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L’agricoltura rigenerativa e il ruolo del mais

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di Amedeo Reyneri, Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari, Università di Torino

L’attualità dell’agricoltura rigenerativa – Nel grande quadro dell’evoluzione dei sistemi agro-alimentari i fatti degli ultimi anni hanno impresso un significativo cambiamento di rotta.  Ci si riferisce alle crisi che si sono succedute a partire da quella pandemica, passando per quella delle materie prime e infine per quelle geopolitiche. Tutte queste hanno riportato l’attenzione sul ruolo strategico delle produzioni agricole di base, ovvero sulle commodities. Infatti la globalizzazione “facile” e “felice” che aveva accompagnato gran parte del trentennio che si era aperto con la fine della guerra fredda è ora ancora viva e attuale, ma è caratterizzata da una inattesa fragilità per la precarietà della rete logistica. Questa infatti è stata minacciata ripetutamente dalle crisi citate e in particolare dalle difficoltà di navigare prima lungo le rotte del Mar Morto e ora dai rischi di transitare lungo lo stretto di Bab el Mandeb per l’accesso al Canale di Suez. Tutto ciò rende nuovamente attuale la necessità di ragionare in termini di approvvigionamento alimentare e di riconsiderare quanto questo dipenda dalla disponibilità interna e sicura delle principali commodities e, tra queste, soprattutto dei cereali.

Un altro elemento di crisi si sovrappone e pesa sul quadro appena tracciato: questo è rappresentato dal cambiamento climatico in atto che negli ultimi anni ha accentuato le sue manifestazioni con andamenti meteorologici in gran parte avversi alle produzioni agricole.  Pertanto, è diventata più urgente la necessità di adattarsi alle nuove condizioni e di mitigare all’origine le cause, attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra e l’aumento del sequestro di carbonio atmosferico nel suolo.

Nella storia antica e più recente i modelli agricoli sono sempre stati orientati per rispondere alle crisi e alle esigenze che di epoca in epoca si sono manifestate con maggiore urgenza. Proprio in risposta alle emergenze causate dalle  crisi complesse e dalle nuove condizioni ambientali si è sempre più vigorosamente proposta l’Agricoltura rigenerativa. Questa è un’espressione aggiornata di un’agricoltura integrata che riprende l’approccio olistico dell’agricoltura biologica, senza introdurre limiti a priori all’adozione di innovazioni tecnologiche nel settore della nutrizione (fertilizzanti, biostimolanti di sintesi) e della difesa (prodotti fitosanitari di sintesi) o di tecniche di miglioramento genetico (OGM, TEA ecc.), incorporando gli obiettivi della carbon farming ma in una visione più vicina alle esigenze espresse dalla società e dal mercato. Deve il suo nome dall’attenzione verso il suolo, risorsa primaria dell’agricoltura, ponendo in atto tutti gli interventi possibili per rigenerarne la vita e la fertilità, con l’intento di trasferire tale rigenerazione a tutto il sistema agro-alimentare. L’attualità di questo metodo di produzione risiede nel combinare l’attenzione all’agro-ecosistema e nel contempo nell’operare le azioni volte a potenziare la sostanza organica nel suolo, vista nella duplice funzione di aumentare la fertilità e contribuire al sequestro del carbonio.

Per attuare l’agricoltura rigenerativa si mettono in atto 6 principi cardine (Figura 1): capire il contesto essendo l’agricoltura rigenerativa un metodo adattativo, ovvero che non può prescindere dal contesto ambientale e agro-tecnico; minimizzare il disturbo del suolo, adottando tecniche che rispettino questa risorsa quali le lavorazioni ridotte e la riduzione del calpestio e del compattamento; sostenere la biodiversità del suolo soprattutto attraverso la valorizzazione delle fonti di sostanza organica quali i residui e i reflui di origine zootecnica; ridurre l’impronta carbonica con colture di alta efficienza produttiva rispetto all’impiego dei fattori di produzione ad alta emissione (lavorazione del suolo e apporto di concimi di sintesi); proteggere il suolo con le colture per periodi lunghi al fine di proteggerlo dai processi erosivi, ossidativi e per stimolare la vita microbica mantenendo l’attività delle radici il più a lungo possibile con opportuni avvicendamenti; infine, integrare maggiormente gli allevamenti nel contesto di una gestione territoriale delle coltivazioni, riducendo quanto più possibile il ricorso ai concimi minerali di sintesi.

Da questo quadro emerge chiaramente che il sistema foraggero–zootecnico, soprattutto quello intensivo, può svolgere  un ruolo chiave per l’affermazione dell’agricoltura rigenerativa. A tale riguardo il mais sia per la produzione di granella o pastone, sia per trinciato, gioca un ruolo essenziale.

Il ruolo del mais -Il mais per la sua superiore produttività, anche doppia rispetto a quello dei cereali vernini e di oltre tre volte superiore rispetto alla soia o ad altre oleaginose, è in grado di presentare ridotte emissioni per unità di prodotto durante il ciclo produttivo (Figura 2).

Nel caso del mais da granella o da pastone la preponderante presenza negli avvicendamenti comporta sensibili vantaggi nel sostenere la sostanza organica nel suolo in relazione al maggiore incorporamento di C organico con i residui colturali (Figura 3). Oltretutto, in accordo con i principi dell’Agricoltura rigenerativa, il bilancio carbonico e l’incorporazione nel suolo di sostanza organica possono essere ulteriormente migliorati con l’introduzione di una coltura di copertura (cover crop) intercalare (Figura 3). In questo contesto, l’introduzione di cover crops presenta quindi numerosi vantaggi: potenzia la cattura di carbonio in forma organica; contribuisce alla rigenerazione della fertilità del suolo proteggendolo; sostiene la biodiversità e l’attività delle radici più a lungo. Inoltre, la presenza di una cover crop consente l’adozione di un avvicendamento stretto anche nelle aziende maidicole senza allevamento in quanto tale avvicendamento risponde ai vincoli posti dalla condizionalità rafforzata espressa dall’obbligo di rotazione (BCAA 7).

Nel caso del mais da trinciato integrale, il suo ruolo nel quadro dell’Agricoltura rigenerativa appare ancora centrale sia quando è presente in coltura principale, sia in coltura intercalare dopo un cereale vernino o un erbaio primaverile. In questo caso l’ulteriore valorizzazione agronomica dipende soprattutto dall’uso più accorto ed efficiente dei reflui necessari per compensare gli ingenti asporti dovuti dalla raccolta della parte epigea della pianta.