di Giulio Gavino Usai, Responsabile Economico Assalzoo
La questione mais è essenziale per il futuro di larga parte dell’agroalimentare italiano. L’intera filiera della Feed Economy (circa 130 miliardi in termini di fatturato) dipende per una parte importante dalla coltura di questo cereale, indispensabile per l’alimentazione degli animali da cui provengono latte, carni, uova, pesce e tutti i loro prodotti derivati.
Purtroppo la crescita continua delle importazioni di granella di mais a causa di un inesorabile calo della produzione interna non promette nulla di buono in termini di prospettive di crescita, garanzia dei prodotti di eccellenza e avanzamento sul piano della sovranità alimentare.
Il recente rinnovo dell’Accordo Quadro per granturco da granella di filiera italiana certificata rappresenta un primo strumento importante che va nella direzione di tutelare la produzione maidicola nazionale e va colto come una buona notizia. Assalzoo da anni si sta muovendo in questa direzione, promuovendo già nel 2018 un MOU (Memorandum Of Understanding), sottoscritto con una larga parte della filiera, per lavorare insieme per la promozione della produzione maidicola italiana destinata all’alimentazione zootecnica. Proprio questo primo documento ha portato nel 2020 alla prima edizione dell’Accordo quadro mais, che è stato sottoscritto da tutti i principali attori del mondo della maiscoltura, che vanno dalle sementi alla produzione agricola primaria, dallo stoccaggio alla mangimistica, fino alla produzione alimentare a marchio di origine tutelata. Il rinnovo di questo Accordo raggiunto nel 2024, che in queste settimane sta avendo tanta eco, è la conferma di un successo strategico per il settore e un riconoscimento per la nostra Associazione che ha sempre creduto e sostenuto che un approccio dialogico e di coinvolgimento dei rappresentanti della filiera sia una condizione essenziale per il bene di tutti.
C’è però da fare molto di più. L’Accordo quadro è infatti il frutto di uno sforzo privatistico della filiera che ha cercato di trovare una forma di autoregolamentazione e soprattutto di attenzione e stimolo verso una produzione cerealicola fondamentale che sta vivendo una crisi senza precedenti nel nostro Paese. Tuttavia non possiamo fare a meno del coinvolgimento diretto anche delle Istituzioni. Il Ministro dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e il Sottosegretario, Patrizio La Pietra, stanno svolgendo un grande lavoro in ottica di promozione dell’agroalimentare italiano, con particolare attenzione alle questioni della sovranità e della sicurezza alimentare. In tal senso c’è stato anche un importante interessamento alle tematiche relative alle materie prime agricole e all’indotto che ne deriva.
Ma è proprio cogliendo questa sensibilità e questa consapevolezza rispetto al tema della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, così come della promozione delle produzioni Made in Italy, sia a garanzia dei consumi interni, sia della capacità di aumentare la nostra propensione all’export, che è necessario un confronto diretto tra la filiera e le Istituzioni, per trovare insieme soluzioni, ormai urgenti e non più rinviabili, per riportare la produzione di mais nazionale a livelli di autosufficienza: quell’autosufficienza che il nostro Paese aveva fino a circa 20 anni fa e che è ora scesa pericolosamente addirittura al di sotto della soglia del 50%.
La filiera ha dato finora dimostrazione di saper dialogare e cercare soluzioni ma è necessario anche trovare una sintesi a livello politico. Un primo passo può essere sicuramente la convocazione urgente del “Tavolo tecnico maidicolo” recentemente rinnovato presso il MASAF, che rappresenta il punto di incontro tra la filiera e i decisori politici ed è un’occasione per mantenere aperto un luogo di confronto permanente a beneficio di una coltura che troppo spesso si dimentica essere la coltivazione cerealicola italiana più importante, non solo in termini quantitativi, ma in quanto capace di sviluppare anche un indotto straordinario. Parliamo di un cereale di cui in Italia si impiegano ogni anno oltre 11 milioni di tonnellate, di cui quasi 9 milioni di tonnellate, per un valore di circa 2 miliardi di euro, sono destinate all’alimentazione animale e che attraverso la mangimistica hanno un effetto moltiplicatore straordinario, in grado di sviluppare un valore complessivo di circa 130 miliardi di euro al netto della distribuzione al consumatore finale e di tutto il mondo della ristorazione.
Il mais italiano è quindi una risorsa indispensabile e non possiamo permetterci di perdere altro terreno. Occorre lavorare subito per investire nel rilancio di una coltura e di una materia prima che rappresentano una leva formidabile per tutto il settore agro-zootecnico-alimentare italiano.