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La sfida proteica dell’Unione Europea: tra produzione interna e importazioni

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foto pixabay

La Commissione Europea ha reso noto di aver pubblicato una serie di schede informative che offrono una panoramica completa sul mercato delle proteine vegetali nell’UE, affrontando temi come offerta, domanda e interventi della PAC. Il settore delle colture seminative dell’UE ha fornito, nel periodo 2023-24, 64 milioni di tonnellate di proteine grezze, principalmente derivanti da foraggi e cereali, mentre i legumi secchi ne rappresentano solo 1,1 milioni, un volume che non soddisfa pienamente le esigenze interne di alimenti, mangimi e prodotti industriali, costringendo l’UE a importare ben 19 milioni di tonnellate di proteine vegetali, soprattutto di soia e farina di soia.

Con la Dichiarazione di Versailles, il Consiglio Europeo ha sottolineato l’urgenza di rafforzare la produzione di proteine vegetali a livello comunitario e tramite le schede informative la Commissione prova a supplire a tali carenze.

La prima scheda evidenzia che i foraggi rappresentano la principale fonte proteica di origine UE, mentre la colza è la pianta più ricca di proteine coltivata localmente. Tuttavia, l’uso di proteine importate rimane fondamentale, specialmente per i mangimi destinati agli allevamenti.

La Politica Agricola Comune (PAC) svolge un ruolo centrale per ridurre la dipendenza dalle importazioni, incentivando colture leguminose attraverso aiuti accoppiati e schemi eco-sostenibili. Quasi tutti gli Stati membri hanno pianificato interventi per promuovere l’inclusione di colture proteiche nei sistemi colturali, apprezzando i benefici ambientali che ne derivano.

Un ulteriore elemento strategico è l’innovazione. Dal 2015, l’UE ha investito 644 milioni di euro in 125 progetti di ricerca, attraverso Horizon 2020 e Horizon Europe, per sviluppare sistemi agricoli più competitivi e sostenibili. Questi progetti mirano a migliorare l’uso delle proteine nel settore zootecnico e a incentivare colture alternative. In parallelo, il Centro Comune di Ricerca europeo sta studiando sinergie e compromessi per una transizione verso un sistema proteico più sostenibile, in cui la resilienza produttiva possa gradualmente sostituire la dipendenza dall’importazione.