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Rischi climatici per la biomassa ittica: nuove proiezioni dalla FAO

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Un recente rapporto della Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite (FAO) evidenzia potenziali rischi climatici per la biomassa ittica sfruttabile in quasi tutte le regioni oceaniche del mondo, inclusi i principali paesi produttori e quelli con alta dipendenza dagli alimenti acquatici. Il rapporto, intitolato Climate change risks to marine ecosystems and fisheries: Projections to 2100 e prodotto nell’ambito del progetto FishMIP, è stato presentato durante la 36ª sessione del Comitato per la Pesca (COFI36). FishMIP, lanciato ufficialmente nel 2013, fornisce conoscenze per supportare la pianificazione efficace dei settori della pesca sotto cambiamenti climatici. Nel 2024, FishMIP2.0 è stato istituito per aumentare l’affidabilità delle proiezioni modellistiche e rispondere a un più ampio set di domande politiche rilevanti per la sicurezza alimentare e la gestione delle risorse marine.

Le proiezioni globali mostrano un calo della biomassa ittica superiore al 10% entro metà secolo, particolarmente sotto lo scenario di alte emissioni, ed entro la fine del secolo, con un riscaldamento globale previsto tra 3 e 4°C, il calo peggiorerà superando il 30% in 48 paesi e territori. Al contrario, con lo scenario di basse emissioni, che prevede un riscaldamento di 1,5-2°C, i cambiamenti si stabilizzano tra nessuna variazione e una diminuzione del 10% o meno in 178 paesi e territori. Peru e Cina, tra i maggiori produttori di pesce, entro fine secolo vedranno un calo rispettivamente del 37,3% e del 30,9% delle loro Zone Economiche Esclusive nello scenario ad alte emissioni, ma la situazione è prevista più stabile nello scenario a basse emissioni.

Il rapporto segue la recente pubblicazione del The State of World Fisheries and Aquaculture (SOFIA), che ha mostrato una produzione mondiale di pesca e acquacoltura record di 223,2 milioni di tonnellate nel 2022.

Manuel Barange, Assistente Direttore Generale della FAO e Direttore della Divisione Pesca e Acquacoltura, ha sottolineato l’importanza di comprendere gli impatti potenziali del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini per progettare programmi di adattamento efficaci: “Ridurre le emissioni diminuisce significativamente le perdite di biomassa entro la fine del secolo per quasi tutti i paesi e territori” ha detto Barange.

Abbassare le emissioni ha benefici marcati, specialmente per gli Stati insulari del Pacifico, dove il rischio ecologico e socioeconomico è massimo: tra gli Stati delle Isole del Pacifico, il 68-90% delle perdite estreme di fine secolo previste sotto alte emissioni sono evitate nello scenario a basse emissioni. Il rapporto suggerisce che per raggiungere la visione della FAO di una “Blue Transformation” più resiliente e sostenibile, la ricerca futura di FishMIP dovrà considerare anche altri usi oceanici e costieri oltre alla pesca, per ottenere una visione più olistica della gestione delle risorse marine.