilità del sistema alimentare “stringe le maglie della produzione zootecnica italiana se dovessimo applicarla tout court”, ha proseguito.
La nuova certificazione è dunque un’occasione importante per tutto il settore anche perché può qualificarsi come come tratto distintivo proprio a fronte del quadro europeo e quindi come tassello di una fase di ripresa della zootecnia italiana.
Assica, non presente all’incontro, ha inviato un messaggio in cui manifesta apprezzamento per la certificazione.
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