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Silvio Ferrari: “Mangimistica, un settore resiliente che guarda al futuro. Preoccupa la dipendenza dall’importazione di materie prime”

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di Redazione

Nel corso dell’Assemblea annuale Assalzoo, tenutasi il 29 maggio a Brescia, il Presidente Silvio Ferrari ha tracciato un bilancio dell’attività dell’associazione nel 2023, ha focalizzato l’attenzione sulle sfide che è chiamata ad affrontare la mangimistica italiana e ha evidenziato alcuni degli elementi di forza di un settore industriale che rappresenta un elemento chiave dell’intera filiera agrozootecnica. Di seguito vengono riportati gli elementi salienti del discorso del Presidente Assalzoo.

Il contesto geopolitico

Viviamo ormai da due anni gli effetti destabilizzanti di due guerre in corso, alle porte dell’Unione Europea, da cui deriva una situazione geopolitica difficile che pone interrogativi e incertezze non solo dal punto di vista del sentimento generale di sicurezza, ma anche per i suoi inevitabili risvolti sotto il profilo economico, sociale e delle forti ricadute su tutti i mercati. Siamo tornati a rivivere le incertezze e le difficoltà causate dagli effetti di una inflazione di cui avevamo quasi perso memoria, che ha toccato valori a due cifre e che fatica a rientrare, pur con segnali incoraggianti in questi ultimi mesi. Assistiamo agli effetti sempre più impattanti del cambiamento climatico che impongono un’attenzione crescente sulle conseguenze che determinano sulle produzioni agricole non solo nazionali ma nel contesto mondiale, che ci costringe a guardare con sempre maggiore attenzione soprattutto a quei Paesi nostri principali fornitori da cui dipendiamo per oltre il 60% del nostro fabbisogno di materie prime, oltre che per l’energia. Dai risultati delle elezioni europee aspettiamo di conoscere quale sarà l’orientamento del nuovo Parlamento Europeo sulla politica estera, su quella economica, sulle politiche ambientali, sulla politica agricola, sui sostegni alle produzioni, sulla sostenibilità e così via. Scelte che saranno determinanti per il futuro a breve/medio termine dell’Unione Europea di domani.

Il contesto agro-zootecnico-alimentare e la Feed Economy

È di tutta evidenza che nell’ambito agro-zootecnico-alimentare il ruolo della mangimistica appare assolutamente centrale e indispensabile. Ed è fondamentale che tutti ne siano consapevoli, non solo noi mangimisti, ma i politici, il Governo, le Istituzioni, fino ai nostri partner di filiera. Per questa ragione a partire dallo scorso anno, e sarà d’ora in poi un appuntamento annuale, abbiamo voluto avviare con Nomisma uno studio specifico denominato Feed Economy, il cui “Primo Rapporto” è stato presentato nell’ottobre 2023. 

Uno studio che vuole mettere in evidenza proprio il ruolo centrale della mangimistica all’interno dell’agroalimentare del nostro Paese e che, partendo dall’acquisto di materie prime vegetali, passando poi per gli allevatori, e proseguendo per la lavorazione dei prodotti di origine animale che ne derivano, dà vita a una filiera produttiva che – senza contare la distribuzione e l’Horeca – è capace di sviluppare in complesso un valore di quasi 130 miliardi di euro. Parliamo di una filiera che conta oltre 900mila imprese, milioni di occupati e da cui deriva una importante fetta del Pil nazionale.

Le sfide per il settore mangimistico 

Materie prime – Si tratta di un aspetto importante perché incide in modo diretto sulla nostra attività di approvvigionamento, per la quale siamo costretti a guardare con sempre maggiore attenzione al mercato estero. A destare particolare preoccupazione è soprattutto il mais, coltura relativamente alla quale in circa venti anni il nostro Paese ha avuto un crollo di oltre il 50% della propria capacità produttiva. Nonostante il mais rappresenti la materia prima strategica e indispensabile per l’alimentazione mangimistica, per la quale oltretutto non vi sono a oggi alternative valide, in Italia siamo passati dall’autosufficienza dei primi anni del 2000 ad importarne oggi una quota variabile tra i 6,5 e i 7 milioni di tonnellate.  Un dato che dovrebbe preoccupare se si considera che il consumo annuo complessivo di mais in Italia sfiora le 12 milioni di tonnellate, di cui circa 9 milioni di tonnellate destinate all’alimentazione animale. E di queste, oltre 6,5 milioni di tonnellate sono impiegate direttamente dal nostro settore di industria per la produzione di mangimi composti. Ma non solo il mais. Criticità riguardano anche gli altri cereali foraggeri: per il grano tenero a uso zootecnico dobbiamo importare quasi il 100% dei nostri consumi, visto che in Italia non si produce grano tenero foraggero, e per l’orzo dobbiamo importarne almeno il 40% per uso mangimistico. Per le proteine vegetali la dipendenza è ancora più forte: per la soia e la relativa farina siamo costretti a importare una quota tra l’80% e l’85%, e per il girasole quasi il 90% di quello che consumiamo arriva dall’estero. Nel complesso la nostra dipendenza dalle importazioni di materie prime vegetali è ormai costantemente superiore al 60% del nostro fabbisogno. Senza contare lo smantellamento della produzione nazionale ed europea anche per altre importanti materie prime, come i cosiddetti “micro-ingredienti”, vitamine e additivi in modo particolare, dei quali ormai siamo costretti ad importare oltre il 90%, soprattutto dalla Cina.

Tra gli strumenti per provare ad affrontare questa situazione non si può prescindere da un convinto potenziamento della ricerca scientifica, pubblica e privata, per favorire un processo di innovazione a tutti i livelli: sotto il profilo strutturale; implementando pratiche agronomiche più efficienti; aprendo allo sviluppo e all’applicazione nel campo della genetica che, come con le TEA, può dare un importate contributo per favorire quella ripresa produttiva necessaria a tutto il sistema agroalimentare italiano. Ma anche noi imprese dobbiamo metterci in gioco, cercando di fare squadra insieme agli altri partner di filiera ed aprendo anche ai ”contratti di filiera”.  Ed è in questa direzione che deve essere inteso lo sforzo compiuto da Assalzoo che è riuscita a mettere intorno a un tavolo la filiera maidicola nazionale e far sottoscrivere l’Accordo quadro per granturco da granella di “filiera italiana certificata”. Uno strumento che, voglio ricordare, è a disposizione di tutti i mangimisti associati e che sta alle nostre aziende applicare in modo proficuo sul campo. 

Deforestazione – Collegato alla tematica degli approvvigionamenti, a destare una preoccupazione notevole è la prossima applicazione del Regolamento UE n. 2023/1115 – al momento prevista per il 30 dicembre 2024 – che fissa una serie di adempimenti molto onerosi per la messa a disposizione sul territorio comunitario di prodotti che non siano associati alla deforestazione e al degrado forestale. Una normativa che, al di là dei principi da tutti noi condivisi per combattere il fenomeno della deforestazione a livello mondiale, impone tuttavia a carico di importatori, commercianti, utilizzatori, di doversi assicurare, documentandolo in modo appropriato, che alcuni prodotti – soia, bovini, olio di palma e loro derivati – che vengono immessi sul mercato non provengano da territori deforestati dopo l’anno 2020. La norma si applica tanto ai prodotti importati da Paesi terzi che a quelli di provenienza da Stati dell’UE o che siano stati coltivati in Italia. Ed è una norma non solo estremamente complessa nella sua applicazione ma che impone agli operatori un’ attività di accertamento obiettivamente molto onerosa e già difficile da applicare in Paesi come quelli della UE tecnologicamente più avanzati, ma che se riferita a Paesi in via di sviluppo in cui alle carenze tecnologiche spesso si aggiunge anche una situazione politica interna instabile e dove è difficile poter avere informazioni così puntuali e attendibili, appare davvero preoccupante realizzare. Assalzoo, insieme a tutta la filiera alimentare, ha già avanzato a livello istituzionale forti dubbi sull’applicabilità pratica di una tale normativa, dubbi che diventano ancora più grandi se si considerano i notevoli ritardi della Commissione UE nel mettere a disposizione degli operatori la prevista piattaforma per la verifica ed il riscontro delle informazioni.

Gli accordi 

Grana Padano In un contesto generalmente difficile abbiamo posto le basi per un’ importante collaborazione con il Consorzio del Formaggio Grana Padano grazie all’avvio dei lavori per la costituzione dell’Albo dei fornitori di foraggi e di mangimi del Grana Padano. Un progetto che vede riconosciuto il ruolo di Assalzoo e dell’industria mangimistica e che rappresenterà la base per lo sviluppo dell’alimentazione animale in una delle principali DOP zootecniche. Sono attualmente in discussioni le modifiche finali del regolamento per poterle presentare ai mangimisti interessati a far parte dell’Albo.

Lavoro e CCNL Anche nel nostro settore di industria, seguendo una dinamica nazionale di crescita dell’occupazione, registriamo con orgoglio un aumento della forza lavoro impiegata nelle nostre aziende. Un segnale incoraggiante che si lega alla continua valorizzazione della forza lavoro da parte del settore e al rinnovo del contratto.  Nel 2023, infatti, dopo un lungo e serrato confronto con i sindacati nazionali, abbiamo firmato un primo accordo contrattuale, poi seguito all’inizio del 2024 dal rinnovo del CCNL alimentare cui abbiamo dato la nostra adesione congiunta con Italmopa e Assocarni – che rappresentano rispettivamente l’industria Molitoria e l’industria delle Carni – con le quali abbiamo costituito insieme una nuova Federazione delle industrie di prima trasformazione denominata Federprima; una Federazione nata dal lavoro congiunto delle presidenze di Assalzoo, Assocarni e Italmopa allo scopo di dare una rappresentanza più specifica alle esigenze del settore della prima trasformazione e che ha visto un lavoro sinergico anche con Confindustria, allo scopo finale di mettere a sistema le risorse delle Associazioni che ne fanno parte. Il rinnovo del CCNL che vede firmataria anche la nostra Associazione per il tramite di Federprima rappresenta un segnale importante, con il riconoscimento anche da parte dei sindacati della specificità del settore della prima trasformazione, che va guardato con favore, anche perché ha permesso un giusto adeguamento salariale ai lavoratori che sono la forza delle nostre aziende.