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Economia Circolare, dalla Commissione Europea alla pratica. Armonizzazione di applicazioni per la sicurezza alimentare, gli aggiornamenti

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Pubblicazione delle Linee Guida sull’Economia Circolare
Il 2 dicembre, come preannunciato, la Commissione Europea ha pubblicato un nuovo pacchetto di misure per promuovere la transizione dell’Europa verso un’economia circolare che aumenterà la competitività globale, sosterrà la crescita economica e genererà nuova occupazione.
Si tratta di linee guida indicanti la necessità di usare le risorse a nostra disposizione in modo più intelligente e sostenibile; sostenibile sia a livello ambientale che economico, minimizzando la generazione di rifiuti e valorizzando il più possibile le risorse.
In particolare, in riferimento alla lotta contro lo spreco alimentare, mantenendo ferma e imprescindibile, la sicurezza, la Commissione adotterà misure per chiarire la legislazione relativa ai rifiuti, agli alimenti e ai mangimi; tutto ciò anche per facilitare la ridistribuzione di alimenti sicuri e commestibili a chi ne ha bisogno e, quando sicuro, il riutilizzo degli ex-prodotti alimentari nella produzione di mangimi.

L’attuale situazione legislativa Italiana
Nonostante ci sia ancora molta confusione tra “i non addetti ai lavori”, l’applicazione di una direttiva europea implica un recepimento a livello nazionale; ogni nazione ha recepito la direttiva in modo differente e questo ha portato ad una diversa applicazione tra i vari paesi europei.
In Italia la situazione legislativa di riferimento è chiara e ben definita: l’industria alimentare o la GDO che ha prodotto o è in possesso di ex-prodotti alimentari di cui conosce le ragioni per cui non possano più essere destinati per consumo umano (ad es: errori di packaging, di formulazione, di cottura, ect..) ma consapevole della salubrità dei prodotti se impiegati come materie prime per mangimi, decide che tali prodotti possono essere idonei come materie prime per mangimi e ne dispone la vendita; diventando a tutti gli effetti una materia prima per mangimi, gli ex-prodotti alimentari dovranno rispettare tutti i requisiti di legge previsti dalla normativa vigente sui mangimi.
I vantaggi di quest’applicazione dei principi dell’economia circolare sono:
per l’industria alimentare e la GDO la riduzione dello spreco alimentare; destinando un ex-alimento alla catena dei mangimi con la conseguente riduzione di costi e impatto ambientale.
per l’industria mangimistica avere a disposizione materie prime ad elevato contenuto nutritivo (amidi cotti, zuccheri, grassi superiori a un cereale tradizionale), e allo stesso tempo poter produrre mangimi più sostenibili

Nel caso invece, in cui il produttore o detentore dell’ex-prodotto alimentare decida di disfarsene come rifiuto, essendo a conoscenza di eventuali fattori che ne compromettano l’idoneità se impiegati come mangimi, tale rifiuto (non essendo più garantite tracciabilità e sicurezza) non potrà più tornare indietro nella catena alimentare né umana né zootecnica; in questo modo la filiera è preservata da potenziali rischi igienico-sanitari.

La situazione legislativa in altri paesi europei oggi
Diversamente dall’Italia, in alcuni paesi Europei, attualmente, non viene applicata la stessa procedura e pertanto vengono venduti ex-prodotti alimentari “come rifiuti per mangimi”.
In realtà gli ex-prodotti alimentari di origine animale o che contengono almeno un ingrediente di origine animale come (ES: contenenti latte, uova, miele, o loro derivati ect..) destinati alla catena dei mangimi erano già stati esclusi dall’ambito della Dir. 98/2008/CE tramite il Reg. Ce 1069/09 . Risulta invece ancora mancante un chiarimento per quanto concerne gli ex-prodotti alimentari di origine vegetale; per fare un esempio, un biscotto contenente come ingredienti uova o latte come detto in precedenza è già escluso dall’ambito (tramite Reg. 1069/09), mentre un biscotto completamente vegetale senza latte o uova o miele in alcuni paesi Europei, potrebbe essere ceduto come rifiuto e potrebbe comunque essere destinato alla produzione di mangimi.
Ma cosa comporta questa applicazione? Se un’industria alimentare o la GDO cedono un rifiuto, non sono tenuti a tenere tracciabilità o garantire sicurezza alimentare diversamente accade se vendono a tutti gli effetti una materia prima per mangimi.

La proposta legislativa della Commissione Europea
Sin dalle Linee guida, la Commissione intendeva assicurare che gli ex-prodotti alimentari (ad esempio biscotti rotti o pane raffermo), non possano essere considerati “rifiuti” in nessun luogo in Europa se destinati come materie prime per la produzione di mangimi per la zootecnia
Per questo motivo, e per assicurare un’applicazione armonizzata della normativa e garantire la massima sicurezza di alimenti e mangimi a tutti i livelli della filiera in ogni paese europeo, la Commissione, con la proposta di emendamento alla Direttiva sui rifiuti 98/2008/CE, propone di escludere in modo inequivocabile dall’ambito di applicazione della norma anche gli ex-prodotti alimentari di origine vegetale quando destinati alla produzione di mangimi.
Tale proposta di modifica dell’attuale Direttiva, dovrebbe essere discussa a Luglio 2016.
EFFPA (associazione europea dei trasformatori di ex-prodotti alimentari), FEFAC (associazione europea delle industrie mangimistiche) insieme con altre importanti associazioni del mondo alimentare condividono e credono nella necessità che questa proposta legislativa venga accolta in modo da garantire la sicurezza alimentare su tutta la filiera e promuovere l’impiego di ex-prodotti alimentari nella mangimistica come soluzione sostenibile e virtuosa.

 

Valentina Massa