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G7 dell’Agricoltura, Lollobrigida: “Agroalimentare italiano riferimento a livello mondiale”

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di Miriam Cesta, redazione

Piano Mattei, approvazione del decreto Agricoltura, iniziative per sostenere l’innovazione nel settore delle coltivazioni: diverse sono le azioni messe in campo dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, spiega a Mangimi&Alimenti il ministro Francesco Lollobrigida, per potenziare il sistema agroalimentare italiano. Che a settembre sarà protagonista a Siracusa del G7 dell’Agricoltura e della Pesca.  

A fine settembre in Sicilia si tiene il G7 dell’Agricoltura. Quali sono gli obiettivi che si pone questo importante evento rispetto alle questioni agroalimentari internazionali?

Abbiamo scelto Siracusa, e in particolare l’Isola di Ortigia, luogo della tradizione, della scoperta, della cultura per il G7 dell’Agricoltura e della Pesca. Sarà un importante momento di confronto perché, oltre al G7 tradizionale, nei tre giorni consuetudinari del gruppo dei sette avremo il supporto e l’apporto, oltre che delle organizzazioni internazionali, anche di nove Paesi africani, per sviluppare ancora meglio una strategia di sicurezza alimentare per colmare le differenze anche alimentari tra i diversi Stati del pianeta.

Il nostro obiettivo è duplice: incardinare un piano strategico e puntare a obiettivi precisi in merito alle sementi e alla formazione dei giovani, che rappresentano il futuro del nostro pianeta. 

Inoltre abbiamo voluto far precedere al G7 una grande esposizione del sistema agricolo e agroalimentare, della durata di 3 giorni, che vedrà la partecipazione delle Regioni, delle grandi imprese, della qualità nostrana. Sarà una vetrina del sistema Italia che auspichiamo essere guida per una politica di sicurezza alimentare che non sia “cibo per tutti”, ma “buon cibo per tutti”. 

Il Governo Meloni, lavorando in sinergia, vuole proporre la propria visione strategica per riuscire non solo ad affrontare le contingenze, ma a programmare azioni che cambino in positivo il futuro del nostro pianeta.

Il Governo sta portando avanti il Piano Mattei, che vede l’Italia giocare un ruolo significativo nelle relazioni tra Europa e Africa. Che ruolo ha l’agricoltura nel rendere il più possibile efficace la realizzazione di questo progetto?

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel G7 in Puglia ha riportato al centro ancora una volta l’agricoltura e la protezione dell’ambiente nell’ambito dello sviluppo del Piano Mattei che ci mette in condizione di considerare l’Africa un Continente con più risorse, con una popolazione particolarmente giovane che deve essere sostenuta e aiutata per uno sviluppo che garantisca autosufficienza alimentare e ricchezza attraverso la valorizzazione dei propri prodotti. Sulla base di tecnologie e di formazione le Nazioni più sviluppate e democratiche devono offrire una partnership che non sia né caritatevole né predatoria, e permetta di trattare con l’Africa in pari condizioni rispetto a come l’Europa tratta con le altre Nazioni.

L’Italia ha fatto scuola con il Piano Mattei per l’Africa, che stiamo progressivamente implementando con sinergie strutturate e attività di raccordo con le altre iniziative in campo sullo stesso obiettivo.

I primi di luglio abbiamo firmato con l’Algeria un atto formale, l’Accordo di Bonifiche Ferraresi con il Fondo Nazionale d’Investimento algerino, primo segno tangibile dell’impegno italiano in Africa nel quadro del Piano Mattei, che mette in condizione una grande impresa italiana come Bonifiche Ferraresi Spa di creare e consolidare una partnership forte tra due nazioni attraverso un elemento che tende alla sicurezza alimentare mediante la produzione, la formazione e il valore dei prodotti che verranno realizzati. Si tratta di un investimento che garantisce autosufficienza alimentare, qualità dei prodotti e difesa dell’ambiente, perché gli agricoltori sono i primi ambientalisti del pianeta. Il progetto, avviato con la sottoscrizione dell’accordo tra il Ministero algerino dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale e Bonifiche Ferraresi, prevede la coltivazione di cereali e legumi essiccati e, più in generale, di produzione di generi alimentari di derivazione agricola attraverso la costituzione di una joint venture tra la Spa Bonifiche Ferraresi e il Fondo Nazionale d’Investimento algerino. La superficie complessiva interessata dal progetto sarà di circa 36 mila ettari (tra Adrar e Timimoun, nel centro del Paese), da utilizzarsi sia per le produzioni agricole di cereali e legumi secchi che per la realizzazione di fabbricati da destinare alla loro lavorazione, inclusi dodici silos per lo stoccaggio dei prodotti agricoli (per una capacità complessiva di 62 mila tonnellate).

Rispetto al tema della sovranità alimentare, l’Italia si trova in una condizione di persistente deficit produttivo. Quali azioni il Governo vuole mettere in campo per permettere all’agricoltura italiana di produrre di più?

Dobbiamo partire dal concetto che l’Italia non è e non sarà mai una Nazione della quantità ma della qualità. Siamo geograficamente e culturalmente distanti da quegli Stati che hanno investito in grandi produzioni agricole. Non possediamo grandi estensioni, tanto da essere diventati abili a produrre dove altri non erano riusciti, come ad esempio nelle “culture eroiche”, ma nonostante le dimensioni del nostro territorio siamo all’avanguardia nel sistema della produzione agricola e della trasformazione di prodotti di eccellenza. Stiamo introducendo numerose iniziative volte a sostenere l’innovazione in agricoltura, fondamentale per uno sviluppo sostenibile della produzione che sia prima di tutto attenta all’aspetto economico e sociale.

La questione della mancanza di produzione di mais affligge l’intera filiera zootecnica italiana. Quali sono i piani del Ministero per rilanciare definitivamente la produzione maidicola?

Il Ministero ha istituito il Fondo per la sovranità alimentare, con risorse iniziali pari a 100 milioni di euro, con l’obiettivo specifico di fornire un concreto supporto anche alla filiera zootecnica nazionale e rispondere così all’insufficiente fabbisogno di mais, determinato dalla progressiva riduzione delle superfici. L’idea è quella di integrare gli investimenti strategici sulle colture maidicole, con un aiuto a ettaro per gli agricoltori che aumentano le superfici coltivate e sottoscrivono contratti di filiera di durata triennale con risorse pari a 8 milioni di euro (400 euro per ettaro). Con il Decreto Agricoltura approvato dal Parlamento l’11 luglio scorso il Fondo sovranità alimentare è stato integrato di ulteriori 21 milioni di euro anche a titolo di contributo per gli interessi passivi a sostegno della liquidità. 

Grazie al Governo Meloni e all’azione di revisione della politica agricola comune abbiamo sostenuto il processo di semplificazione degli aiuti UE già a partire dal 2024 con un provvedimento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per rendere immediatamente operative le modifiche intervenute a Bruxelles. Il decreto prevede la deroga all’obbligo di rotazione delle colture, l’abolizione del 4% di terreni lasciati a riposo e lo stop ai controlli per le aziende con dimensioni inferiori a 10 ettari. 

In sede di conversione del Decreto Agricoltura abbiamo previsto una nuova modalità operativa del registro telematico dei cereali (Granaio Italia) che mira a monitorare e a quantificare l’offerta di mais nazionale ed estero sul mercato italiano. 

Non dimentichiamo, infine, il costante supporto allo sviluppo tecnologico del settore grazie alle risorse del “Fondo Innovazione” e della misura PNRR “meccanizzazione agricola”, nonché il sostegno alla sperimentazione genetica con l’obiettivo di ridurre i costi, aumentare le rese e migliorare la resistenza agli effetti del cambiamento climatico. 

Per migliorare la sicurezza alimentare e migliorare la produttività un ruolo importante è dato dalla ricerca scientifica. A questo proposito le Tea – le tecniche di evoluzione assistita – sono uno strumento promettente. Ci sono possibilità che l’Italia possa licenziare una legislazione favorevole in tal senso? Qual è la posizione del Ministero? 

L’attenzione riservata alla modernizzazione del sistema agroalimentare è un punto cardine dell’agenda politica del Governo Meloni. L’innovazione è la componente fondamentale di questo processo di sviluppo che ha trovato concreto riscontro nell’emendamento al DL Siccità sulle tecniche di evoluzione assistita – Tea, con primo firmatario del provvedimento, il Senatore Luca De Carlo.

L’approvazione dell’emendamento ha posto l’Italia all’avanguardia nel panorama europeo, consentendo per la prima volta la sperimentazione in campo aperto di organismi prodotti con tecniche di editing genomico che permettono di ottenere piante più resistenti alle malattie e più adatte ad affrontare anche gli effetti del cambiamento climatico. L’obiettivo è favorire lo sviluppo della ricerca genetica e ottenere più efficacemente varietà migliorate e colture più resistenti a stress ambientali, in luogo di incroci e selezioni naturali che richiedono tempi più lunghi e minore precisione, e senza alterazione alcuna della qualità di prodotto.

A differenza degli organismi geneticamente modificati (Ogm) le mutazioni ottenute con tali tecniche risultano equivalenti a mutazioni che possono avvenire spontaneamente (incroci e tecniche di mutagenesi convenzionali). Le Tea sono, infatti, tecniche di miglioramento genetico non-OGM che inducono cambiamenti del genoma in modo mirato senza inserire Dna estraneo. L’intenzione del Governo Meloni è quella di continuare a investire nell’innovazione e nella sperimentazione sul campo, per questo nel DL Agricoltura abbiamo previsto la proroga di un anno della sperimentazione in campo delle produzioni ottenute tramite le Tea, e testare in campo prodotti con migliorate caratteristiche nutrizionali e qualitative. Sarà determinante la discussione sul fronte europeo in merito al nuovo regolamento su queste colture.