Un punto a favore delle aziende italiane che vantano dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione. I tempi dei pagamenti per le transazioni commerciali tra privati e p.a. violano le norme europee. Lo scorso 28 gennaio la Corte di Giustizia europea ha dichiarato lo Stato inadempiente per aver disatteso le disposizioni della direttiva 2011/7 che prevede l’erogazione dei pagamenti in 30 o 60 giorni di calendario.
La sentenza arriva a più di cinque anni da quando la questione fu portata all’attenzione della Commissione europea. Dopo le segnalazioni da parte degli operatori economici e delle associazioni di operatori, nel 2014 la Commissione inviò una lettera di messa in mora all’Italia alla luce degli inadempimenti degli obblighi definiti nella direttiva. Questa era stata emanata per tutelare le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, che devono subire gli effetti dei ritardi di pagamento da parte della p.a. (costi per cercare nuove fonti di finanziamento e pregiudizio agli investimenti). Nel 2012, con il decreto legislativo n. 192, il Parlamento italiano aveva recepito la direttiva europea.
Nel 2017, nel confronto con la Commissione, l’Italia aveva indicato che i tempi medi di pagamento delle pubbliche amministrazioni erano stati di 51 giorni per il 2016 (in particolare, tra gli altri, 44 giorni per le amministrazioni statali e 67 giorni per il servizio sanitario nazionale, il cui termine di pagamento è 60 giorni).
Rischio procedura d’infrazione
Dopo il ricorso della Commissione il caso è arrivato davanti ai giudici del Lussemburgo che hanno redarguito l’Italia. “Non assicurando che le sue pubbliche amministrazioni rispettino effettivamente i termini di pagamento stabiliti all’articolo 4, paragrafi 3 e 4, della direttiva 2011/7, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di tali disposizioni”, si legge nella sentenza. I giudici, pur riconoscendo un miglioramento dei tempi di pagamento, hanno comunque respinto le argomentazioni degli avvocati di Stato.
Con la sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue la questione è tornata all’attenzione del Parlamento. Il giorno successivo alla decisione dei giudici europei, è stata presentata un’interrogazione a prima firma Baldelli (Forza Italia) rivolta al ministro dell’Economia. I firmatari chiedono al Governo cosa intenda fare per “superare le criticità riscontrate in relazione ai ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni ed evitare una procedura d’infrazione europea che graverebbe su famiglie, professionisti e imprese”.
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