di Rita Redaelli e Gianfranco Mazzinelli, CREA- Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, via Stezzano 24, 24126 Bergamo
La sperimentazione agronomica nazionale degli ibridi da trinciato coordinata dal CREA – Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo – mette a disposizione degli agricoltori e degli operatori del settore i risultati relativi alla performance produttiva e alla qualità nutrizionale degli ibridi destinati al settore zootecnico presenti nel mercato italiano.
La rete di prove comprende ogni anno quattro-cinque località nel nord Italia, nelle regioni di Lombardia e Veneto, con circa una ventina di ibridi di classe FAO 600 o 700. Oltre alla produzione, (q s.s.), vengono valutate le componenti chimiche del trinciato (proteine, lipidi, amido e le frazioni della fibra NDF, ADF e ADL, % s.s.), che contribuiscono a determinarne la qualità nutrizionale mediante il calcolo delle unità foraggere latte (UFL, espresse su q s.s.).
L’analisi di questi componenti viene realizzata mediante spettroscopia nel vicino infrarosso (Near Infrared Spectroscopy, NIRS), con uno strumento che acquisisce gli spettri di riflettanza nel range 680 – 2.600 nm (Fig. 1) e che predice la composizione chimica del trinciato utilizzando curve di calibrazione specifiche, aggiornate annualmente con analisi chimiche realizzate da un laboratorio certificato.
Nella gestione della razione alimentare delle bovine sono parametri fondamentali le componenti della fibra in quanto, dal rapporto tra le varie frazioni e in particolare dalla percentuale di NDF, dipende l’assunzione di sostanza secca da parte dell’animale e la velocità di utilizzo metabolico. Importanti sono i rapporti tra le frazioni della fibra: un trinciato con un buon contenuto di NDF è indispensabile per mantenere la funzionalità ruminale e massimizzare la produttività, mentre un eccesso di NDF limita l’ingestione di cibo (feed intake) a causa del “riempimento” fisico nel rumine. A bassi contenuti di lignina e ADF corrisponde un elevato apporto di emicellulosa, vale a dire zuccheri facilmente degradabili dai batteri ruminali; al contrario, un elevato contenuto in lignina rappresenta un elemento negativo, poiché questo componente non viene utilizzato a fini energetici dagli animali e può impedire la degradazione di cellulosa ed emicellulosa, diminuendo la digeribilità dell’alimento (Alfieri et al., 2019).
Un altro parametro interessante è la digeribilità della frazione NDF (NDFD), che indica la percentuale di NDF che scompare a seguito di fermentazione microbica in un dato intervallo di tempo. Per la composizione della razione di bovine da latte a elevata produzione, che necessitano di alimenti con fibra rapidamente digeribile, è di interesse il valore di digeribilità su tempi brevi, per esempio NDFD a 12-24 ore. Solitamente si osservano campioni di silomais con valori di NDFD a 12 ore che variano tra il 26 e il 29%, e valori a 24 ore compresi tra il 38 e il 48%; dopo 48 ore la percentuale di NDF_D raggiunge un plateau, assestandosi intorno al 60% (Redaelli et al. 2014).
Per valutare le variazioni nella composizione chimica degli ibridi in prova, sono stati presi in considerazione i dati delle sperimentazioni realizzate tra il 2020 e il 2023 (Mazzinelli et al. 2021, 2022, 2023, 2024). Poiché il turnover degli ibridi di mais proposti sul mercato è molto veloce, solo sei ibridi, due di classe FAO 600 e quattro di classe FAO 700, sono comuni alla sperimentazione di questi quattro anni (Tab. 1).
In Tab. 2 sono riportati i valori di resa e composizione chimica dei sei ibridi per ogni anno. L’analisi della varianza (ANOVA), realizzata usando i dati dei sei ibridi nelle località comuni ai quattro anni, ha evidenziato differenze significative (p≤0,01) tra gli ibridi per tutti i parametri chimici tranne i lipidi, e una significatività p≤0,05 per l’interazione tra ibrido e località di prova (dati non riportati). Nel 2021 sono stati osservati i valori più elevati di NDF e ADF (49,7% e 27,7% s.s.). Le due frazioni della fibra sono legate ovviamente da una correlazione positiva e significativa (r = 0,94, p≤ 0,01) e hanno una correlazione negativa con la percentuale di amido (r = -0,87 e -0,79, rispettivamente, p≤0,01). Il 2022 è stato caratterizzato dal valore medio più elevato di resa (274,6 q/ha s.s.), nonostante le condizioni meteorologiche dell’annata siano state tutt’altro che favorevoli per la coltura (Mazzinelli et al., 2023), e dal valore medio più alto di UFL (99,0/ q s.s.), quest’ultimo dato legato probabilmente alle buone percentuali di NDF_D e amido, rispettivamente del 28,5% e 29,6% s.s.
I dati di produzione e composizione chimica degli ibridi in prova nelle sperimentazioni dal 2020 al 2023 sono stati usati per un’analisi delle componenti principali (Principal Component Analysis, PCA), che permette di illustrare graficamente la distribuzione della variabilità osservata nei campioni in analisi. Il diagramma della PCA è riportato in Fig. 2. Le due componenti principali spiegano rispettivamente il 42,1% e il 32,4% della variabilità totale. I campioni degli ibridi coltivati nel 2023 si collocano in posizione nettamente separata da quelli degli altri tre anni, nel quadrante del grafico caratterizzato da bassi valori di resa e proteine, e da alti valori di amido e NDF_D. I punti corrispondenti ai campioni degli altri anni, invece, risultano molto vicini tra loro; in particolare, quelli degli anni 2020 e 2021 sono sovrapponibili. Le lettere indicano la posizione dei sei ibridi comuni ai quattro anni, mettendo bene in evidenza come da una stagione agronomica all’altra possa modificarsi in modo sensibile la composizione chimica del silomais.
La mancanza di stabilità nelle caratteristiche chimiche e nutrizionali degli ibridi è già stata osservata in precedenti lavori, mettendo a volte in evidenza differenze molto marcate (Alfieri et al. 2016, 2018). Il confronto presentato in questi lavori, pur riguardando solo un numero ridotto di ibridi rispetto a quelli coinvolti nelle prove, conferma quindi questo aspetto, che non è trascurabile nel determinare la scelta del materiale da utilizzare per le razioni zootecniche.
D’altra parte, visto che non è possibile prevedere l’andamento meteorologico stagionale, risulta difficile immaginare che la coltura possa rispondere a stimoli ambientali inusuali mantenendo inalterate le caratteristiche che ne determinano la qualità. Oltre all’andamento climatico, vanno poi a influenzare il risultato della caratterizzazione nutrizionale altri fattori: le caratteristiche pedologiche delle località in cui vengono allestite le prove e le modalità di coltivazione, di campionamento e di preparazione del campione che viene consegnato per le analisi.
In quest’ottica, la sperimentazione agronomica ripetuta negli anni risulta quindi uno strumento importante per aiutare la scelta dell’ibrido da coltivare.
Ringraziamenti: gli autori desiderano ringraziare Gian Fausto Bigoni, Andrea Bossi, Mirko Carrara, Nadia Lazzaroni, Stefania Mascheroni e Luca Nonna, colleghi di CREA-CI, per aver contribuito all’ottenimento dei risultati elaborati in questo articolo mediante l’attività in campo e in laboratorio.
Bibliografia
Alfieri M., Mascheroni S., Mazzinelli G., Redaelli R. 2016. Performance qualitativa di ibridi da trinciato nel triennio 2013-2015. Mangimi & Alimenti VIII (1): 31-34.
Alfieri M., Mascheroni S., Mazzinelli G., Redaelli R. 2018. 2013- 2017: Sperimentazione agronomica nazionale degli ibridi da trinciato. Mangimi & Alimenti X (3): 20-23.
Alfieri M., Balconi C., Redaelli R., Battilani P. 2019. Mais: come produrre trinciato di qualità.
Mazzinelli G., Redaelli R., Valoti P., Mascheroni S., Bossi A., Carrara M., Pirotta G. 2021. Mais, ibridi classe 600 e 700 per trinciato integrale. L’informatore Agrario, LXXVII 3: 46-51.
Mazzinelli G., Redaelli R., Lazzaroni N., Mascheroni S., Bossi A., Carrara M. 2022. Ibridi di classe 600 e 700 per trinciato integrale. L’Informatore Agrario, LXXVIII 3: 48-52.
Mazzinelli G., Redaelli R., Torri A., Locatelli S., Lazzaroni N., Bossi A., Carrara M., Mascheroni S. 2023. Ibridi di classe 600 e 700 per trinciato integrale. L’informatore Agrario, LXXIX 2: 52-55.
Mazzinelli G., Redaelli R., Nonna L., Lazzaroni N., Bossi A., Carrara M., Mascheroni S., Bigoni G.F. 2024. Ibridi di classe 600 e 700 per trinciato integrale. L’Informatore Agrario, LXXX 3: 66-70.
Redaelli R., Mascheroni S., Alfieri M., Mazzinelli G. 2014. Qualità nutrizionale degli ibridi di mais per trinciato integrale. Mangimi & Alimenti VI (1): 23-25.