La pubblicazione è una guida pratica per le autorità competenti, i medici veterinari e gli operatori di settore, contenente indicazioni utili a ridurre l’uso non appropriato degli antimicrobici e promuovere un approccio prudente all’utilizzo di questi farmaci, nell’ottica di contrasto del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Uso non responsabile che rappresenta un rischio concreto per la salute animale, per gli allevatori ed è responsabile sia della riduzione delle produzioni che dell’inefficienza degli allevamenti.
La resistenza agli antimicrobici è un fenomeno naturale biologico di adattamento di alcuni microrganismi che acquisiscono la capacità di sopravvivere o di crescere in presenza di un agente antimicrobico. Il fenomeno può riguardare tutti i tipi di farmaci antimicrobici, ma in Italia il problema al momento di maggiore impatto è rappresentato dalla resistenza agli antibiotici, categoria di medicinali più venduta e utilizzata nel settore veterinario.
Elaborate dalla Sezione per la Farmacosorveglianza sui medicinali veterinari del Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale del ministero della Salute, queste linee guida fanno parte della strategia nazionale per il contenimento dell’antimicrobico-resistenza prevista dal Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-2020 e saranno seguite da altre linee guida specifiche dedicate alle diverse specie zootecniche e agli animali da compagnia.
Contengono una rappresentazione schematica dell’impiego degli antibiotici, in accordo con i principi connessi ad un uso prudente e responsabile degli antimicrobici, in considerazione della loro classificazione, dello scopo e della via di somministrazione. Danno complessivamente delle indicazioni generali, che sono poi “da valutare e personalizzare per ciascun allevamento”.
Le più diffuse forme patologiche che affliggono l’allevamento intensivo generalmente sono polifattoriali. È quindi chiaro, sottolinea il ministero, come un approccio integrato al fenomeno dell’antimicrobico-resistenza giochi un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie e possa portare alla riduzione dell’utilizzo degli antimicrobici. Occorre, dunque, promuovere il rispetto delle condizioni di sanità e benessere degli animali, la corretta gestione dei mangimi, la messa in atto di idonee misure di biosicurezza e di igiene, attraverso programmi di eradicazione e monitoraggio delle malattie infettive e di appropriate campagne di vaccinazione degli animali.
Per quanto riguarda poi in particolare l’operatore del settore mangimi, le linee guida sottolineano come la corretta gestione dell’alimento rappresenti un punto fondamentale nella prevenzione delle infezioni, soprattutto a livello enterico. Una dieta bilanciata ed integrata con additivi adeguati permette il corretto funzionamento del tratto gastro-intestinale, riduce le infiammazioni e, quindi, i fenomeni diarroici. Igiene dei mangimi, corretta produzione e distribuzione, razioni alimentari bilanciate studiate secondo l’età degli animali cui vengono somministrate, contribuiscono in maniera considerevole a controllare o prevenire il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza. Particolare attenzione va dedicata alla produzione, etichettatura, stoccaggio e distribuzione dei mangimi medicati per ridurre al minimo le contaminazioni crociate e garantire un uso appropriato e responsabile di questi prodotti.
Vengono poi valutate le alternative “più interessanti” all’uso di antibiotici. Si tratta – spiega il documento – di sostanze simili a quelle proposte in medicina umana che, essendo utilizzate anche per gli animali da reddito, devono rispondere, tra gli altri, a stringenti requisiti di sicurezza per la salute dei consumatori. Si tratta di molecole con meccanismi d’azione molto diversi e complessi in grado di agire per la loro attività attericida/batteriostatica, di dare effetti positivi sul microbiota intestinale e di stimolare il sistema immunitario. Fra le sostanze più interessanti vengono citati: gli acidificanti, i probiotici, i prebiotici, i simbiotici, i fagi o la lisina fagica purificata, gli enzimi, gli estratti di piante e di alghe, gli olii essenziali, gli immunomodulatori, i peptidi, gli acidi grassi a catena corta e media e l’ozono, che “pur avendo un’efficacia alquanto variabile e talvolta ben lontani dall’entrare in uso su larga scala commerciale, possono rappresentare uno dei supporti che, se applicati associati alle altre strategie, possono aiutare a ridurre l’utilizzo di antimicrobici”.
Anche la vaccinazione può fornire un valido supporto nella prevenzione delle malattie. Nella pubblicazione viene presentato il primo studio condotto sulla strategia vaccinale in alternativa all’uso di antibiotici per la prevenzione di malattie di origine batterica.
Animali in condizioni di benessere hanno meno bisogno di antibiotici e “la stretta osservanza dei principi contenuti nelle linee guida può massimizzare il numero di animali sani, riducendo al minimo la necessità di ricorrere all’impiego di antimicrobici”. Il documento si conclude affermando che ogni attore della filiera deve intervenire attivamente per quanto di competenza per controllare e ridurre lo sviluppo dell’antimicrobico-resistenza.
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Alessandra Vallisneri