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Stati Uniti, proposto un nuovo modo per finanziare la ricerca agroalimentare

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Associare gli incentivi a breve termine ai progetti a lungo termine, come la ricerca. È l’idea proposta negli Stati Uniti per ottimizzare la ricerca agroalimentare finanziata dal settore pubblico. Da alcuni anni i produttori e gli agricoltori stanno investendo sempre di meno in questo settore preferendo una forma di assistenza a breve termine. Il nuovo paradigma è stato proposto da Carl Zuluaf, professore emerito di economia ambientale, agricola e dello sviluppo della Ohio State University, su Farmdoc Daily, una pubblicazione scientifica della University of Illinois a Urbana-Champaign. 

Negli Stati Uniti la ricerca sostenuta con soldi pubblici – ricorda il professore – , sebbene sia considerata una priorità e abbia anche un certo ritorno economico (tra il 20% e il 60%), da oltre un decennio è in flessione. A differenza di altri Stati, tra cui la Cina, che stanno incrementando il sostegno alla ricerca agroalimentare, negli Usa i fondi sono in declino (dal 2005, dati corretti in base all’inflazione). Un motivo potrebbe essere il crescente peso del mercato privato che sostiene la ricerca in agricoltura, grazie all’estensione dei diritti di proprietà intellettuale alle innovazioni biologiche e alla redditività dell’intero comparto: dal 2003 il finanziamento privato è infatti quasi raddoppiato. 

Molti produttori e agricoltori puntano più a ottimizzare il profitto a breve termine e meno a perseguire potenziali benefici futuri. Ecco che una soluzione potrebbe essere allineare meglio gli incentivi di breve e lungo periodo. Ed è quanto propone il docente della Ohio University: una percentuale della spesa per qualsiasi capitolo previsto dalla Farm Bill (la legge sull’agricoltura) dovrebbe andare a finanziare la ricerca relativa a quel capitolo.

 

Foto: Pixabay

redazione